Capitolo 37

129 4 2
                                    

Carter Pov
Erano già passate due ore. Ma quanto tempo ci vuole?
Ero arrivato in ospedale subito dopo la chiamata di Haley ma non ero riuscito a vedere ne lei ne Steph.
Quando arrivai in ospedale ad attendermi c'era Dylan.
Alla fine non erano venuti con Mackenzie perché avrebbe portato a vari casini e l'avevano lasciata ai miei.
Ci dirigemmo insieme verso la sala d'attesa. Nella sala d'attesa oltre a noi c'era una coppia.
Erano una giovane coppia, avranno avuto qualche anno più di me.
La donna appena entrammo mi guardò e si paralizzò per qualche secondo.
Io non ci feci caso e andai a sedermi.
Poco dopo quella donna si alzò dalla sua sedia e si avvicinò a me "Tu sei Carter vero?"
Come fa a sapere chi sono?
"Sì."
"Io sono Anne. Stephenie non ti ha detto niente?"
"Lei deve essere la persona a cui ha deciso di lasciare il bambino." azzardai.
"Sì, esatto. È solo che non pensavo di vederti qui." disse quasi preoccupata di vedermi qui.
"Perché?"
"Anne." la richiamò il tipo che era con lei.
Lei non lo ascoltò e disse "Mi ha detto che vi eravate lasciati e che non parlavate."
"Sì, ed è così. Però mia sorella mi ha chiamato e.."
"Tua sorella è Haley giusto?" annuii "È una ragazza meravigliosa. E molto matura per avere solo vent'anni."
Vorrei anche vedere, l'ho cresciuta io!
"Sì, diciamo che è così."
La donna si mise di nuovo seduta accanto a quell'uomo e non potei fare a meno di guardarlo.
Lui crescerà mio figlio. Lui giocherà con mio figlio. Lui lo aiuterà quando andrà a scuola, lui lo aiuterà a compiere i suoi primi passi, lo vedrà fare stronzate e magari non sarà il padre che si merita questo bambino o che Steph si aspetta.
No. Non posso permettere che mio figlio cresca con uno sconosciuto.
Non voglio che accada.
A interrompere i miei pensieri fu la porta che si apriva mostrando Haley con il fiatone.
Mi alzai di scatto come quei due, che pendevano dalle sue labbra, ma lei mi vide, mi venne incontro e mi abbracciò.
Quando si staccò disse "Vuole vederti."
"Le hai detto che sono qui?"
"No. Lei mi ha detto 'se è qui puoi chiamarlo?' e io lo sto facendo."
Vuole vedermi, buon segno no?
Stavo per lasciare la stanza quando lei mi afferrò per un polso e nell'orecchio mi disse "È l'ultima occasione Carter. Ora o mai più."
Le sorrisi "Non la sprecherò." poi iniziai a correre e rallentai quando mi ritrovai davanti alla sua stanza.
La porta era socchiusa e decisi di entrare senza bussare.
Lei sentì la porta e alzò lo sguardo. Era cambiata. La ragazza dai capelli rossi non era più lì, non era più dentro di lei.
Quando mi vide sorrise dolcemente e si passò una mano tra i capelli biondi.
"Vieni." mi avvicinai e disse "Volevo che tu lo vedessi."
Mi appoggiai al letto e mi ritrovai all'altezza del suo viso "Mi hai chiamato solo perché lo vedessi?"
Lei non rispose. Avevo un'unica possibilità e dovevo giocarmela bene.
"Steph, io sono convinto che se tu ci provassi saresti una mamma bravissima e perfetta."
"Perché dici questo?"
"Non vuoi tenerlo per questo. Perché non ti senti all'altezza. Ma nessuno è mai davvero all'altezza. Quei tizi possono sembrare perfetti, ma nessuno lo è. Nemmeno loro."
"Possono diventarlo."
"E potremmo diventarlo anche noi, se solo tu ti dessi una possibilità." le dissi prendendole la mano.
Solo in quel momento lo vidi. Aveva gli occhi aperti e la mano aperta come se mi invitasse a stringergliela. Ma non ce la facevo. Ha gli occhi di Steph e qualche capello scuro sulla testa, come i miei.
"Non ti sto chiedendo di tornare con me. Lo so, sono stato un deficiente, non avrei dovuto ascoltare quelle cose e non avrei dovuto farmi condizionare da quelle parole. Non so perché l'ho fatto ma ci sto male. Però per favore, non prendere una decisione del genere perché io mi sono comportato da coglione. Non tornare con me se non vuoi, ma proviamo ad essere dei buoni genitori. Vuoi darlo via per il suo futuro, ma ti assicuro che non avrà un bel futuro quando gli diranno che i suoi veri genitori lo hanno abbandonato. Preferisco vedere mio figlio crescere con noi due separati che con due estranei. E credo che lo vorrebbe anche lui."
Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, ma era tutto ciò che pensavo e che avrei dovuto dirle tanto tempo fa.
Lei si mise a piangere. Quando si calmò chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e poi strinse la mia mano.

You are my disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora