IV Iris: CASA DOLCE CASA

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Canada, 16 Giugno 2010

Quando torno a casa trovo mio padre raggomitolato sul divano.

Mi asciugo le lacrime dagli occhi e mi lascio sfuggire un sorriso. Ogni volta che sono di turno alla taverna lui tenta di aspettarmi sveglio, ma inesorabilmente non riesce a farlo. Prendo la coperta dal cassetto e la adagio sul suo corpo, avendo cura di non destarlo.

Lui si gira e si rigira, emettendo un paio di mugolii, ma per fortuna non si sveglia.

In punta di piedi salgo le scale, fino alla mia stanza. Sono esausta, senza fiato e giù di morale. Solo il pensiero di aver perso il guadagno di questa sera mi distrugge.

Mi siedo sul letto, incrocio le gambe e scrivo quello che mi è successo.
Non potrei affatto vivere senza il mio diario!

Un'abitudine o piuttosto un vizio che mi accompagna fin da bambina.

Non credo che racconterò a papà dei due uomini, sarebbe solo un modo per spaventarlo.
Forse ne parlerò con Steve o con la signora Molly. Ma non con mio padre.

Chiudo il quaderno e mi allungo sul materasso.

Ho i piedi doloranti per aver camminato tutta la sera, i muscoli della schiena e delle spalle contratti e uno strano senso di affanno a respirare, sicuramente dovuto al mio sfogo.

Non dovrei piangere così forte, non per il bene dei miei polmoni.

Allungo il braccio fino al comodino.
Prendo la penna e mi faccio la dose di insulina serale sulla coscia. Avrei dovuto farla già tre ore fa, ma con un lavoro come quello alla taverna, è difficile avere una regolarità con gli orari. Chiudo l'astuccio e osservo la maschera, che giace inerme lì accanto.
Mi soffermo a guardarla più del dovuto, quasi studiandone ogni linea e irregolarità.
Non ho assolutamente voglia di prendere a respirarci dentro. Non stasera.
Recupererò qualche esercizio domani mattina prima di andare al centro.

Per adesso l'unica cosa che desidero è lasciarmi andare alle braccia di Morfeo.
E così faccio, senza pensarci oltre.

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora