Canada, 26 luglio 2010
Mio padre è nella sua stanza e sta cercando di mettere in ordine la sua biancheria. Gli faccio compagnia prima che esca per il suo turno serale. La tempesta proveniente da nord si sta avvicinando e lo aspetta di sicuro una lunga notte di lavoro.
"Credi che dovrei sistemare i calzini in base al colore?" mi chiede.
Resto sulla soglia della porta, indecisa. "Non puoi limitarti a fare delle semplici pallottole come tutti gli uomini su questa terra?"
Lui ride, scuote la testa e riprende in mano la sua teoria. "Okay, li sistemerò in pallottole in base al colore!" dice.
Stare a guardare mio padre muoversi per casa e sistemare le sue cose ha un piacevole sapore famigliare.
"Come va con Steve e Dylan? Hanno litigato ancora per te?" mi chiede, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
"Papà!" mi risento. "Non stavano litigando per me..."
"Quando due uomini fanno a pugni nella maggior parte dei casi è a causa di una donna!" ribatte lui.
Il mio cuore subisce un duro colpo.
So che papà ha più che ragione. Steve è geloso di Dylan, ma non per la nostra amicizia.
E' geloso nel vero senso della parola.
E io sono stata davvero ingenua a non capire tutto prima. Non posso credere che mi abbia baciata. Sono anni che conosco Steve e non mi ero mai accorta di niente.
Da quando è cambiato tutto per lui?
Da quando è arrivato Dylan?
Dylan. Il ragazzo che mi ha sconvolto ogni singolo giorno di questa estate.
Il ragazzo che si è nascosto dietro personaggi cinematografici sorprendenti. Il ragazzo che ieri si è messo a nudo, rivelando la sua più grande paura: quella di vivere.
"Bambina mia, vai tu ad aprire?" La voce di mio padre mi riporta al presente.
"Aprire?" cado dalle nuvole.
"Non hai sentito il campanello? Hanno suonato!"
Lascio il mio vecchio alla presa con la sua biancheria e vado alla porta. Quando apro resto senza respiro. Di fronte a me c'è proprio lui, Dylan.
E' in piedi e ha in mano qualcosa come un grande cartellone bianco.
"Iris, chi è?" vocia mio padre dall'altra stanza.
Dylan posiziona una radiolina a terra e l'accende. Una musica che vagamente ricordo si diffonde nell'aria. Poi lo seguo sfilare il foglio e lasciare posto a un altro cartello sottostante dove c'è scritto: Dì che sono i cantanti di strada.
Mi scappa da ridere e devo trattenermi. Improvvisamente collego tutto.
Il film che mi ha lasciato o meglio lanciato malamente ieri mattina. La dichiarazione di Mark a Juliet. Love Actually mi ha permesso di staccare con la realtà, di catapultarmi nella magia del Natale e delle sue storie d'amore inattese. E adesso è il film che Dylan stesso sta cercando di farmi rivivere.
"Papà, sono solo i cantanti di strada!" interpreto al meglio la mia parte.
"E cosa vogliono in piena estate?" grida il mio vecchio di rimando.
Mi sforzo di non ridere per non compromettermi. I miei occhi non smettono di guardare la scena che hanno di fronte. Sono divertiti e anche increduli.
Il volto di Dylan è dolce, non è affatto contratto e perso come ieri. Non c'è odore né di alcol, né di parole sputate con rabbia o risentimento.
C'è semplicemente Dylan, quello che ho conosciuto qui in Canada. Quello con il quale ho stretto un patto. Quello che sa compiere gesti sorprendenti e inaspettati. Il Dylan che non sa di esistere è proprio qui di fronte a me.
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L'AMORE NON ESISTE
ChickLit[COMPLETA] IN TUTTE LE LIBRERIE. VINCITORE di Concorsiamo 2k17 terza classificata sezione romantici. Dylan Prince e Iris Sanders sono due poli opposti, ma paralleli. Lui è uno studente della NYU, che vive per un unico sogno: quello di sfondare co...
