LI Dylan: UNA GRANDE STORIA

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Canada, 8 luglio 2010

Oggi è martedì, ovvero un giorno monotono, insignificante e noioso.

Un giorno qualunque, se non fosse per quello che è successo questa notte.

Da ora in poi nessun martedì sarà più un semplice martedì. Qualsiasi settimana, mese o anno, mi ricorderanno questo momento.

Ho dormito con Iris.
Nella sua stanza e nel suo letto.
E non è stato come quando dormo con Tara. Lì c'è Brian e c'è di mezzo il sesso.
No, dormire con Iris è stato più come riposare con una parte nuova di me stesso.

Chissà se Edward Cullen si è sentito così quando è rimasto nel letto di Bella?

Per la prima volta dal mio arrivo a Banff ho passato una notte decente.
Non ho fumato una sigaretta e non ho bevuto un goccio di alcol. A dire il vero non ne ho sentito neanche il bisogno.
Ho semplicemente dormito proprio come facevo da bambino, quando mia madre si occupava di rincalzarmi le coperte e leggermi la favola della buona notte.
E per una volta ho voluto credere ancora a quelle favole. A quelle magiche e dolci che si vedono al cinema. Edward e Bella.
Perché no? Iris e Dylan.

"Buondì bel morettino!"

La signora Molly mi si piazza di fronte, distogliendomi dai miei pensieri.
Mi sventola davanti al viso uno dei suoi disegni.

"Salve! E' per me?" le chiedo.

"Già! L'ho colorato con le mie stesse mani. Sto diventando sempre più brava, non trovi?"

Apro il foglio. In grassetto c'è il mio nome dipinto di rosso, verde e giallo.
Improvviso un sorriso.

"Davvero ammirevole!" lo infilo in tasca.

Penso che neanche mia cugina di sei anni sarebbe capace di fare di peggio.

La donna però ne sembra compiaciuta.
Arrossisce sulle guance al mio falso complimento e si lascia prendere a braccetto.
La accompagno fino in palestra e la scarico su una delle poltrone presenti.

Mi affaccio al corridoio, in attesa di Iris.
Arriverà al centro da un minuto all'altro per le sue terapie. Mi soffermo sulla soglia.
Una mano contro lo stipide e l'altra sulle labbra.

E' strano come il sapore della sua bocca sia rimasto incollato alla mia.
Fresco, leggermente salato.
Un sapore che mi piace.
Un sapore che mi ricorda il mare.

"Batti la fiacca?"

La voce di Anastasia mi fa sussultare.

"Ho appena accompagnato Molly in palestra" gli indico la donna a sedere sulla poltrona.

Anastasia si sistema i capelli.
Questa mattina li ha legati con una acconciatura alta e ordinata. Solo qualche ciuffo sfugge ribelle al fermaglio adeso alla nuca.

"Sei strano!" mi studia, "come se tu fossi assente o pensieroso...hai gli occhi...languidi!"

Le lancio lo sguardo più crudele che conosca.

Lei mi fissa la bocca. Credo sia colpita dalla ferita ben evidente sul labbro inferiore.
Per fortuna non mi chiede niente a riguardo.
E, anche se lo facesse, non sarei comunque in vena di trovare giustificazioni.

"Sono un po' stanco. Tutto qui!" butto fuori.

"Hai fatto le ore piccole ieri sera?" si avvicina.

Nella sua voce noto una vena di sarcasmo.

"Ho la diarrea!"

Anastasia smette di ridere e indietreggia subito di un passo.

Non so dove mi sia passato dalla mente una scusa del genere, ma sembra aver fatto il suo effetto.

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora