Canada, 27 giugno 2010
" Domani ci sarà un temporale" dice mio padre.
Sono seduta sopra il divano con la coperta stesa sulle ginocchia. Posso vedere dalla finestra uno spicchio di cielo.
E' rosso acceso.
" Le previsioni di questo fine settimana non preannunciano niente di buono" insiste," tanto vale tenere il parco chiuso, ne parlerò con il direttore"
Sospiro, sfogliando svogliatamente a ritroso le pagine del mio diario. Mi sembra di aver scritto solo cose inutili fino ad oggi. " Se cerchi di trovare una scusa per non lasciarmi in casa da sola, stai sbagliando tattica. Sto bene adesso, me la saprò cavare!"
Mio padre non risponde, si volta per mettere sul fuoco il bollitore. Sta preparando il nostro thè di fine pomeriggio.
" Papà, vai pure al tuo lavoro e non stare in pensiero per me. Adesso sono a casa e sono al sicuro. Per i prossimi due giorni verranno pure le infermiere del centro a farmi la terapia, non vedo niente di cui preoccuparsi..."
Gli occhi di mio padre si posano sui miei, " Che male c'è se voglio passare un po' di tempo con la mia bambina?"
" La tua bambina adesso è una donna e sa badare a se stessa" gli ricordo.
Lui sorride. L'espressione del suo volto è dolce, ma anche stanca. Non credo veda una donna in me. Forse per lui rimarrò sempre la sua piccola creatura.
" Ha telefontato Eva poco fa" mi informa, " l'ho aggiornata su ciò che è successo. Mi dispiace, ho dovuto farlo, mi ha sentito così provato al telefono..."
Sposto l'attenzione sulla coperta, seguendo le linee e i rombi stampati sopra.
" Voleva prendere un last minute da Vancouver per Calgary oggi stesso, le ho detto di non farlo. E' la prima vera vacanza che lei e Rose si prendono, mi sembrava davvero crudele farle tornare. L'ho rassicurata che adesso ti senti meglio e che l'avresti richiamata questa sera stessa..."
" Hai fatto la cosa migliore, papà!" lo rassicuro.
Il bollitore fischia.
Mio padre scorre l'indice sulle bustine di thè, fingendo di sceglierne una.
Entrambi sappiamo benissimo che la decisione cadrà su quello alla vaniglia.
E così infatti è. Il mio vecchio è un tipo alquanto prevedibile!
***
Dopo cena suonano alla porta.
" Ehi, ragazza!" Steve entra in salotto, trascinandomi in uno dei suoi caldi abbracci, " vedo che stai meglio."
Affondo la testa nella sua maglietta e annuso il suo odore. E' buono, mi fa stare in pace con me stessa.
Lui mi stringe forte contro il suo petto, sembra non volermi lasciar andare più via.
" Se non ti dispiace torno a stendermi. Sono ancora un po' debole"
Steve mi accompagna fino al divano.
Mio padre si affaccia alla porta di cucina, alzando la mano in segno di saluto, poi torna a mettere in ordine il tavolo.
" Come hai convinto tuo padre a venire a trovarmi?" domando.
"Gli ho detto che avrei indossato questa" indica la mascherina che porta davanti alla bocca, "e che se non mi avesse lasciato uscire, avrei rasato Palla di Pelo!"
Rido di gusto. Non riesco a non farlo.
Palla di Pelo è il persiano della famiglia Cox da più di dieci anni. Non riesco a immaginarlo denudato della sua folta pelliccia bianca.
Immancabilmente tossisco.
Devo ricordarmi di andarci cauta.
I miei polmoni non sono ancora tornati al massimo della loro forma.
Steve mi stringe la mano. I suoi occhi si concentrano sull'incastro delle nostre dita.
Sono le dieci dita più unite e simili, che possano esistere sulla faccia della terra.
" Tra un paio di ore sarei dovuta andare alla taverna, invece..." torno seria, " questo mese sarà dura per me pagare le cure, se consideriamo che sto facendo il doppio della terapia, che due ladruncoli mi hanno scippata, e che dovrò saltare un intero fine settimana di lavoro..."
Il palmo di Steve abbandona il mio, per spostarsi lentamente sotto alla coperta, sulla mia coscia. Il suo calore è rassicurante.
" Ti aiuterò io, ne parlerò con mio padre..."
Blocco fin da subito quello che sta per dire.
Parlo sottovoce, attenta a non farmi sentire dal mio vecchio. Voglio tenerlo il più possibile fuori da questo genere di argomenti.
" Non accetto che la tua famiglia mi aiuti economicamente. Non..."
" Iris, tranquilla, noi ne abbiamo le possibilità" replica Steve, " la mia famiglia è proprietaria della villa più grande di Banff e mio padre ha uno stipendio da far invidia alla maggior parte delle persone..."
" Non voglio soldi dai tuoi" dico seccamente, " non ne ho mai voluti e non ne vorrò, per rispetto di me stessa e di mio padre. Siamo persone semplici, ma nella media e pian piano riusciremo a far fronte a tutte le spese, senza la carità di nessuno!"
Steve si rabbuia. Le sue dita tamburellano sulla stoffa dei miei jeans. " E se non fosse mio padre ad aiutarti?" chiede.
Lo guardo incerta, con una espressione del tutto interrogativa.
" Pedro ha già qualcuno che possa sostituirti in questi due giorni alla taverna?" domanda.
" Credo di no..."
" Allora lo farò io. Lavorerò al tuo posto e darò a te il ricavato. Sarà come se lo stessi facendo tu!"
La voce di Steve è pimpante. Il verde dei suoi occhi quasi scintilla. Sembra davvero felice della soluzione trovata. Se potessi scorgere sotto alla maschera che indossa, di sicuro vedrei i suoi denti bianchi e dritti allungati in un grande sorriso.
Non me la sento di smontare una frenesia tanto travolgente, così mi ritrovo ad accettare la sua proposta. " Okay" annuisco, " chiamo Pedro e glielo dico. Sarà felice di avere ancora un aiuto!"
Steve si slancia ad abbracciarmi.
Questa volta ci mette talmente tanta energia, che per poco non finisce per rompermi una costa.
" Sei un amico" gli dico all'orecchio.
" Tu di più" dice Steve.
No, ho sentito male, ha detto soltanto: anche tu. Credo.
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L'AMORE NON ESISTE
ChickLit[COMPLETA] IN TUTTE LE LIBRERIE. VINCITORE di Concorsiamo 2k17 terza classificata sezione romantici. Dylan Prince e Iris Sanders sono due poli opposti, ma paralleli. Lui è uno studente della NYU, che vive per un unico sogno: quello di sfondare co...
