Capitolo 1

781 13 0
                                    

Ero arrivata qui. Ero arrivata nel posto che mio padre aveva scelto per me, il posto che secondo lui mi avrebbe finalmente 'cambiato' e che..
No, aspettate. Ma perché sto iniziando da qui?
Okay, riparto da capo, è meglio.
Il mio nome è Stephenie Kene, ho 19 anni e adesso vivo a New York.
Ma per farvi capire bene chi sono devo iniziare da qualche anno fa.
Sono cresciuta nei quartieri alti di Chicago, mio padre era un professore universitario e mia madre viveva grazie ai soldi dei miei nonni perché lei non faceva niente. Lei si occupava solo di me. Fino a qualche anno fa ero una ragazzina che era abituata ad avere tutto. Gli amici migliori li avevo io, la famiglia migliore lo stesso.. Avevo tutto.
Avevo i capelli biondo platino gli occhi azzurri ed ero magrissima.
Alcune persone, anzi, tutta Chicago, mi definiva una barbie. Non perché non fossi intelligente ma perché per l'abbigliamento, per il fisico e per il comportamento ero uguale alle barbie. Ma non era colpa mia, non ero io che volevo tutto questo, ma non riuscivo ad oppormi perché mi piaceva tutto quello che avevo.
Da quando ho cinque anni ho un'immensa passione per la fotografia per colpa di mia madre e non riesco a non fare foto a qualsiasi cosa io veda.
Quando c'è stato tutto l'immenso casino avevo solo 17 anni, e come ogni ragazza di 17 anni volevo solo andare a scuola, stare con gli amici, stare con il mio ragazzo e non pensare a niente. Però purtroppo non è stato cosi.
Mio padre in quel periodo aveva ricevuto un'offerta di lavoro come rettore dell'università di New York e quindi si era dovuto trasferire li, e come se non bastasse io sono dovuta rimanere a Chicago dove la mia cara mamma aveva trovato un nuovo hobby, tradire mio padre.
Quando mio padre qualche mese dopo lo ha scoperto i miei hanno divorziato e mia madre se ne è andata durante la notte con il suo nuovo fidanzato senza nemmeno salutare la sua unica figlia.
Solo in quel momento mi sono accorta che quella non era una vera famiglia. Mia madre pretendeva la perfezione quindi nessuno poteva sapere che la famiglia perfetta si era separata.
Cosa sapeva la gente in città? Ogni singola persona di quella città sapeva che tutta la famiglia si era trasferita a New York, tranne io ovviamente. Di certo non potevo non andare a scuola.
Quindi con mio padre a New York e mia madre via chissà dove e con chi il mio posto fisso era diventato casa di mia nonna.
Ma purtroppo la gente parla e la bugia non si è più tenuta in piedi.
Io stavo crollando del tutto, non avevo più un punto di riferimento e non potevo più contare su nessuno.
Stavo riuscendo anche a far impazzire il mio ragazzo.
Una mattina però mi resi conto che tutto stava diventando troppo difficile da sopportare quindi non mi feci problemi a cambiare.
Fu più semplice del previsto.
Mi chiusi in bagno e dopo un pò il lavandino era diventato tutto rosso.
Tirai su la testa e ciò che vidi fu l'inizio di un cambiamento.
Per andare a scuola quella mattina mi vestii diversmanete dal solito.
Invece dei soliti pantaloni e la solita maglietta sfinita misi dei jeans stretti e strappati, una canottiera bianca da cui si vedeva il reggiseno nero e sopra un giacchettino che non copriva nulla. Misi i tacchi alti a spillo e mi truccai molto pesantemente.
Presi la borsa e scesi di sotto "Stephenie tesoro sei in rit.." a mia nonna cadde il vassoio e si mise le mani sulla bocca e mi venne incontro "Amore mio che cosa hai fatto? I tuoi capelli, i tuoi vestiti. Tesoro cos'hai fatto?"
Non volevo fare tutto questo a lei, lei era l'unica che c'era sempre stata per me e non volevo che continuasse ad avere speranze positive su di me.
"Nonna sto bene. Ho solo cambiato me stessa."
Mi mise una mano sulla guancia "Tesoro sai che puoi parlare con me vero?"
"Sto bene. Mi farà bene un cambiamento. Ci vediamo nel pomeriggio okay?"
Lei annuì e quando uscii di casa e mi misi alla porta fui quasi sicura di averla sentita piangere.
Mi si spezzava il cuore ma anche lei sapeva che non aveva colpe, lei mi sosteneva anche per quello. Prima di avere qualche ripensamento scossi la testa e mi diressi a scuola.
Iniziai a camminare fregandomene degli sguardi e dei fischi da parte dei ragazzi. Andai fino al mio armadietto senza dire niente e presi i libri per la lezione.
Senza accorgemene andai addosso a qualcuno "Oddio mi dispiace io.. Stephenie?"
Mi alzai dopo aver recuperato i libri e dissi "Che c'è?"
"Stai male?"
"Perché mi fate tutti questa domanda? No Evan sto bene, anzi sto benissimo."
"Piccola non voglio contraddirti ma non sono sicuro che.."
"Ti prego ho solo cambiato il colore dei capelli "
"Non mi pare. E questi vestiti? I tacchi? Dove è finita la vera Stephenie?" chiese mettendomi una mano tra i capelli rossi.
"Evan sono sempre io okay? Sono la stessa ragazza che ti ama da tanto, ho solo cambiato qualche particolare."
"Stephenie.."
"Non chiamarmi più cosi."
"Cosa scusa?" chiese confuso.
"Steph. D'ora in poi il mio nome sarà Steph." dissi togliendo la sua mano dal mio viso e allontanandomi sotto lo sguardo di tutti.
Non avevo mai rifiutato Evan prima d'ora e sembrava strano a tutti. Avrebbero dovuto abituarsi e basta perché Stephenie, la principessa viziata, se ne era andata per lasciare il suo posto a Steph, la nuova portatrice di disastri.
All'ultima ora di lezione, chimica, mi ritrovai accanto di punto in bianco il capitano della squadra di football della scuola, non che il migliore amico di Evan, Jay.
"Ciao bellezza. Hai cambiato qualcosa per caso?"
Lo guardai "Che vuoi Jay?"
"Ti vedo tesa tesoro. Stasera c'è una festa, perché non vieni con me? Ci divertiremo."
Di solito la mia risposta sarebbe stata no ma stavolta risposi "Certo."
"Ti passo a prendere alle 9 allora." gli sorrisi e rimase seduto accanto a me.
Quando uscii da scuola andai a casa e iniziai a cercare qualcosa per la festa. Mangiai qualcosa e poi mi vestii mettendo una mini gonna nera di pelle e un top anch'esso nero che arrivava sotto il seno. Misi i tacchi neri e mi truccai mettendo l'eye liner, mascara e rossetto rosso.
Suonarono alla porta e mi sistemai i capelli rossi.
"Ciao Jay."
"Sei stupenda Steph."
"Dammi due secondi." dissi andando in cucina.
"Nonna io vado. Non aspettarmi in piedi okay?"
"Torni tardi?"
"Non lo so." forse non sarei nemmeno tornata stanotte "ci vediamo domani nonna okay?"
"Dov'è Evan?"
"È già là." mentii.
"Divertiti allora." le mandai un bacio volante e tornai da Jay che mi aspettava sulla porta.
"Che senso aveva venirmi a prendere? A casa tua ci sapevo arrivare."
"Lo so. Facevo solo il mio dovere." scossi la testa ed entrammo in casa dove l'odore di alcol e di fumo era fortissimo. Di solito mi tenevo lontana da questi posti. Evan, nonostante fosse il vice capitano della squadra di football, non frequentava spesso queste feste perché preferiva rimanere con me, infatti nemmeno stasera era presente.
"Tieni bella. Per te è tutto gratis stasera." disse Jay con un sorriso porgendomi un bicchiere di plastica.
Lo finii molto velocemente cosi come tutti i bicchieri che avevo bevuto.
Avevo bevuto tanto ma l'alcol non mi dava fastidio. Anche se non partecipavo alle feste avevo già bevuto e non mi dava fastidio.
"Vieni con me." disse Jay prendendomi per mano portandomi di sopra.
"Bella camera capitano." dissi mentre chiudeva la porta.
"È da un po che volevo dirti questo Steph."
"Dimmi."
"Tu mi piaci Steph, mi piaci molto. So che dovevo dirtelo prima ma c'è sempre Evan e.." gli tappai la bocca.
"Dove lo vedi Evan?" dissi guardandandolo "Vedi per caso Evan qui? Tu sai perché non è qui?"
"Stamani lo hai respinto davanti a tutti e questa Steph mi piace."
"Molto."
"Quindi.. Posso?"
"Secondo te sarei qui senno?"
Si avvicinò e mi baciò ma mi staccai quasi subito "Avevi detto di si."
"Voglio ricordati una cosa" avvicinai le labbra al suo orecchio "Evan non può sapere niente."
"Tranquilla. Non riesce a capire un cazzo quel ragazzo." disse prima di baciarmi di nuovo. Infondo era vero, Evan non si accorgeva di niente.
A me piaceva da un pò Jay e lui non si accorgeva di niente.
"Comunque mi piaci anche tu Jay."
"Quello che volevo sentire da mesi." disse facendomi sbattere contro la porta.
Se ci penso fino a qualche mese fa, anzi, fino a ieri, non sarei riuscita ad andare oltre al 'ciao' con Jay.
Quindi forse questo cambiamento non era del tutto sbagliato.
Andammo avanti cosi per quasi due mesi e Evan non si era ancora accorto di niente.
Durante alcuni lezioni uscivo fingendo di stare male o di avere bisogno di qualcosa e stavo con Jay mentre il pomeriggio o andavo in centro con Evan o rimanevo a casa per studiare. Non potevo farmi vedere in giro con Jay, sarebbe diventato tutto un casino e ora non ne avevo bisogno.
Oltre tutto si stava avvicinando anche il mio diciottesimo compleanno. Domani avrei finalmente compiuto 18 anni. Non volevo festeggiare perché per prima cosa non potevo permettermi troppe cose e poi non sapevo quanto senso avesse.
La mattina del mio diciottesimo compleanno mi alzai veramente presto avendo tutto il tempo per prepararmi con calma.
Alle 7 e mezza scesi di sotto e vidi mio padre in cucina che parlava con mia nonna e con la sua stupida segretaria. Si mio padre aveva una relazione con la sua segretaria ma pensava che io non sapessi niente.
Non era un buon segno che fosse qui.
Mi schiarii la voce e quando mio padre si girò e mi vede non disse niente, rimase del tutto sconvolto.
"Cosa hai combinato Stephenie? Ma stiamo scherzando?"
"Buongiorno eh!" dissi sbattendo le mani sul tavolo.
"Buongiorno niente! Ma guardati! Ti sembra una cosa normale? Cosa vuoi dimostrare facendo cosi?"
"Niente, non voglio dimostrare niente cazzo!"
"Ehi signorina calma i toni, è con tuo padre che stai parlando! Non vuol dire che se hai 17 anni puoi fare ciò che vuoi.." fantastico, ho un padre che non ricorda nemmeno che oggi la sua unica figlia compie gli anni, e io che pensavo che fosse venuto qui per farmi gli auguri o altro.
Presi un respiro e mi asciugai la lacrima prendendo la mia borsa "18 anni papà. Oggi tua figlia fa 18 anni e tu non li ricordi nemmeno!" Dissi andandomene sbattendo la porta dietro di me.
In venti minuti arrivai a scuola ed entrai subito andando verso il mio armadietto.
"Buon compleanno piccola." disse Jay chiudendo l'armadietto dandomi una busta.
"Che carino ti sei ricordato?"
"Come posso dimenticarlo? Oggi fai 18 anni piccola." disse sorridendo e avvicinandosi.
"Steph!" oddio mio, Evan.
Aprii l'armadietto e ci misi la busta di Jay.
"Ehi."
"Buon compleanno principessa." disse dandomi un pacchetto e baciandomi.
Sentivo sospirare e sbuffare Jay, capivo quanto potesse darli fastidio.
Mi staccai e gli feci cenno di Jay vicino a lui "Oh ciao fratello, scusa."
"Nessun problema."
"Che facevi qui?"
"Stavo facendo gli auguri a Steph."
"Oh bene." disse sorridendo. Ma quanto si può essere ciechi?
"Ragazzi io ho lezione, ci vediamo dopo." dissi chiudendo l'armadietto e passando davanti a Jay. Mentre mi allontanavo gli mandai un messaggio e nel giro di qualche minuto me lo ritrovai dietro di me e mi spinse nello sgabuzzino.
Mi diede un bacio a stampo e mi diede la busta "Aprila." la presi in mano e tolsi dalla busta un pacchettino. Era un bellissimo braccialetto d'argento.
"Oddio grazie tante Jay, ma sei pazzo?" chiesi sorridendo come un ebete.
"Può darsi."
"Grazie Jay."
"Stasera alle 7 ti passo a prendere okay?"
"Come faccio con Evan? Non credi che abbia organizzato qualcosa?"
"No. Non preoccuparti. Fatti trovare pronta." disse poi aprendo la porta e mi fece passare. Il corridoio era deserto, tutti erano a lezione quindi nessuno ci aveva visto.
La mattinata andò piuttosto bene e quando tornai a casa avevo dimenticato di essere incazzata con mio padre. Dopo pranzo mi chiusi in camera e poi sentii mio padre parlare con qualcuno di sotto e dopo qualche minuto la mia porta si aprì ed Evan entrò "Ehi. Hai dimenticato questo stamani."
"Oh, grazie."
"Allora ti lascio studiare, ci sentiamo okay?" disse sorridendomi e uscendo dalla stanza. Aprii la scatolina e trovai un anellino.
Alla fine Evan sarebbe anche stato un ragazzo stupendo, solo che secondo me non si rendeva davvero conto di avere una relazione.
Alle sei andai a fare la doccia e poi mi cambiai mettendo l'intimo nero e un vestito nero abbastanza stretto e i tacchi. Mi sistemai i capelli e scesi le scale "Dove credi di andare?"
In quel momento suonarono, merda, avevo dimenticato che mio padre era qui. Dovevo inventare una scusa. Aprii la porta e piano dissi a Jay "Ti prego reggimi il gioco." e lui annuì.
"Allora Stephenie? Dove stai andando?" poi vide Jay e il suo sguardo si fece duro "Chi sei tu?"
"Papà lui è Jay, è un amico. È da molto che non ci vediamo e oggi mi è venuto a fare una sorpresa."
Mio padre lo guardò e tornò a guardare me "E dove vorresti andare? Domani hai scuola."
"Si come se te ne fosse importato qualcosa."
"Cosa scusa?"
"Eddai, sono tua figlia! L'unica figlia che hai per giunta! E ti sei pure dimenticato che oggi compio 18 anni quindi non dirmi cosa devo o cosa non devo fare!" smisi di guardare mio padre e mi rivolsi alla nonna "Ciao nonna, cerco di tornare presto."
La nonna mi venne incontro "Torna quando vuoi tesoro. Oggi fai 18 anni e non sta a me dirti quando tornare. O almeno non stasera. Divertiti piccola mia." disse prendendomi una mano e mettendoci qualcosa e richiudendola a pugno.
"Grazie nonna. Ti voglio bene."
"Anche io tesoro mio."
Andai da Jay e gli feci cenno di andare "Arrivederci Carol." disse gentilmente.
"Ciao Jay." e mio padre la guardò sorpresa.
Lei sapeva di Jay, le dicevo tutto e questo particolare non doveva mancarle. Lei mi diceva che era sbagliato nei confronti di Evan ma diceva anche che se ero felice cosi lo sarebbe stata anche lei e io l'adoravo anche per questo.
Guardai quello che mi aveva dato. Una collana, la sua collana. Aveva detto che non avrebbe mai dato a nessuno quella collana perché non riteneva nessuno adatto, invece per lei io lo ero e questa cosa mi faceva sentire davvero apprezzata nella mia famiglia.
La misi immediatamente e poi rivolta a Jay dissi "Mi dispiace. Non volevo farti far parte del mio dramma familiare."
"Tranquilla." rispose fermandosi a casa sua e facendomi segno di scendere.
"Che ci facciamo qui?"
Lui non rispose e aprì la porta. Era tutto buio. Accese la luce e spuntò quasi tutta la scuola nascosta in vari posti della casa che urlò "Auguri!"
Oddio che carini! Mi misi le mani sulla bocca sorpresa "Oddio grazie ragazzi." Jay accese la musica al massimo e gli dissi "Jay sei fantastico. Dio quanto sei stupendo." dissi baciandolo.
Ero felicissima, nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me e anche se mi avessero visto baciare Jay oggi non mi importava. Oggi ero troppo felice.

You are my disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora