Capitolo 13

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Steph Pov
Non avrei mai pensato che sarei stata cosi male. Non la pensavo davvero una cosa possibile.
Il mio obbiettivo quando ho deciso di venire all'università era quello di andare avanti sempre senza avere sentimenti e senza farmi problemi, di sicuro non era quello di preoccuparmi tanto per un ragazzo che avrei visto si e no ogni due mesi.
Quando lui e Dylan sono tornati a Los Angeles mi sono sentita in colpa con Haley e averglielo detto mi ha tolto un peso enorme. Mi ha promesso che non avrebbe parlato a nessuno dei due di quello che le avevo detto però non era stata tanto bene.
Ovviamente, come prevedevo, tra lei e Christian non ci fu niente di più di una serata insieme e bastò il primo giorno di lezione, l'unica ora che non aveva con me perché io avevo il corso di fotografia per conoscere Tom e andare fuori di testa per lui.
Non sapevo che Tom fosse tornato e quando Haley mi chiese di accompagnarla alla sua partita non obbiettai e l'accompagnai senza problemi.
Lo vidi quando ero a prendere da bere "Guarda chi c'è. La mia quasi sorella!" Mi voltai verso di lui che sorrideva "Ehi quasi fratello. Sei un pò stronzo lo sai?"
"Che ho fatto di male?"
"Sei tornato e non mi sei nemmeno venuto a salutare."
"Vieni stronzetta su." Lo abbracciai e poi dissi "Vedi quella ragazza lassù?" gli chiesi staccandomi dall'abbraccio e mostrandogli Haley "Si, l'ho invitata io. Perché?"
"Bene. Lei è la mia coinquilina, e se la fai soffrire ti ammazzo."
"Hai fiducia in me eh?"
"Stai attento a ciò che fai. E gioca bene perché ti faccio buttare fuori dalla squadra."
"Agli ordini capo." Disse dandomi un bacio sulla guancia e entrando in campo.
Tornai da Haley e Tom la salutò dal campo e dallo sguardo di entrambi capii che erano andati fuori di testa l'uno per l'altro ed ero felicissima per loro.
Passarono un pò di giorni e in questi giorni successe di tutto.
Si stavano avvicinando le vacanze di Natale e mio padre mi ha costretto a tornare a Chicago.
Non ero pronta ad affrontare il ritorno a Chicago.
Io e Haley avevamo legato tantissimo in questo periodo e nemmeno lei era ancora pronta a tornare a Los Angeles quindi decisi di invitarla a Chicago.
Non era il massimo come città ma di sicuro era meglio che stare qui da sole in giro per il campus.
Andai nell'ufficio di mio padre e vidi Tom in corridoio.
"Sorella bella."
"Fratello bello! Dove vai?"
"A studiare con Haley."
"A studiare? Okay, non prendermi in giro dai. E comunque Haley è ad allenarsi adesso."
Alzò le spalle "Vado a vedere quanto è brava."
"Stai attento a cosa fai."
Mi sorrise e andò verso la palestra mentre io entrai nel suo ufficio. Rimasi quasi venti minuti ad aspettare e quando mio padre mi vide disse subito "Non ti lascio qui, tu verrai a Chicago!"
Lo guardai male "Non sono qui per questo. Volevo chiederti se Haley poteva venire con noi."
Il suo sguardo si addolcì "Certo che può venire. È una ragazza fantastica e sono felice che tu ci abbia legato tanto."
"Anche io." In quel momento mi squillò il telefono, era Tom. Cosa sveva combinato ora?
"Ehi Tom."
"Steph piccolo problema con Haley."
"Che le hai fatto?"
"Ti giuro che non le ho fatto niente. La sto portando in ospedale.."
"Cosa?"
"Si. Aspetta." Si sentì silenzio "Steph."
"Haley che hai fatto?"
"Il ginocchio. Steph ho bisogno di un favore. Devi chiamare Carter. Per favore." Sentivo la sua voce bassa e Tom che imprecava "Tom che c'è?"
"È svenuta. Ci vediamo là okay?" E buttò giù.
Carter mi uccide. Mi alzai "Dove vai?"
"In ospedale. Haley si è fatta male."
"Oddio. Fammi sapere tutto."
Annuii e uscii dal suo ufficio dirigendomi al parcheggio.
Mentre andavo verso il parcheggio presi il telefono per chiamare Carter. La cosa più difficile in assoluto sarebbe stata questa.
Mi rispose al terzo squillo "Ehm ciao Carter, sono Steph."
"Ehi, come stai?"
"Io bene. Ho bisogno di dirti una cosa importante Carter."
"Che sta succedendo Steph? Mi stai facendo preoccupare."
"Haley si è fatta male al ginocchio ma non so cosa ha fatto di preciso."
"Dov'è lei ora?"
"Un amico che era con lei l'ha portata in ospedale. Io ci sto andando adesso."
"Mh d'accordo. Cerco di arrivare il prima possibile." Sentii accendere la macchina e Carter disse "Mi puoi fare un favore?"
"Sì."
"Dì qualsiasi cosa. Trova solo il modo di stare vicino a lei e dì che arriverò il prima possibile d'accordo?"
"Sì, nessun problema."
"Ci vediamo là. Mi raccomando Steph. Sarò li il prima possibile."
"Okay, a dopo." Buttai giù appena arrivai all'ospedale e mi feci dire il numero della stanza da Tom.
Un dottore uscì dalla sua stanza e disse "È qui per la signorina Mason?"
"Si, sono la sua coinquilina."
"Mi dispiace ma per stanotte deve rimanere qui fuori."
"Vuole lasciarla da sola?"
"No, starà con lei il ragazzo che è dentro."
Tom, stupido idiota.
"Ehm senta tra qualche ora arriverà suo fratello qui. Lui può entrare vero?"
"Posso farlo stare qui con lei ma non dentro. Mi dispiace."
"Ma lui è il parente più diretto di Haley."
"Mi dispiace ma non posso fare più di così." Annuii "Qual'è il nome del ragazzo?"
"Carter Mason."
Il dottore sorrise "Appena arriverà lo manderò qui da lei."
"Grazie. Ma che ha fatto Haley?"
"Per ora non sappiamo precisamente il problema. Abbiamo fatto degli esami e domani sapremo i risultati."
"Okay. Grazie mille, davvero." Mi sorrise e mi lasciò fuori dalla stanza da sola.
Erano passate due ore ed ero da sola seduta su una sedia mezza rotta ad aspettare che Tom uscisse di lì.
"Glielo ripeto cazzo, io mi chiamo Carter Mason e mia sorella è ricoverata! Sono il parente più stretto e deve farmi entrare."
Prima che potesse mettere le mani addosso a qualcuno mi alzai e aprii la porta andando dietro di lui e tirandolo per il giacchetto.
"Carter non ti fa entrare se non stai zitto."
Si voltò e quando mi vide si rilassò un pochino.
Intanto il giovane dottore che ci aveva provato con me quando era arrivato per il turno di notte mi guardava stupito.
"Senti è suo fratello. Ha diritto di stare dentro. Io ho bisogno che lui stia con me qui."
Carter mi guardava con un sorrisetto che cercai di ignorare mentre il dottore scosse la testa e disse "Va bene va bene. Ma non posso farti entrare fino a domani mattina."
Mandai Carter dentro il reparto e dissi "Grazie."
Il tipo mi sorrise "Se ti da fastidio puoi chiamarmi." Sorrisi ed entrai dentro anche io.
"Se ti da fastidio puoi chiamarmi." Disse facendo il verso al tipo e facendomi ridere "Ma chi pensa di essere quel cretino per dirmi cosa devo fare?"
"Ehm, un dottore?"
"No, è uno stupido imbecille."
Sorrisi "Mi dispiace Carter."
"Chi è quel ragazzo?"
"È un mio caro amico. È come un fratello per me. Comunque fanno il corso di letteratura insieme e il professore ha chiesto a tua sorella di aiutarlo perché è brava, e prima della lezione era ad allenarsi e credo che si sia fatta male."
Carter scosse la testa "Si deve sempre far riconoscere da tutti."
"Non poteva dire di no. È troppo gentile." Lo guardai "Al contrario del fratello."
"Io sono gentile con chi voglio. Per esempio con te sono gentile."
"Sei gentile con me perché io e tua sorella siamo molto amiche."
"Non è per quello. C'è tanta gente che lei ama ma con cui io non sono gentile."
"Mh fammi pensare.. E una di queste persone si chiama Dylan vero?"
"Già. A proposito.. Dovrei dirglielo?"
"Aspetta. Quando sai qualcosa lo chiami, farlo adesso lo farebbe solo preoccupare."
Annuì e abbassò la testa guardando per terra. Rimase cosi per parecchio tempo e mi faceva stare male vederlo così teso.
Senza pensarci gli strinsi la mano "Carter lei sta bene. È abbastanza forte per affontare la cosa. È fortunata ad averti come fratello."
"Non so quanto possa essere vera questa cosa."
"Io sono sicura che è cosi."
"Steph perché non vai a dormire? Non sei obbligata a stare qui."
"Lo so. Ma voglio stare qui." Risposi convinta "Anche tu dovresti dormire."
"Non so se ce la farò."
"Ti farò compagnia io dai."

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