Canada, 1-2 luglio 2010
Varco il grande cancello, allontanandomi da casa Sanders.
Abbandono il tubero che ho tra le mani a un lato della strada. Non sarà una patata a risolvere il dolore alla testa.
Per quello ho io in mente un rimedio molto più efficace!
Percorro la strada a ritroso, fino a raggiungere le vie del centro. Entro nel supermarket, dritto all'area degli alcolici.
Le bottiglie sono disposte sullo scaffale una di fianco all'altra in modo alquanto invitante.
Scelgo quella contenente whisky e cannella. Sembra essere una specialità del posto.
La cassiera non reclama un documento, si limita a battere meccanicamente il prodotto e chiedermi i relativi dollari.
Non aspetto di arrivare alla dependance.
Mi fermo a metà percorso, nascondendomi dietro al muro di una abitazione fatiscente, e porto la bottiglia alle labbra.
Incollare la bocca al vetro è la sensazione più bella degli ultimi giorni.
E' come un salto nel tempo.
Di nuovo a New York, nel mio appartamento, nel mio guscio di sicurezze.
Il liquido mi scende in gola.
E' caldo e ha un retrogusto decisamente dolce.
Potrei quasi ricredermi sul Canada.
A quanto pare, in questo paese, qualcosa di buono esiste.
Rimango quasi un'ora seduto a terra.
La nuca contro i vecchi mattoni e le scarpe di pelle sull'erba incolta.
Bevo alcool e cerco di ritrovare me stesso.
Bevo alcool e fingo che tutto vada bene.
Bevo alcool e, semplicemente, provo a smettere di pensare.
***
Sono le dieci e mezza della sera.
Dovrei dormire, domani mi aspetta un altro risveglio da incubo.
Mi giro e rigiro nel letto, senza riuscire a prendere sonno.
Cerco sotto al materasso la bottiglia di whisky. Ne do alcuni sorsi, sperando di tranquillizzarmi.
In realtà sembra che l'alcool provochi l'effetto contrario, agitandomi ancora di più.
O forse è solo colpa delle tracce di cannella presenti all'interno.
In testa mi frullano pensieri di ogni tipo. Ricordi dell'incidente in auto, mescolati a immagini più nuove e reali.
Gli occhi di Iris, il suo sorriso sincero e spregiudicato. La sua voce.
Il suo modo di muoversi e parlare.
Non ho mai pensato così tanto a una ragazza e non ne capisco affatto il motivo.
La semplicità di Iris è qualcosa di sconvolgente, qualcosa di irreale, paragonato alla gravità della sua malattia.
Se fossi al suo posto sarei arrabbiato con i miei genitori, con la vita, con il mondo intero. Invece lei è serena.
Adora il padre e non odia la madre per averla abbandonata.
Iris sembra vivere come qualsiasi altro individuo sulla faccia della terra, anzi in modo molto più autentico e reale.
Lei sembra vivere e basta, senza chiedere niente in cambio.
Il solco che il liquore canadese lascia, pian piano riempie le mie lacune, placando ansia e inutili domande sul senso del mondo. Purtroppo lo fa solo in parte.
Non riesce a distrarmi da Iris.
E' come un pensiero fisso nel pieno della notte.
Un martello pneumatico al lavoro.
Iris è un imprevisto. Fastidio e curiosità.
E' psicosi.
Nascondo la bottiglia ormai vuota di nuovo sotto al materasso.
Scosto le coperte e scivolo giù dal letto.
Indosso i jeans sopra i pantaloni del pigiama. Cerco un golf e una giacca più pesante all'interno della valigia. Nonostante la stagione estiva, il vento e l'aria alle pendici delle montagne sono piuttosto freschi a quest'ora.
Esco dalla dependance cercando di non fare nessun tipo di rumore.
Le strade, illuminate dalla fioca luce dei lampioni, sono deserte.
Mi manca la Grande Mela.
Mi mancano le insegne al neon e le paninoteche aperte tutta la notte.
Il via vai di gente, la frenesia, i taxi e i clacson che non smettono di suonare.
Mi manca il caos.
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L'AMORE NON ESISTE
أدب نسائي[COMPLETA] IN TUTTE LE LIBRERIE. VINCITORE di Concorsiamo 2k17 terza classificata sezione romantici. Dylan Prince e Iris Sanders sono due poli opposti, ma paralleli. Lui è uno studente della NYU, che vive per un unico sogno: quello di sfondare co...
