Steph Pov
Dopo aver passato svariate ore tra aereoporti e aerei, io ed Haley siamo finalmente tornate a New York.
Eravamo state a Chicago tre giorni, e dopo questo speravo di non doverci più tornare.
Fuori dall'aeroporto io e Haley ci salutammo e ci dirigemmo verso due taxi differenti che ci avrebbero portato a casa dopo due settimane da pazzi.
Non avevo detto a Carter che sarei tornata questa mattina e speravo che non fosse a lavoro.
Speravo che Luke fosse andato a scuola sennò avrei ammazzato Carter.
Quando arrivammo davanti al mio palazzo scesi dal taxi, presi la valigia e pagai dirigendomi poi verso il portone d'ingresso.
Tirai fuori dalla borsa la chiave e quando entrai presi l'ascensore per arrivare all'appartamento.
Decisi di suonare, speravo che non fosse andato a lavoro.
Aspettai ma nessuno venne ad aprire. Suonai ancora e stavolta sentii dei rumori provenire dall'interno.
"E che cazzo!" sentii dire. Risi immaginando che, come al solito, aveva problemi con la porta.
La porta si aprì e dissi "Quanto dovrai vivere qui prima di imparare ad aprirla?"
Lui sorrise e mi avvicinò a lui per baciarmi.
Quando si staccò disse "Non è colpa mia se la mia ragazza mette cento chiusure sulla porta. Dai vattene però perché potrebbe arrivare da un momento all'altro."
"Ma quanto sei demente." entrai in casa e la trovai stranamente pulita. Troppo pulita.
"Luke dov'è?"
"A scuola. Sei tornata prima solo per vedere se lo avevo mandato a scuola?"
"Certo che no!"
"Sul serio. Non ti aspettavo oggi."
"Aspettavi qualcun'altro? Oppure un'altra?"
"Ma che un'altra! Non pensavo che tu tornassi oggi e basta. Come mai sei tornata oggi?"
"Non avevo più niente da fare a Chicago, e poi ti avevo fatto una promessa."
"Come è andata?" iniziava ad essere teso.
"Ecco, devo dirti una cosa a proposito.."
"Cosa?"
"Quando l'ho visto mi sono resa conto di essere ancora innamorata di lui. Mi dispiace, non pensavo che potesse succedere, pensavo di averlo dimenticato." dissi cercando di essere il più seria possibile.
Lui iniziò a preoccuparsi "Lo sapevo! Non dovevo dirti di sì, lo sapevo che sarebbe successo qualcosa. Cazzo!" disse mettendosi le mani nei capelli.
Non resistetti più e iniziai a ridere.
Lui se ne accorse e si ricompose "Mi stavi prendendo in giro?"
"Sì. E dalla tua reazione ho capito che potrei avere futuro nella recitazione."
"Ma vaffanculo. Sei una stronza! Io ci stavo credendo davvero!"
"Mi dispiace. Volevo vedere come reagivi. E poi mi sono divertita a prenderti in giro." dissi scoppiando a ridere.
Lui si passò una mano tra i capelli e serrò la mascella.
"Bene. Ti diverti a prendermi in giro? Ora non ti divertirai più." il suo ghigno malefico mi preoccupava. Provai ad allontanarmi ma lui era veloce. In un secondo azzerò la distanza, si chinò e mi tirò su come se fossi stato un sacco di patate.
"Dai per favore mettimi giù. Stavo scherzando."
"Eh no. Ti diverti a vedermi soffrire e questa me la paghi. E poi la vista da qui non è niente male."
Gli tirai uno schiaffo sulla schiena "Sei uno stronzo." lui non rispose e continuò a camminare e io non capivo dove stava andando.
"Mettimi giù! Sii adulto Carter."
"Parli proprio tu?" disse fermandosi.
Mi spostò dalla sua spalla e pensai che si fosse stufato, invece ciò che sentii fu l'acqua fredda bagnarmi tutti i vestiti.
"Sei uno stronzo." mi mise giù e con il tubo della doccia iniziò a bagnarmi dalla testa ai piedi "Non ho capito, è troppo fredda? Aspetta che la metto calda." spostò la leva verso la parte calda e l'acqua iniziò a bruciare e io iniziai a urlare mettendomi le mani davanti al viso per non bruciarmi.
"Sei una testa di cazzo! Ma quando cresci?" dissi facendo finta di incazzarmi incrociando le braccia al petto e guardandolo male.
"Scusa." disse mettendo giù il tubo della doccia. Errore enorme.
Mi piegai di scatto e lo ripresi gettandoglielo nel viso.
Lui spense l'acqua e disse "Ah, io dovrei crescere? E tu invece? Per te proprio non c'è più speranza."
Gli feci la linguaccia e alzai il medio.
"Per me c'è sempre speranza."
"Non penso proprio. Sei cretina. Mi chiedo se anche le altre sono così."
"E le altre sarebbero?"
"Ma non lo so. Sai, ci sono tante ragazze che mi vengono dietro."
"Ah si? Beh, allora vai a provarci con loro." dissi allontanandomi.
Finché si scherza va bene, ma non può parlare di altre ragazze in mia presenza. Sono gelosa e sono anche un po' pazza, lui lo sa, quindi perché deve farmi incazzare dicendomi queste cose? Lo sa che non sopporto di essere paragonata ad altra gente e lui lo fa. Certe cose non le sopporto proprio per niente.
"E dai, scherzavo piccola."
"Vaffanculo."
"Dai, te la sei presa? Lo sai che io sto scherzando. Sai che ci sei solo tu."
"No, veramente non lo so. Ma tu dovresti sapere che non sopporto i paragoni, soprattutto con altre ragazze."
È inutile fare tanti discorsi, lui è bello, è un ragazzo stupendo che, nonostante il suo essere stronzo, con la sua sfacciataggine attira tutte le ragazze. E sfortunatamente per me le ragazze che attira sono tutte super bellissime.
E questo mi fa sentire insicura, molto insicura.
È passato tempo dal giorno in cui ci siamo conosciuti, sono cambiata e fisicamente la gravidanza ha aiutato poco.
Il pensiero che un giorno io non sarò più abbastanza bella e adatta per lui mi fa stare veramente male.
Lui problemi non ne ha, se ci dovessimo lasciare, e spero davvero che non succeda, lui non avrebbe problemi a trovare una ragazza. Perché si, se dovrà dire che ha un figlio nessuna ragazza lo lascerà mai da solo, cosa che invece a me potrebbe succedere.
"Che hai?"
"Sono insicura va bene? È vero, ti vengono dietro tante ragazze, e questo mi fa sentire insicura. E molto." gli dissi infine.
"Ma cosa stai dicendo?"
"Non hai torto. Tutte le ragazze sono molto meglio di me, e il pensiero di poterti perdere fa male. Tu credi che sia semplice, ma non è bello. Quando ti guardano ti fissano tutte e lì mi sento inutile. Potresti dire a tutte le ragazze del mondo che hai un figlio e nessuna ti direbbe mai di andare via, anzi, accetterebbero anche il bambino."
"Okay basta. Dici solo cavolate. Ma sai cosa me ne frega di tutte quelle che mi fissano? È passato il tempo in cui le guardavo tutte. Tu parli di queste cose e dici che stai male. Sai quanto sono stato male io quando sono arrivato qui e quella sera stessa sei uscita con il tuo collega? Tu non sai davvero quanto queste cose facciano male."
"Non lo so? Il giorno dopo eri nel mio ufficio con il mio capo che ci provava con te e tu la lasciavi fare. Pensi che io sia stata bene? Direi proprio di no!"
"E cosa dovevo dirle? E comunque è una cosa totalmente diversa. Tu con il tuo collega ci sei uscita, io con il tuo capo ci ho scambiato sì e no qualche parola."
"E Kate invece? L'unico ragazzo che ha conosciuto Luke è Christopher. E non stavamo neanche insieme, mentre tu, quando Luke veniva a Los Angeles, viveva praticamente con la tua fidanzata. Sai che mi racconta tutto vero?"
"Anche a me racconta tutto. E mi ha raccontato dei tuoi pianti per la mia relazione."
"E cosa pensavi che dovessi fare? Se non ci avessi tenuto avrei detto di sì a Christopher e ora ci starei insieme. Ma non l'ho fatto perché c'eri solo tu. Cosa che per te non era uguale." dissi cercando di andare via di nuovo ma mi prese per un polso "Se tu non fossi importante per me non l'avrei lasciata. Cos'è che non riesci a capire?"
"Ho paura. Hai visto com'è finita l'ultima volta. Rimaniamo insieme rimaniamo insieme e poi invece ti sei trovato un'altra."
"Ascolta io.."
"Non voglio che succeda di nuovo." lui aprì la bocca per rispondermi ma poi ci ripensò e disse "Va bene ascolta. Asciugati e cambiati. Devo portarti in un posto." detto questo mi sorpassò e lasciò il bagno lasciandomi da sola senza capire.
Rimasi qualche secondo ferma a guardare la porta e poi decisi di fare ciò che mi aveva detto di fare.
Mi asciugai i capelli e poi mi cambiai. Misi dei jeans neri e un maglioncino bianco. Mi misi le scarpe e quando uscii dalla mia stanza vedi Carter già sulla porta d'ingresso "Sei pronta?" annuii e dopo aver preso la borsa uscimmo di casa.
Salii sulla sua Mercedes nera e prima di partire dissi "Ma Luke?"
"Lo andiamo a prendere dopo cena. Ho già programmato tutto. Tu fidati."
Dopo mezz'ora di macchina ci ritrovammo davanti a un cancello e lui si fermò.
"Dove siamo?"
"Prima di continuare ti devi mettere questa." disse tirando fuori dalla tasca dei jeans una benda.
"Stai scherzando spero."
"Ti sembra che io stia scherzando? Dai, girati che te la metto." non dissi niente, mi girai e mi mise la benda sugli occhi. Non vedevo niente e non vedevo l'ora di toglierla.
La macchina ripartì e si fermò solo cinque minuti dopo.
"Ti aiuto io a scendere. Aspetta un attimo." sentii la portiera aprirsi e poi chiudersi e dopo qualche secondo la sentii aprirsi di nuovo.
Mi prese la mano e mi aiutò a uscire. Chiuse la portiera e disse "Tu ascoltami e basta. Ti guido io." annuii e mi feci guidare.
Mi aiutò a salire degli scalini e mi fermò. Sentii il tintinnio delle chiavi e poco dopo sentii uno scatto e immaginai che avesse aperto una porta.
Iniziò di nuovo a guidarmi all'interno della casa. Chiuse la porta. Qui dentro c'era molto caldo in confronto alla bassa temperatura che c'era all'esterno.
"Tutto bene?"
"Sì. Quanto manca?"
"Poco." mi trascinò ancora per un po' e poi disse "Ecco, fammi fare quest'ultima cosa e ci siamo." sentii dei rumori vicini a me ma non riuscii a capire cosa fossero.
Mi fece fare ancora qualche passo e poi mi fermò di nuovo.
"Ora ci siamo."
"Finalmente."
"Sei pronta?"
"Sì." ero agitatissima. E se fosse stato tutto un scherzo? Se mi stesse prendendo in giro?
Lentamente, o almeno a me parse, iniziò a sciogliere il nodo della benda e poco dopo non vidi più il nulla, ma mi ritrovai davanti il mare.
Long Island. Mi aveva portato a Long Island. Perché mi aveva portato a Long Island?
Lo guardai "Perché siamo qui?"
"Non è quello che volevi? Non è il tuo sogno stare qui?"
"Ma come fai a.. Luke."
"Già. Tuo figlio parla molto."
"Speravo non così tanto. Comunque cosa vuol dire?"
"Vuol dire che è ora di farti capire cosa penso."
"Che vuoi dire?"
"Quando sono venuto qui l'ho fatto solo perché dovevo risolvere i problemi che avevo creato. Ho fatto dei disastri che non possono essere risolti così semplicemente ma voglio avere una possibilità, e questa è l'ultima che ti chiedo. Ho passato tre quarti della mia vita a fare il coglione e ho pensato solo a divertirmi. Solo negli ultimi anni, quando ti ho conosciuto, le cose sono cambiate. E credimi quando ti dico che questi cinque anni sono stati i peggiori della mia vita perché non c'eri, ma ora che sono qui, con te e con nostro figlio, mi sento felice. Ma non lo sono abbastanza. Non senza farti capire ciò che provo e non senza farti sentire sicura e non senza sapere che hai completa fiducia in me. Volevo chiederti questa cosa da mesi, avrei voluto farlo ad Amsterdam ma con tutti quei casini le possibilità che tutto sarebbe andato storto erano altissime, quindi te lo dirò ora."
Il cuore mi batteva all'impazzata.
"Guarda giù." disse poi avvicinandomi alla ringhiera del terrazzo.
Guardai giù e mi misi una mano davanti alla bocca.
Tante piccole lampadine, unite tra loro per formare una frase 'Vuoi venire a vivere con me?'
Mi voltai verso di lui che era in ginocchio con una scatolina aperta con dentro un anello "Mi vuoi sposare?"
Rimasi lì ferma, con una mano sulla bocca, sorpresa da tutto questo.
Ma perché non stavo rispondendo?
"Non è uno scherzo vero?"
"No. Sono serissimo. Allora?"
Ma ci devi pensare ancora molto?
"Sì. Certo che sì." mi mise l'anello e mi veniva quasi da piangere. L'ultima cosa che mi aspettavo quando mi ha portato qui era una proposta di matrimonio.
Lo presi per la camicia facendolo alzare e lo baciai.
"Direi che ora mettiamo via l'insicurezza eh." disse sorridendo mentre io mi guardavo l'anello non smettendo mai di sorridere.
"Vieni. Prima di comprare questa casa direi che la devi vedere e ti deve piacere. Che ne dici?"
Annuii non riuscendo a parlare.
Rientrammo in casa e guardai il piano di sotto che era molto carino e spazioso. Ovviamente avrei dovuto cambiare qualcosa ma per iniziare poteva andare bene.
Le scale erano grandi e lunghe.
C'erano tre camere molto grandi e in ognuna di queste c'era un bagno privato.
La camera matrimoniale era la più grande, c'era una cabina armadio e c'era abbastanza spazio.
Scendemmo due rampe di scale e aprii la porta del seminterrato. Era grande e c'era una porta scorrevole dove dietro c'era un'altra stanza.
Questa casa ha tutto.
"Andiamo fuori." e anche l'esterno era perfetto. Un bel giardino verde e spazioso e una piscina interrata.
"Mi piacerebbe sapere quanto costa tutto questo."
"Neanche troppo. L'unico problema sarà la distanza dalla scuola e dal lavoro. Ma ci sveglieremo prima. Allora, che ne dici? La posso comprare?"
"Sì. La voglio!" dissi facendo la voce da bambina, cosa che mi fece pensare a Luke "Aspetta. E se a Luke non piace?"
"Mi credi così cretino? L'ho obbligato a dirmi dove avresti voluto vivere e abbiamo cercato molto. Questa gli piaceva più di tutte ed è stato irremovibile."
"Quindi Luke sa della proposta?"
"Sì." guardò l'orologio "E si sta facendo tardi. La madre del suo amichetto mi ammazza se ritardo."
"Va bene andiamo."
"Tranquilla. Entro un mese vivrai qui dentro. Lo giuro.
"Ti amo."
"Anche io." ci baciammo e ci dirigemmo verso la macchina.
Mezz'ora dopo Luke era in macchina con noi.
"Glielo hai chiesto?"
Carter rise "Luke devi chiedermelo quando siamo da soli! Ti è andata bene che gliel'ho chiesto. Sennò avrei dovuto chiederglielo ora."
"Scusa papà. Hai ragione. Ti è piaciuta la casa mamma?"
"Tantissimo."
"Vedi papà? Io la conosco la mamma. So cosa vuole."
"Sì, per fortuna ci sei tu."
"Se non te lo dicevo io papà saresti sempre a pensare a come chiederglielo!"
Io mi misi a ridere e mi rivolsi a Carter "Hai visto come è intelligente? Ha preso da me."
"Mhmh, certo, è proprio cosi Steph. Basta crederci." gli tirai un pugno e mimai un vaffanculo che lo fece ridere.
STAI LEGGENDO
You are my disaster
RomanceDue ragazzi. Due anime semplici ma incasinate. Due ragazzi che non sanno come risolvere i loro problemi. Lei: Stephenie Kene, 19 anni, era la classica principessina viziata ma nei primi anni di liceo tutto cambia e la principessa viziata si colora l...