Canada, 26 giugno 2010
Tara e Brian sono stati dimessi il giorno seguente all'incidente. Lui con una gamba rotta, lei solo con lievi escoriazioni.
Sono tornati a casa, o meglio, nel nostro appartamento vicino al campus.
In convalescenza, posticipando di un mese la vacanza, ma comunque sia insieme.
Invece io ho trascorso un'intera settimana in ospedale. Da solo.Nonostante i miei esami fossero perfetti e non avessi neanche un osso fuori posto, ad eccezione della piccola slogatura al polso e l'occhio gonfio, mio padre ha pagato perchè restassi qualche giorno in più.
Lui dice per precauzione, io credo per necessità. Sapermi chiuso tra quattro pareti bianche e persone con il camice, gli ha permesso di dormire sonni tranquilli e, soprattutto, di organizzarmi fin nei minimi dettagli la partenza!
Ho dovuto dire addio al caldo della Florida, alla fratellanza di Brian e Tara, e lasciare che un aereo di non so neanche quale compagnia mi portasse fino in Canada, nello stato di Alberta.
Ho passato ore ad arrabbiarmi, cercare di piangere senza neanche riuscirci, per arrivare a uno stato di apatia e rassegnazione.
Non ho avuto scelta.
Il cinema è tutto per me, e pur di continuare a studiare alla Tisch sarei partito anche per il Polo Nord, se fosse stato necessario!"Signori e Signore, stiamo atterrando all'aeroporto di Calgary! Assicuratevi che le cinture siano saldamente allacciate! "
L'hostess di volo mi passa accanto, controllando che la mia sicurezza sia fissata.
L'aereo scende di quota, fino a toccare la pista di atterraggio.
La signora che ha russato al mio fianco fino a un secondo prima, mi fa un cenno di saluto, che trovo decisamente noioso e insignificante.
Decido di non ricambiare.
Mi stiro braccia e gambe e finalmente esco.Un piccolo pullman conduce tutti i passeggeri alla sala generale.
E' affollatissima.
Recupero il trolley dal nastro.
Non è molto pesante. Spero che mia madre ci abbia messo tutto l'occorrente per il tempo della mia permanenza.Inizio a guardarmi intorno alla ricerca del signor Cox.
Non l'ho mai visto in tutta la mia vita, se escludiamo il giorno che sono nato e quello del mio battesimo, e stento a capire chi sia dalla semplice descrizione fatta da mio padre: un tipo di media statura, capelli biondi, portamento fiero, sicuramente in giacca e cravatta.Nella sala ci sono migliaia di tipi che potrebbero essere lui. E' come cercare un ago in un pagliaio.
Lascio scorrere il fiume di amici, parenti e conoscenti che si riversa sugli individui appena arrivati e mi trascino al punto di ristoro.
Cinque ore di volo sono una buona scusa per fare colazione.La tipa dietro al banco mi serve un paio di muffin integrali e un bicchiere di caffè lungo.
Il calore del liquido scuro mi scalda lo stomaco. E' decisamente quello che mi ci vuole!"Ehi! Dylan?"
Mi volto, socchiudendo gli occhi alla visione dell'uomo di fronte.
"Dylan Prince, giusto?"
Annuisco.
"Piacere, Bill Cox!" mi allunga una mano.
Continuo a studiare il tipo che ho davanti.
I capelli non sono biondi, ma quasi del tutto bianchi, non ha un paio di occhiali e non ha neanche una giacca. E' solo di media statura."Sei davvero diventato un uomo!"
Ricambio la sua stretta. Non mi piacciono le frasi di circostanza, però apprezzo la sua presa, forte e decisa. Mi piace quando qualcuno ti stringe la mano con fermezza, significa che ha una discreta personalità.
"In effetti l'ultima volta che ti ho visto hai fatto pipì in faccia al parroco mentre ti stava battezzando, a quanto pare ne è passato di tempo!"
Non mi sforzo di sorridere.
Il signor Cox emette un paio di colpi di tosse, riacquisendo tutta la sua serietà e mi afferra la valigia, "Coraggio, ti porto a casa, sarai sicuramente stanco per il viaggio!"
Lo seguo in silenzio.
Non sono stanco solo per il viaggio, ma per la vita intera.
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L'AMORE NON ESISTE
ChickLit[COMPLETA] IN TUTTE LE LIBRERIE. VINCITORE di Concorsiamo 2k17 terza classificata sezione romantici. Dylan Prince e Iris Sanders sono due poli opposti, ma paralleli. Lui è uno studente della NYU, che vive per un unico sogno: quello di sfondare co...