LXVI Iris: RAFE & EVELIN

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Canada, 21 luglio 2010

Dylan ripone il telefono in tasca.
La sua faccia dopo la chiamata ha assunto un tono del tutto diverso. Non è più rosea e levigata, ma spigolosa e scura. Mi ha detto che non era niente di importante, ma forse è solo una bugia.

Decido di non dare importanza alla cosa e tento di rompere il silenzio creatosi tra noi.

"E tu? Cosa hai fatto in questi giorni?" gli chiedo.

Dylan riacquista un pò della sua cera.

Non lascio che risponda e aggiungo: "Sei stato al centro...le cose vanno bene lì?"

"Oh! Sì" annuisce, "certo, preferivo quando c'eri tu ma, non fraintedermi, meglio così, sono contento che i tuoi esami vadano meglio. Sono davvero felice per questo...preferivo solo vederti ogni mattina e fare due parole e sbirciarti mentre stavi leggendo o mentre stavi scrivendo quel tuo...diario..."

Le sue parole mi lasciano senza fiato. E' buffo, sembra quasi imbarazzato nel dirle.

"Dylan.." lo rimprovero, "sembra che tu ti stia, ecco, sembrano quasi parole che dice un fidanzato alla sua fidanzata..."

Lui si irrigidisce. "Sono parole che dice un principe alla sua guerriera. Niente di più!"

"Okay..." annuisco, poco convinta.

Dylan si alza in piedi. Calcia via qualche sassolino, fa un paio di passi, poi si ferma e mi guarda dall'alto.

"Non sono stato molto bene in questi giorni, in realtà" dice. "Il fatto di averti delusa e ferita, ecco, quello mi ha buttato molto giù"

Alzo gli occhi, incontrando i suoi. Sono così scuri e belli da finirci affogata dentro. Lentamente mi metto in piedi anche io.
Lascio andare i fili di erba e cerco le sue dita. Mi piace sentirle a contatto con le mie.

"Anche per me sono stati giorni duri, ma adesso è tutto chiarito" affermo.

Dylan non abbassa lo sguardo dal mio.
La nostra vicinanza mi provoca brividi ovunque, da dietro la nuca fino a dietro le ginocchia. Mi sento il cuore salire in gola e poi riscendere.

Ho di fronte il ragazzo più bello che abbia mai incontrato. Quello che ogni ragazza sogna di conoscere una volta nella vita.
Mi sento persa e innamorata, però mi sento anche in una grande trappola. Una griglia di ferro che ha il nome della mia malattia, delle parole di Steve e di una promessa da non infrangere per nessuna ragione al mondo.

Faccio un passo indietro. Le mie dita scivolano da quelle di Dylan fino a staccarsi.

"Ho trovato due amiche" dice lui, cogliendomi di sorpresa. "Non credevo neanche che fosse possibile, non sono un tipo che si lascia andare alle persone troppo facilmente, ma qui a Banff sembra che sia tutto diverso. Prima tu, poi Anastasia e..."

"Anastasia...la responsabile del volontariato? Ma non avevi detto che era una rompiscatole?"

"Mi sono dovuto ricredere!" afferma, "lei e Felicia mi hanno aiutato sul serio..."

"Felicia?"

Qualcosa nel mio stomaco ronza e si rivolta malamente.

"Ah, ah"

"Chi è questa Felicia?" mi esce fin troppo d'impulso. Non ricordo affatto questo nome tra quelli della cerchia di persone che conosco.

Dylan sposta le labbra di lato dando vita a una espressione quasi stucchevole. "Non dirmi che sei gelosa?"

Mi sento salire le guance a fuoco. Incrocio le braccia al petto e sbuffo: "Cosa te lo fa pensare? Io...io...come posso essere gelosa di te? Non stiamo insieme...non...non...tu puoi avere tutte le amiche che vuoi!"

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora