LVI Iris: ALL THE SMALL THINGS

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Canada, 12 luglio 2010

La domenica mattina Steve mi porta a pescare.
Saliamo sull'auto del dottor Cox e procediamo verso il lago di Moraine.
Questa volta non ci allontaniamo molto. Decidiamo di rimanere comunque nei pressi di Banff.

La temperatura è più alta del solito.
Il termometro del cruscotto raggiunge i ventisei gradi. È il primo giorno di vero caldo estivo e per l'occasione ho messo i miei jeans corti preferiti.

Quando arriviamo a destinazione ci sono molti turisti sulla costa. Intere famiglie che scattano foto e ammirano il paesaggio mozzafiato.
C'è pace, calma e serenità ed è ciò di cui, in questo momento, ho più bisogno.

Le acque azzurre creano sorprendenti effetti luminosi, rispecchiando le dieci montagne che circondano il bacino. Per alcuni tratti il lago mi sembra addirittura blu come l'oceano.

Seguo Steve su un sentiero delimitato dai larici. In poco tempo ci addentriamo nel bosco e camminiamo fino ad una piccola aia isolata.

Steve posa il suo cestino con il materiale per la pesca, stende una coperta e inizia a predisporre la canna e le esche.

Lo guardo trafficare in silenzio.
Sono giorni che sono così taciturna.
In realtà da quando ho scoperto quello che Dylan ha fatto alle mie spalle. Da allora qualcosa è cambiato in me.
Mi sento scarica, esattamente come una batteria prossima all'esaurimento.

La mia testa non riesce ad allontanarsi più di tanto da quel fatto. I pensieri si arrovellano, si intrecciano, si mischiano. Sembrano tanti pensieri disconnessi, ma in realtà portano tutti quanti a un unico fine: Dylan.

Sono arrabbiata, enormemente ferita da lui, ma allo stesso tempo mi chiedo cosa starà facendo in questo momento.
Il mio cuore è diviso e anche la mia anima.

Steve è l'unica persona ignara alla vicenda. L'unico che può capire il mio stato d'animo. Tutti sapevano. Pedro, mio padre, addirittura il dottor Cox. Tutti tranne la diretta interessata. E questa è la cosa che mi fa stare più male.

Steve si posiziona su uno dei massi che sporgono sul lago. Mi sorride e lancia la canna.

Guardo l'esca bucare l'acqua e generare tanti cerchi concentrici. Mi stendo sulla coperta. Resto ad osservare il mio amico e respiro l'aria buona che ci circonda per non so quanto.

A volte vorrei che il tempo passasse così veloce da non lasciare neanche il segno altre volte, invece, vorrei fermarlo e chiuderlo dentro a un pugno, per poterlo rilanciare indietro quando ne sento il bisogno.

Alcune nubi coprono il sole, ma non l'afa piacevole dell'estate. Pieno luglio.
Non desidero chiedere niente di meglio alle mie montagne. Questa è tutta la perfezione che solo loro possono offrirmi.

Sono immersa nei miei pensieri quando sento il mio amico gridare: "Preso! Preso!"

Mi alzo di scatto e lo raggiungo. Steve è proteso in avanti, in bilico tra il masso e il lago.

"Ho preso un pesce gigante!" grida.

Il muscolo del suo braccio è contratto, mentre le sue scarpe da ginnastica scivolano sempre più verso l'acqua.
Con destrezza arrotola la lenza, ma è una dura sfida tra canna da pesca e forza umana.

Non so cosa fare e decido per la cosa più sensata: andare ad aiutarlo.

Mi allaccio alla sua vita da dietro e lo tiro verso riva. Steve ride e allo stesso tempo continua a gridare. Rido anche io, non posso fare altrimenti perchè è una situazione davvero assurda!

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora