Capitolo 12

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Carter Pov
Per la prima parte della serata mi ero sentito veramente un coglione. Mi sono comportato come se non mi importasse di lei ma non era così.
L'idea di dirle dell'incidente e tutte le altre cose all'inizio non mi era nemmeno passato per l'anticamera del cervello ma fu più forte di me.
Dirle tutto mi aveva tolto un peso dal cuore, lei era la prima persona a cui ne avevo parlato e anche lei mi aveva raccontato parecchie cose, che non erano molto carine.
A volte pensavo che l'unico ad avere problemi fossi io, invece questa ragazza aveva avuto quasi più problemi di me.
Nonostante i momenti di quelle confessioni non proprio leggere riuscii a trovare un modo per farla ridere.
Provai a trattenermi dal non baciarla ma anche quando uscii dalla sua stanza non facevo altro che pensare a lei quindi avevo due opzioni.
O tornare indietro o andare avanti come se non mi importasse e, ovviamente, optai per la prima scelta.
Bussai alla porta e quando mi aprì la baciai senza darle il tempo di reagire.
"Adesso va meglio." Dissi sorridendole e andando via.
Dopo quella serata stupenda l'unica cosa che non avevo voglia di fare era tornare a Los Angeles e rivedere le solite facce..
A proposito di solite facce, quel coglione mi sentirà bene stavolta.
Appena tornai a Los Angeles andai direttamente da quel coglione che aveva fatto soffrire la mia piccola sorellina.
Bussai furiosamente alla sua porta "E che caz.." Mi vide e dal mio sguardo capì tutto.
"Sì, entra."
In questi due giorni, anzi, subito dopo aver letto la lettera, lo avvertii che appena sarei tornato a casa non sarebbe finita bene per lui, e per fortuna aveva capito.
"Come ti sei permesso imbecille? È mia sorella cazzo, è mia sorella!" Dissi tirandolo per la camicia.
"Ho capito Carter ho capito, mi dispiace okay?"
"Ti dispiace? Tu mi stai dicendo che ti dispiace? Non hai avuto neanche un cazzo di coraggio di dirglielo in faccia? Siete stati insieme per quasi un anno e glielo dici quando arriva a New York? Pensavi di cavartela scrivendogli una lettera quando lei va al college? Sei un deficiente Dylan, pensavo fossi cambiato davvero!"
"Va bene Carter ho sbagliato lo so, non è una cosa che dovevo fare e quando volevo dirglielo non ce la facevo perché come la guardavo mi pentivo di quello che le avevo fatto. Ci sto di merda ma ricordati che nemmeno tu, che sei suo fratello, sei mai stato così sincero con lei." Sbottò spingendomi.
Tante volte non sono stato sincero con lei ma tutto quello che non sa non lo sa perché voglio solo proteggerla.
"Quelli sono affari miei e.."
"No, perché vuoi fare tanto il bravo fratello, quello gentile e perfetto in confronto a me quando io e te siamo perfettamente uguali e vuoi metterla in guardia. Va bene, hai ragione, una ragazza così va protetta e hai ragione tu, ma come la vuoi proteggere da me dovresti proteggerla anche da te stesso perché tu sei uguale se non peggio di me!"
Il mio pugno era già pronto per colpirlo quando mi vennero in mente le parole di Haley.
Abbassai il braccio "Che c'è? Perché non mi colpisci?" Mi chiese quasi incredulo.
"Perché mi ha chiesto di non farti del male."
Abbassò lo sguardo, sembrava sorpreso da queste parole, lo ero anche io, ma purtroppo non ce la faccio a picchiarlo se lei mi ha detto di no.
"Sul serio? Lei non vuole che mi picchi?"
"No, mi ha chiesto di farti un discorso del cazzo ma di non picchiarti. Anche se non ci credo nemmeno io che non ti sto facendo niente dopo quello che le hai fatto passare."
"Haley mi ha chiamato ieri." Esclamò così di punto in bianco.
"Ti ha chiamato? Cosa ti ha detto?"
"Non vuoi saperlo davvero fidati."
"Dylan, cosa ti ha detto Haley?" gli chiesi arrabbiandomi.
"Ha saputo che me ne vado, mi ha chiesto se era colpa sua, io le ho detto di no e lei ha iniziato a dire cose strane e a piangere e.."
"Aspetta, cose strane in che senso?"
"Mi ha chiesto se la amo davvero, se l'ho presa solo in giro e queste cose. Ma il problema è che mentre mi faceva queste domande a un certo punto non ho più sentito la sua voce, ho detto che sarei partito per New York e dopo un pò ho parlato con una ragazza che prima di buttarmi giù le ha urlato di non fare qualcosa, ma non ho capito cosa stesse facendo." Abbassai lo sguardo, mia sorella era strana in questi giorni, e forse ho capito perché.
"Carter ascoltami. Pensaci. Hai notato qualcosa di strano in lei ieri? Non solo per ciò che diceva ma anche fisicamente?"
Ci pensai, si era parecchio strana, non ha sorriso per tutta la sera e si vedeva che aveva pianto..
Ma poi mi venne in mente quel momento, quel momento in cui ho visto il polso fasciato.
"Che hai fatto sorellina?"
"Ehm, sono caduta mentre ballavo.."
Mi ha detto una cazzata, dovevo notarlo subito, dovevo notare subito l'insicurezza nella sua voce quando ha detto quelle parole, ma come sempre mi sono comportato da idiota e ho dato troppo per scontato le sue parole.
"Carter? Allora?"
"Ieri sera quando abbiamo fatto un'uscita a quattro aveva un polso fasciato. Mi ha detto di essere caduta ma mentre lo diceva era insicura. Era come se cercasse di convincere se stessa e non me."
"Tu credi che..?" Provò a formulare la domanda deglutendo.
Steph.. Devo assolutamente parlare con lei, lei sa tutto e devo parlarle.
Scossi la testa "Devo parlare con Steph."
"Con chi?"
"Lascia perdere. Ho bisogno di sapere cosa ha fatto quella cretina per colpa tua."
"Per colpa mia?"
"Se scopro che mia sorella si è fatta del male per colpa tua ti ammazzo! E stavolta sono serio!"
"Aspetta aspetta aspetta. Prima che tu torni a New York.. Uscita a quattro?"
"Dai è l'unica cosa che hai sentito?"
"No ora voglio sapere di questa uscita." Disse incrociando le braccia.
"Volevo uscire con la sua amica, ma mi conosce e non ha voluto lasciarmi da solo con lei e ha trovato un suo amico per aiutarla.." dissi rimanendo sul vago.
Dylan conosceva Christian, lo conosceva bene quanto me, e credo che quanto me vorrebbe ucciderlo sul momento sapendo che lei era uscita con lui.
"E chi è questo suo amico?"
"Dai Dylan non mi sembra il caso.."
"Carter tanto fra poco me ne vado, dimmi con chi è uscita e basta su, non abbiamo 10 anni che ci dobbiamo nascondere le cose!"
"Va bene. Ma ti giuro che io non c'entro niente."
"Non promette niente di buono. Con chi è uscita?"
"Christian."
"Il fratello di London? Ti prego dimmi che stai scherzando."
"Vorrei potertelo dire ma non posso."
"E tu ce l'hai fatta uscire? E la protezione dalle persone come noi?" Disse facendo le virgolette con le dita sulla parola protezione.
"E io cosa ci posso fare? Si è presentata li con lui e non potevo di certo fare la sbottata di fronte alla sua amica. Cerca di capire."
Annuì "Va bene posso capire."
"Poi con quello che hanno passato insieme non credo che lei sia così stupida da accettare un appuntamento con lui. Non dopo quello che le ha fatto."
"Non ne sarei cosi sicuro.."
"Io devo tornare a New York, e subito anche."
"Io devo venire con te. Questa cosa mi riguarda!"
"Non pensarci nemmeno!"
"Io lo devo sapere, ho il tuo stesso diritto di sapere cosa ha fatto, quindi io verrò con te!"
"Okay ma non ti lamentare se ti ucciderò se non sento cose positive!"
Uscimmo da casa sua e salimmo in macchina per tornare a New York. E non posso credere che sto portando con me la causa di tutto questo casino. Spero solo che lei non ci sia, non riuscirebbe a sopportarlo.

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