Capitolo 30

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Steph Pov
Non potevo credere al fatto che Carter mi avesse chiesto di andare a vivere con lui.
Qualche giorno dopo, non essendo così sicura della sua sanità mentale, gli chiesi di nuovo se era così sicuro di quello che mi aveva chiesto, e lui mi portò nel suo appartamento e disse "Quando vuoi andiamo a comprare quello che ci serve. Posso accettare tutto."
"Tutto tutto?"
"Ecco, il rosa magari no."
"Ecco, mi sembrava strano."
"No sul serio, accetto qualsiasi cosa. E ora ieri sera hai detto di sì e quindi non puoi più cambiare idea."
"Va bene. Quando vorresti che io venga a vivere a casa tua?"
"Puoi venire quando vuoi. Ne.. Lo hai detto a tuo padre?"
"Cosa?"
"Gli hai detto che verrai a vivere con me?"
"In realtà no. Da quando mi ha detto del suo matrimonio ho cercato di evitare qualsiasi conversazione con lui."
"Ma glielo dirai no?"
"Sì." presi un respiro "Ci ha invitato a cena."
"Aspetta.. Hai detto che non ci hai più parlato."
"Infatti non l'ho fatto. È lui che mi ha scritto questa cosa."
"E cosa gli hai risposto?"
"Ancora niente. Volevo sapere se ti stava bene."
"E se dicesse di no?"
"Ci litigherò. Perfetto, ho trovato il modo per non andare a quel matrimonio!"
"Pur di farti andare al suo matrimonio accetterebbe anche di farti vivere con un drogato. Comunque, quando dovremmo andare a cena?"
"Questa sera."
"Stai scherzando?"
"No. È in città e ha pensato bene di invitarci a cena con lui."
"E se tu andassi da sola?"
"Nemmeno morta. Ha invitato anche te, ti conosce e.. E  poi sei il fratello della sua studentessa modello, quindi più punti a favore per te."
"Sì, studentessa modello. Mia sorella è tutto tranne quello."
"Non agli occhi di mio padre. Dai per favore, vieni con me. Non riesco ad affrontarlo da sola." dissi guardandolo imbronciata.
"Va bene."
"Grazie grazie grazie!"
"A che ora?"
"Alle 8."
Carter era entusiasto di andare a quella cena quasi quanto lo ero io, cioè non lo era per niente. Non perché avesse problemi con mio padre, ma piuttosto perché pensava che non mi avrebbe fatto vivere con lui, e la conferma del mio sospetto arrivò in macchina mentre stavamo andando al ristorante "Ascolta io non credo che ti dirà di sì. Chi ha avuto la splendida idea di volerglielo dire?"
"Tu Carter. Sei tu che mi hai chiesto di dirglielo. Ti prego calmati e respira. Comportati come fai sempre."
Non mi rispose e venti minuti dopo arrivammo finalmente a destinazione.
Entrammo dentro il ristorante e feci il nome di mio padre e il cameriere ci accompagnò al tavolo dove c'erano seduti mio padre, la sua fidanzata e poi c'era un'altra coppia, ma erano entrambi girati di spalle.
Mio padre mi vide e si alzò venendoci incontro "Ciao ragazzi, grazie per essere venuti."
"Salve signor Kene."
"Dai venite, vi stavamo aspettando."
Presi per mano Carter e mi avviai con lui al tavolo.
"Stephenie!" la sua voce, la voce della donna che ha causato tutto il mio dolore e che mi ha abbandonata.
"E lei cosa ci fa qui?" chiesi cercando di non alzare la voce più del normale.
"È da un pò che non vi vedete e.."
"Sai perché non ci vediamo? Perché questa persona mi ha lasciato da sola e se ne è andata via!"
"Tesoro sai che mi dispiace e.."
"Perché l'hai fatta venire qui papà? Ma sei per caso impazzito?"
"Ascolta Steph, usciamo qualche minuto eh. Torniamo subito." mi disse Carter prendendomi per le spalle e trascinandomi fuori dal ristorante.
"Ti prego farmi andare via. Ti prego portami via di qui!" dissi sentendo che il mio battito cardiaco stava aumentando sempre di più.
"Ora guardami e calmati." disse lui mettendomi le mani sulle guance "Okay, è stato un colpo basso per te vederla qui dopo così tanto tempo, però tu sei forte e sei anche un po' stronza, e ricordati che se lei non fosse andata via non saresti mai diventata così e forse non ci saremmo nemmeno conosciuti. Ora concentrati, torniamo dentro, non andare in ansia e ricordati che io sarò lì accanto a te e ti supporterò."
E questo dovrebbe essere un ragazzo stupido e senza cuore? Ma quando mai?
"Grazie Carter."
"Ora torniamo dentro." disse prendendomi per mano e tornando dentro.
Ci sedemmo ai nostri posti e mio padre disse "Va tutto bene ragazzi?"
"Sì. Scusate ma mia sorella ha avuto un piccolo problema e doveva parlare con sua figlia che però aveva il telefono spento. Scusate ancora."
Un ragazzo perfetto, Carter è un ragazzo perfetto e non potevo chiedere di meglio.
"E scusate perché non mi sono ancora presentato. Piacere io sono Carter." continuò lui stringendo la mano a tutti.
Per ultimo strinse la mano a mia madre che lo guardava stranita e che, non smettendo un secondo di fissarlo, disse "Sarah."
Carter sorrise a tutti e mio padre prese la parola "Allora Carter. Il lavoro?"
"Va tutto alla grande, non potrei aver lavoro migliore."
"Bene sono felice. E la tua fantastica sorella come sta? La scuola?"
"Bene. Partirà domani mattina e il suo lavoro a scuola penso che non potrebbe andare meglio."
"Dove hanno deciso di andare in luna di miele?"
"Alle Hawaii." risposi io pensando a quanto vorrei poter andare anche io lì.
"Scusami ma mi sono persa. Quanti anni avrebbe tua sorella?"
"Ne ha fatti 19 qualche mese fa."
"Ed è già sposata?"
"Sì, si è sposata lo scorso weekend."
"Wow. Non dovevi avere un bel rapporto con lei se l'hai fatta sposare a 19 anni."
Adesso sta esagerando. Nessuno, nessuno può dire che Carter non ha un bel rapporto con sua sorella perché è una grandissima cazzata.
"In realtà il nostro rapporto si potrebbe definire normale. È stato difficile accettare la cosa ma alla fine bisogna adattarsi."
Mia madre annuì e poi puntò lo sguardo su di me squadrandomi "Sei cambiata tanto."
"Proprio come volevi tu. No?" dissi sfoderando uno dei sorrisi finti migliori che potessi fare "Non sia mai che la povera ragazza viva troppo bene. No, bisogna spezzare tutte le sue sicurezze!" continuai cercando di non sembrare distrutta dentro.
"Io volevo solo aiutarti a capire il mondo." rispose lei di rimando a denti stretti.
"Andando via da casa tua dicendo a tua figlia diciassettenne che doveva smettere di essere una viziata e che doveva iniziare a vivere e a fare casini? Oh sì, puoi stare tranquilla, sei riuscita alla grande nel tuo intento."
"Già, ci sono riuscita alla grande. E forse dovresti anche ringraziarmi non credi?"
"Sì, forse qualcosa di giusto l'hai detto finalmente. Grazie, grazie mille. Hai cambiato la mia vita e fino a quando non mi hanno costretto ad andare a New York l'hai trasformata in una merda totale! Quindi sì, grazie Sarah, grazie per aver cambiato la mia vita." quando si sentì chiamare per nome e non 'mamma' sul suo volto apparí uno sguardo che non riuscivo a decifrare.
Mio padre aveva una mano sulla fronte, esasperato, mentre mia madre stava ancora pensando al fatto che l'avessi chiamata per nome. Non lo avevo mai fatto prima d'ora.
"Da quanto tempo mi chiami così? Io sono tua madre, non un'amica che non vedi da anni!"
"Alla fine potrebbe anche essere così. Per gli ultimi anni della mia vita non ci sei mai stata."
Non riuscivo a calmarmi con lei qui e quando mio padre aprì bocca per fare il suo grande annuncio mi sentii ancora peggio.
"Tesoro volevo dirti che ho deciso di sposarmi a Chicago."
"Chicago? Perché proprio Chicago?"
"Lo abbiamo deciso per tua nonna. E poi tuo padre mi aveva promesso che mi avrebbe mostrato la città in cui è nato e l'ultima volta non lo ha fatto, e quale momento migliore se non per il giorno del nostro matrimonio?" disse la sua fidanzata. Sembrava quasi seria ma avevo l'impressione che mio padre le avesse raccontato qualcosa riguardo alla mia vita lì e che non vedesse l'ora di darmi il colpo di grazia.
"Allora? Verrete no? La nonna non vede l'ora di vederti."
Ne approfitta perché sa benissimo che direi sempre di sì se la cosa riguarda la nonna.
Guardai Carter, senza di lui non sarei andata e da una parte speravo che tirasse fuori una scusa per non andare, ma invece mi strinse la mano e disse "Certo."
"Perfetto, il matrimonio è fra sei mesi più o meno. Quindi.. Non avete niente da dire? Novità?"
Presi il bicchiere in mano "In realtà si." bevvi un sorso "Carter ha comprato un appartamento."
"Mi fa piacere."
"E mi ha chiesto di andare a vivere con lui." mio padre smise di sorridere e sembrava confuso "E.."
"E gli ho risposto di sì." risposi sorridendo felice della mia scelta.
Mio padre sorrise e la nostra conversazione finì così. Come immaginavo, mio padre non aveva detto di no perché lui è il fratello di Haley, e che a Carter piaccia o meno, lui sarà sempre considerato perfetto da mio padre perché i suoi geni erano gli stessi di Haley.
La serata passò meglio del previsto e il giorno dopo accompagnammo i ragazzi all'aeroporto e dopo averli lasciati Carter mi portò prima a vedere il suo appartamento, che era vuoto, e poi mi portò in un negozio per poter scegliere i mobili così da poterci trasferire il prima possibile e non potevo essere più felice di così.
Entrammo dentro il negozio e ci accolse sorridendo un ragazzo dicendo "Buongiorno. Avete bisogno di qualcosa?"
"No, possiamo fare da soli."
"Carter!" lo guardai male "Comunque un aiuto sarebbe molto utile."
"Certo. Come ti posso aiutare?"
"Dovremmo arredare il suo appartamento.."
"Il nostro appartamento." mi corresse lui sfogliando un depliant.
"Sì. Dovremmo arredare il nostro appartamento."
"Bene. Avete già qualche idea?"
"In realtà no. L'unica cosa di cui sono sicura è che vorrei qualcosa di  semplice, tipo bianco o qualcosa di chiaro." il ragazzo annuiva ma Carter non sembrava darmi nemmeno ascolto.
"Sai" dissi avvicinandomi a lui parlando piano "Potresti anche collaborare no? Come hai detto qualche minuto fa l'appartamento è nostro, e dovremmo decidere insieme, non devo decidere io!"
"Se avessi voluto arredarlo non ti avrei detto che avrei accettato qualsiasi cosa."
"Sì, ma almeno fai finta di essere interessato!" dissi io, ma l'unica risposta che ricevetti da parte sua fu un'alzata di spalle.
Dopo la sua insulsa risposta mi rivolsi al commesso, alzai un po la voce perché mi sentisse e dissi "Avrei cambiato idea. Non voglio niente di bianco."
"E che colori preferisci?"
"Rosa. Voglio tutto rosa!" al sentirlo Carter lasciò quello che aveva in mano e disse "Abbiamo deciso che il rosa non ci piaceva no?"
"Ho cambiato idea. Ho riflettuto, il rosa è perfetto. Immagina, tutta la casa rosa, pareti rosa, mobili rosa, tavoli rosa.." mi fermò e disse "Non accetterò mai che il mio futuro figlio viva in una casa rosa!"
Cosa?
Vedendo il mio sguardo si affrettò a dire "Ovviamente stavo parlando così per dire. Non stavo parlando di avere un figlio ora, stavo solo pensando e mi è uscito così."
"No, va tutto bene. E comunque chi dice che potrebbe essere un maschio?"
"Che sia maschio o femmina non vivrà mai in una casa rosa! Adesso per favore torna a pensare alla casa che vuoi avere e tutti i tuoi pensieri su avere qualcosa di rosa.. Falli scomparire per favore."
Quel povero ragazzo, intanto, non capendo i nostri discorsi, stava lì fermo e quando ci fu silenzio da parte mia disse "Allora?"
"Niente di rosa."
"Quindi torniamo sulle tonalità che avevi scelto prima?"
"Non è che ti stai prendendo un pò troppe confidenze?" rispose lui al mio posto in tono tutt'altro che gentile.
"Sto solo cercando di essere gentile."
"Intanto per iniziare a un cliente le si dà del lei, non del tu, ed è da quando siamo entrati qui dentro che stai dando del tu alla mia fidanzata come se fosse una tua conoscente."
"Smettila per favore. Sta solo facendo il suo lavoro."
"Provandoci però allo stesso tempo con te."
"Non dire cazzate. Comunque sì, torniamo alle tonalità di prima." il ragazzo annuì e ci mostrò diverse opzioni e, dopo aver scelto la maggior parte delle cose arrivammo alla camera da letto, ultima cosa da scegliere e, ovviamente, quello che piaceva a me non piaceva a Carter e quello che piaceva a Carter non piaceva a me.
"Dai Carter non mi piace questa roba."
"E dovrei accettare queste cose invece?" disse toccando la testiera del letto che avevo scelto "Dai senti qui, non voglio battere i piedi ogni volta che mi stendo."
Aveva ragione, ma aveva già scelto troppe cose e, almeno sulla camera, dovevo vincere io.
"Possiamo almeno trovare un compromesso? Per favore, ci dobbiamo vivere insieme in quella casa."
Sbuffai "Va bene."
Alla fine, dopo aver litigato per un'altra mezz'ora, avevamo finalmente trovato qualcosa che andasse bene a tutti e due.
"Ti prego dimmi che abbiamo finito."
"Sì, abbiamo finito. Ci avremmo messo molto meno se avessi accettato la mia proposta iniziale."
Scosse la testa ma non rispose perché li suonò il telefono.
"È Haley. Le rispondi tu, io intanto vado a pagare?" disse porgendomi il telefono.
"Okay." andai fuori e risposi "Carter."
"Sono Steph, Carter sta pagando."
"Oh ciao Steph. Volevo parlare giusto con te solo che non mi hai mai risposto."
"Scusa. Stavamo scegliendo l'arredamento e avevo silenziato il telefono."
"Non preoccuparti. Ascolta, avrei bisogno di parlarvi di tante cose ma è meglio che ve ne parli quando torno a casa e.."
"Mi devo preoccupare per caso?"
"Nono. O almeno non credo. Comunque avevo bisogno di un piccolo favore da parte tua e di Alexis. Con lei ho già parlato e mi ha detto di sì."
"Che devo fare?"
"C'è una cosa a cui non ho pensato prima di partire."
"Cioè?"
"Abby doveva partire urgentemente e io l'avevo dimenticato, le ragazze devono essere accompagnate ufficialmente alle gare da un membro della scuola quindi, dato che fai parte della scuola ho bisogno che tu faccia le mie parti."
"Stai scherzando spero."
"Steph tu sei l'unica oltre a me che fa parte della scuola come staff e che è maggiorenne quindi no, non sto scherzando. So che mi odierai in questo momento ma è importante."
"E con le coreografie? Le piramidi? Le altre cose? Io non credo di essere capace..."
"Di quello non devi preoccuparti. Alle coreografie ci penserà un'altra ragazza, ma non essendo dello staff non può portarle alle gare. Tu devi solo iscriverle e accompagnarle ufficialmente."
Ora mi sentivo un po' meglio. Se stava davvero pensando che con me sarebbero state al sicuro poteva essere certa che sarebbero fallite.
"D'accordo. Ci penso io."
"Grazie, grazie mille veramente."
"Figurati. Divertiti e sta tranquilla, ci penseremo noi alla scuola."
"Grazie. Saluta il coglione. Ci sentiamo allora."
"Va bene."
"Grazie ancora." disse prima di buttare giù.
"Che voleva?"
"Mi ha chiesto di farle un favore per la scuola."
"E hai detto di sì?"
"Certo."
"Hai sbagliato. Dovevi dire di no."
"Non sono così cattiva." dissi poi entrando in macchina "e poi se non lo faccio potrei perdere il lavoro."
"Comunque la roba verrà sistemata da qui a due settimane e poi potremmo trasferirci a casa nostra."
Casa nostra. E chi avrebbe mai immaginato una cosa del genere? Io no.

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