Capitolo 3

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Steph Pov
Questa mattina sono andata a scuola e ho pensato che fosse un giorno come tutti gli altri, invece avevo sbagliato del tutto.
Fino all'ora di pranzo stava andando tutto bene, poi a pranzo è successo il vero casino.
Ero in uno dei tavoli con le mie amiche e stavo ripassando per il test di chimica che avrei avuto nel pomeriggio quando la mia vicina mi diede una gomitata e disse "Guarda un pò Steph." mi misi gli occhiali sopra la testa ormai rassegnata e pensai subito di avere le visioni.
Sbattei le palpebre varie volte ma purtroppo era tutto realtà.
Jay era sopra il tavolo davanti al mio e stava zittendo la gente.
Quando tutti si zittirono Jay si schiarì la voce, mi guardò e io scossi la testa per evitare che dicesse tutto ciò che volesse dire e cercai di tornare a studiare.
Mi rimisi gli occhiali e mi concentrai solo sul libro di chimica.
Ieri mi aveva chiesto di andare al ballo con lui e io gli avevo detto di no e avevo deciso di lasciarlo.
Dopo il mio diciottesimo compleanno ho capito che per quanto Jay fosse un fantastico ragazzo quella per lui era solo una semplice cotta. Io amavo Evan e cosi sarebbe rimasto.
Jay mi disse solo che sarebbe stato felice solo se lo ero io, ma adesso sto pensando che non era per niente serio.
"Stephenie Kene, vuoi venire al ballo della scuola con me?"
Ci fu un 'Ohh' collettivo ma io non avrei ceduto cosi facilmente. Io volevo andare al ballo con Evan e Jay mi stava mettendo in difficoltà.
La mia amica lo notò e disse "Andiamo Steph. Andiamo via di qui." annuii e ci alzammo e mi trascinò nei bagni e io scoppiai a piangere.
"Steph calmati. Ti giuro che passerà."
"Evan era lì vero?"
"No. Non era ancora arrivato."
Annuii e mi asciugai le lacrime. Non potevo crollare cosi, non me lo potevo permettere.
Mi sistemai e uscii dal bagno e andai al mio armadietto.
"Che cazzo ti succede? Perché non vuoi venire al ballo con me?"
Chiusi l'armadietto "Perché io voglio andare al ballo con Evan e basta! Cazzo Jay non chiedermelo ancora, mi dispiace di averti illuso ma per me era un brutto momento ed è stato solo un momento di debolezza. Io amo Evan, mi dispiace." dissi cercando di lasciarmelo alle spalle.
"Va bene." si avvicinò e per farsi sentire solo da me disse "Tanto io e te andremo all'università insieme e lui andrà a Los Angeles. Non durerà mai." e se ne andò. Dopo la scuola andai all'aeroporto a prendere mio padre e ci fu silenzio per tutto il viaggio per andare a casa.
Mi tolsi il giacchetto e andai in cucina e presi i cereali. Mi sedetti sull'isola della cucina e mi misi a mangiare prendendo i cereali direttamente dalla scatola.
Mio padre se ne accorse "Stephenie!"
"Che c'è?"
"Se ti vede tua nonna ti.."
"Nonna mi vede tutti i giorni fare cosi al contrario tuo e le sta bene." dissi con un sorriso falso "Perché sei qui papà?" chiesi poco dopo continuando a mangiare.
"Non credi che io e te dovremmo parlare Stephenie?"
"Di cosa? Non mi sembra di aver fatto qualcosa di male."
"Tu sai a che anno sei tesoro, vero?"
"Si, all'ultimo. Spiegami il problema papà."
"Bene. Hai pensato al tuo futuro?"
"Certo. È già tutto pronto. Ho già inviato la richiesta e sto aspettando una risposta ma credo che alla Chicago University mi prenderanno di sicuro e.."
"Alla Chicago University?" chiese sorpreso.
"Si, dove senno?" risposi ovvia.
"Tesoro non voglio farti arrabbiare ma alla Chicago University non c'è il corso di fotografia."
"Papà io ho chiuso con la fotografia."
"Tesoro fai delle foto stupende ed è l'unica cosa che ti è rimasta della mamma e.."
"Papà smetti di parlare di lei okay?"
"Stephenie io e tua madre abbiamo parlato e insieme abbiamo deciso di iscriverti all'università di New York dove io faccio il rettore. Tranquilla tesoro, ti hanno già presa e ti hanno già assegnato un dormitorio e.."
Aspettate un attimo, ma siamo seri? Mi ha iscritto all'università di New York senza dirmi niente? E poi lo ha fatto confrontandosi con quella stronza?
"Wow. Hai già programmato tutto eh?"
"Tesoro non puoi stare qui con la nonna tutta la vita.'
"E perché no? È la mia bambina e può stare con me quanto vuole." eccola, la mia splendida difesa personale.
"Ti prego non ti ci mettere pure tu."
"Ti sembra di essere stato un buon padre per questa ragazza Marcus? Beh perché io credo di no. Se devo ricordartelo la persona che ha cresciuto questa ragazza non sei stato tu ne tanto meno sua madre, ma sono stata io."
"Si, infatti lo vedo come è diventata. Si è tinta i capelli, tradiva il suo ragazzo comportandosi da puttana.. Sisi, ha avuto proprio un buon esempio." appena sentii quelle parole scoppiai a piangere.
"Ti voglio fuori di qui Marcus. Ti voglio fuori da questa casa subito." rispose mia nonna trasformandosi in una specie di poliziotto cattivo.
"Guardami Stephenie." disse tirandomi su il viso "Tu in un modo o nell'altro verrai a New York con me, mettitelo in testa!" e dopo queste parole uscì di casa lasciandomi in lacrime con mia nonna.
"Tesoro ho bisogno di dirti una cosa." disse poi quando riuscii a calmarmi "Tuo padre ha esagerato e tutto ma credo che per una cosa abbia ragione."
"Per cosa scusa?"
"Tu sei una fotografa nata tesoro. Tu devi fare quella scuola. In quella scuola ci vanno le persone che vogliono sfondare nel mondo dello spettacolo e anche se lui non fosse il rettore tu saresti dentro quell'università lo stesso."
"Cosa stai cercando di dire?"
Prese un respiro "Sono stata io a chiamarlo. Lui aveva chiamato e mi aveva chiesto di dirti dell'università"
"Ma tu non me ne hai parlato."
"Lo so. Gli ho detto che tu avevi detto di si e gli ho mandato i tuoi lavori. Lui oggi doveva solo dirti che ti avevano preso."
Rimasi a guardarla "Perché? Io sto bene qui e.."
"Tu vuoi andare a New York Steph! È il tuo sogno e lo sai."
Okay aveva ragione, mi sarebbe sempre piaciuto andare a New York ma dopo questi casini in famiglia non ci avevo più pensato.
"Chiamalo tesoro. Chiamalo e digli di sì! È a New York il tuo posto, non a Chicago!"
"Va bene. Puoi farlo tornare qui." dissi mostrando un falso sorriso.
Dopo un pò mio padre tornò e decisi di accettare la sua proposta.
Appena sentì la risposta si fece riaccompagnare all'aeroporto e quando tornai a casa e spensi la macchina davanti alla porta vidi un'altra macchina parcheggiata nel vialetto.
"Ciao nonna sono a casa." urlai ma non udii nessuna risposta.
"Evan?" dissi entrando in soggiorno.
"Ehi.. Volevo farti una domanda."
Posai la borsa "Che sta succedendo?"
Avevo un po paura, Jay poteva aver parlato con lui.
"Vuoi venire al ballo con me Steph?"
Certo, me l'aspettavo un pò diversa la proposta per il ballo però ero felice che me l'avesse fatta, sempre meglio tardi che mai.
"Sì, certo che si."
Lo abbracciai e lo baciai e rimanemmo cosi per qualche minuto quando distrusse il momento dicendo "Ora devo andare agli allenamenti." mi staccai e annuii.
Mi lasciò il fiore e se ne andò.
Non sapendo cosa fare mi sdraiai sul divano per guardare un po di televisione ma mi addormentai nemmeno 10 minuti dopo.
Ultimamente non avevo dormito molto, la scuola è quasi finita e ho avuto molto da studiare in questo periodo.
I test finali era andati tutti bene.
Sono sempre stata brava a scuola e i miei professori mi hanno sempre spinto a fare domanda per andare ad università come Yale o altre di tale importanza ma non l'ho mai fatto.
Forse per paura, forse per sfiducia in me stessa, non lo so, ma è come se dentro di me sapessi già cosa volessi nella mia vita.
In realtà se devo sincera quando ho fatto domanda per la Chicago University l'ho fatta per il corso di fotografia.
L'università di Chicago è l'università delle arti, un pò come quella di New York. Il problema è che la New York Academy, il vero nome della scuola è questo, è che quella scuola è a numero chiuso e la possibilità di entrare in uno di quei corsi specifici è di una su un milione. Lì ci sono solo persone che hanno un talento enorme e l'unica cosa che mi ha impedito di fare domanda è che non mi sembravo cosi brava come tutta la gente che usciva di lì.
L'università di Chicago riguardo a queste cose è un pò come una seconda scelta, se non vieni presa a New York e vuoi fare quella cosa vai a quella di Chicago, la seconda scelta.
Quindi dire che andrò alla New York Academy è come un sogno che si avvera. Sogno questo momento da quando avevo 8 anni, cioè da quando ho iniziato a fare le foto sul serio e da quando ho visto tutte quelle cose che fanno in quella scuola.
Solo che quando avevo 8 anni quelle cose me le faceva vedere mia madre ed era lei che mi diceva che quella era la scuola che avrei dovuto frequentare.. Solo che il problema è che mia madre mi ha abbandonato e da quel giorno in cui l'ho vista sgattaiolare fuori di casa io non l'ho più vista e non mi ha parlato mai più.
Mi svegliai quando sentii delle voci in cucina.
Mi alzai e quando andai in cucina vidi mia nonna parlare con Jay "Che ci fai qui?"
Jay si voltò e sorrise "Ben svegliata."
"Te lo ripeto, cosa ci fai qui?" domandai ancora con tono più duro incrociando le braccia al petto.
"Steph calmati."
"Stai tranquilla. Comunque volevo parlare con te in privato se possibile."
Sospirai "Vieni di sopra allora." e lui mi seguì.
"Cosa vuoi adesso?"
"Non sono qui per invitarti di nuovo al ballo se vuoi saperlo, sono qui per chiederti una cosa.."
Mi sembrava abbastanza serio, e forse fin troppo.
"Cioè?"
"Questa mattina ho sentito Evan e mi ha detto che doveva parlarti.."
"Si, è venuto prima ma doveva andare agli allenamenti e se ne è andato." per un momento sembrò voler dire qualcosa ma poi richiuse la bocca e si passò una mano tra i capelli.
"Jay arriva al punto."
"Volevo sapere cosa ti aveva detto.."
"Che cosa te ne importa Jay?" chiesi un pò rotta e un pò preoccupata.
"Ti prego Steph, voglio solo saperlo, non voglio giudicare ne altro. Voglio solo sapere cosa ti ha detto.. Ti prego." mi prese una mano e mi guardò con quello sguardo da ragazzo gentile e dolce.
Gli lasciai la mano "Mi ha solo chiesto di andare al ballo con lui, pensavo te ne avesse parlato."
Lui cercò di evitare il mio sguardo e annuì con poca convinzione.
Questa volta fui io a prendere la sua mano "Jay, c'è qualcosa che devi dirmi?"
"No Steph è tutto okay. Volevo solo sapere se alla fine era riuscito a invitarti."
"Jay conosco questo sguardo, mi stai nascondendo qualcosa, non è vero?"
"Voglio farti una domanda Steph e ti prego rispondi sinceramente."
"Va bene. Sarò sincera."
Prese un respiro "Ami Evan?"
"Si."
"Ti.. Ti fidi veramente di lui Steph?"
"Certo." abbassò lo sguardo "Jay stiamo insieme da anni. Se non mi fidassi di lui ci saremmo già lasciati un bel pò di mesi fa non credi?" chiesi cercando di essere il più ironica possibile "Forse è lui che non dovrebbe fidarsi di me.. E di te anche."
"Andiamo stavamo bene insieme su." disse stringendomi la mano.
"Si ma siamo stati anche degli stronzi con lui."
"Ah quindi lo ammetti eh?"
"Che cosa?"
"Che eravamo una bella coppia."
"Si, lo eravamo. Solo che è giusto cosi Jay e poi non sarebbe durata."
"In che senso?"
Lui pensava che sarebbe andata a finire bene per noi solo perché sapeva che sarei andata all'università con lui, solo che i miei piani erano cambiati.
"Jay devo dirti una cosa."
"Evan lo sa? Perché non saprei tenere un altro segreto."
"Si lo sa. Mi ha sentito parlare con mio padre e lo sa."
"Okay, dimmi pure allora."
"Non verrò all'università a Chicago. Andrò a New York."
"Che vuol dire? Avevi detto che ti avevano preso e.."
"Si, mi hanno preso infatti, ma la cosa che non ti ho detto è che io avevo fatto domanda per il corso di fotografia ma a New York è molto meglio. Io voglio fare la fotografa professionista, e andare a New York è l'unico modo per diventarlo."
"Andiamo Steph, anche a Chicago ne avrai la possibilità, è un'accademia artistica anche quella e.." lo interruppi di nuovo "Si ma sarebbe la seconda scelta! Avrei dovuto fare subito domanda a New York ma non l'ho fatto perché avevo paura e quando mio padre me lo ha proposto io ho detto di si. L'accademia di New York è la migliore in qualsiasi campo e chi esce di lì arriva in alto, ed è il posto in cui voglio arrivare io, e se andassi a Chicago me ne pentirei e basta."
Ci fu qualche minuto di silenzio finché Jay aprì bocca "E quando partirai?"
"Subito dopo il diploma."
"Quindi fra una settimana te ne andrai?" annuii "Mi dispiace tanto."
"Anche a me." aprì la porta "Avrei solo dovuto pensarci prima." rispose prima di andarsene via e prima di lasciarmi da sola.

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