Capitolo 33

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Haley Pov
Parlare a Dylan di quello che è successo quando ho rincontrato Tom è stato terribile.
Mi ero immaginata milioni di sue reazioni a proposito, ma non ne avevo azzeccata nemmeno una.
Quando lo vidi stare così male mi sentii terribilmente in colpa quindi decisi di andare a stare per un pò da mia madre. Vedere Dylan così giù mi avrebbe fatto crollare e non potevo.
Non ci siamo più parlati fino al giorno del test.
Quando entrai in ospedale con Steph e la bambina ad accoglierci ci fu Tom e non gli rivolsi nemmeno una parola.
Steph ogni cinque minuti era in bagno a vomitare e quindi di conseguenza, ero da sola con Tom, e non mi piaceva.
Per tutta la durata del test decisi di aspettare fuori. La tensione era troppa da sopportare e io, che non ne sono mai stata in grado, ho deciso di non affrontare la situazione.
Quando i ragazzi uscirono presi la bambina in braccio e cercai di avviarmi velocemente verso l'uscita.
"Haley. Possiamo parlare?" mi voltai "Dobbiamo farlo proprio adesso?"
"Ascolta io ho bisogno di parlarti, e devo farlo il prima possibile."
So che non dovrei cedere ma anche io devo parlargli e quindi annuii "Va bene. Prima però devo lasciare la bambina a mia mamma."
Acconsentì dicendo che sarebbe passato da casa mia poco dopo e io presi l'uscita cercando la macchina.
Trovata la macchina misi Mackenzie al suo posto e partii.
Arrivai a casa venti minuti dopo e appena entrai vidi mia madre che si mangiucchiava le unghie. Quando è in ansia lo fa sempre.
"Come è andata?"
"Mamma non si sa ancora niente. Mi puoi fare un favore? Puoi tenere per un po' la piccola? Dylan vuole parlarmi." mia madre prese Mackenzie e la portò in cucina mettendola sul seggiolone e quando tornò mi portò in sala e ci sedemmo sul divano.
Mi strinse le mani e disse "Tesoro ascolta, come va va. Qualsiasi cosa ti dica sii forte. È l'unica cosa che conta. Non farti abbindolare, non mollare e sii forte."
"Ma ho paura. Siamo sposati da quanto? Nemmeno un anno! Non siamo sposati nemmeno da un anno e tutto potrebbe finire così com'è iniziato."
"Non succederà." in quel momento suonarono al campanello e mi alzai per aprire.
"Hai la chiave."
"Lo so. Sei pronta?"
"Sì." salutai mia madre e uscii di casa.
In questo momento mi sento come la ragazzina di tre anni fa che usciva per la prima volta con il ragazzo sbagliato e non adatto a lei.
"Perché te ne sei andata via? Perché mi hai lasciato da solo?"
"Ascolta mi dispiace okay? So che quello che doveva andarsene eri tu e non io ma sai come sono fatta e non ce la facevo. Da quando ti ho detto quella cosa ti ho visto per la prima volta messo male, messo molto male, e l'unico motivo per cui eri così era solo colpa mia e.."
"Haley ascolta.."
"No! Fammi parlare! Una volta che parlo fammi parlare!" tornò a guardare davanti a sé e mi fece segno di continuare "Come dicevo, tu stavi male e mi sono accorta che se tu stavi male era solo colpa mia. Mi sono comportata da grande stupida, non lo posso negare. È solo che avevo paura. Cerca di capire. Quando Tom mi ha detto così mi sono ritrovata a pensare a un futuro, tra qualche anno. E quello che ho pensato è che lei, diventata più grande, non avesse niente che somigliasse a te, e in quel momento ho visto tutta la mia vita spezzata. Tu te ne andavi dicendomi che stare con me era stato l'errore più grande della tua vita e che ti avevo solo fregato e.." a dirlo ho le lacrime agli occhi "Cerca di capire. Non potevo permettere di perderti. L'unico motivo per cui ho fatto quel che ho fatto è perché non volevo perderti."
L'ho detto. Sono riuscita a dirglielo.
Dylan stette zitto per qualche minuto, poi, continuando a guardare davanti a lui, mi disse "Va bene. Voglio sapere solo una cosa."
"Va bene."
In quel momento mi fissò "Tu credi davvero che lei sia mia?"
"Sì. Io lo sento. Io so che è tua."
"Ma continui ad avere paura che io possa lasciarti. E non sto parlando solo del fatto del test. Tu hai paura che ti lasci anche se lei è figlia mia, hai paura che ti lasci perché non sei stata sicura fino all'ultimo vero?"
Feci un respiro profondo prima di rispondere "La paura rimane sempre."
"Quando sapremo i risultati?"
"Quando tornerò da New York."
"Devi andare per forza?"
"Sì. E non è solo per la scuola. Lo devo a Steph. Lei è rimasta qui per me."
"E per tuo fratello."
"Sì, ma quando sono rimasta incinta non stavano insieme. Ha bisogno del mio aiuto ora."
"È incinta vero?" annuii "So che ti chiedo tanto, ma in queste settimane potresti farmi un favore?"
"Va bene."
"Ti prego, fai ragionare Carter. Comportati da migliore amico come ha fatto lui con te anche se la situazione non gli piaceva."
"Non preoccuparti. Ci penserò io. Tu fai ragionare lei."
"Riguardo cosa?"
"L'adozione." lo guardai senza capire. Lui si alzò, senza guardarmi si avvicinò alla macchina. Aprì lo sportello e poi mi guardò "Un figlio può essere la cosa più bella del mondo, e se lo lascia a qualcun altro ne soffrirà per sempre." disse poi salendo in macchina riferendosi ovviamente al suo caso. A quanto soffrirebbe a lasciare Mackenzie ad un altro ragazzo.
In quel momento mi vennero le lacrime agli occhi, e un fiume di lacrime iniziò a scorrere quando se ne andò.
Entrai in casa sbattendo la porta.
"Che cazzo ho sbagliato nella mia vita per meritarmi tutto questo?" urlai piangendo accasciandomi contro la porta.
"Ehi piccola calmati, va tutto bene."
Alzai la testa "Non dovresti essere qui."
"Lo so. Ero passato solo per prendere una cosa. Che ti succede?"
"L'ho mandato via. L'ho mandato via di nuovo. Quando tornerà sarà per buttare la fede, ne sono sicura."
"Dai. Vieni con me, parliamone."
Scossi la testa e mi alzai "No. Non ce la faccio a parlare con nessuno. Lasciami in pace."
"Perché ti comporti così? Prima mi dicevi qualsiasi cosa. Perché ora non mi dici più niente?"
"Perché ora è tutto diverso. Non siamo più come prima e lo sai. Bisogna crescere Carter. Non posso sempre contare su di te. Soprattutto adesso che stai dalla sua parte e non ti prendi le tue responsabilità."
"Va bene. Me ne tiro fuori. Ma non puoi chiedermi di non stare dalla sua parte perché non se lo meritava Haley."
"Nemmeno Steph si meritava di essere trattata così."
"Mi ha lasciato lei! Ha deciso tutto lei per il bambino Haley."
"No. Lo vuole dare in adozione perché non ti sei comportato come si aspettava a Chicago e non vuole raccontare a suo figlio che suo padre è un coglione che si divertiva e basta con sua madre." dissi io in cima alle scale "Mi sembra semplice da capire."
Non rispose e uscì di casa sbattendo la porta.
La partenza per New York fu abbastanza semplice. Per queste settimane all'inizio avevo deciso di lasciare Mackenzie con Dylan, però quando Steph ha saputo che era incinta e che voleva darlo in adozione ho deciso con Dylan che sarebbe venuta con me. Steph doveva capire che un figlio ti migliora davvero la vita e Dylan, d'accordo con me, ha deciso che era la scelta giusta da compiere.
Per stare a New York avremmo utilizzato l'appartamento in cui abbiamo vissuto io e Steph l'anno passato.
"Posso farti una domanda?" mi chiese lei un giorno mentre eravamo in giro per New York.
"Certo."
"Com'è essere mamma?"
"È difficile Steph." dissi sinceramente "È una cosa difficile, pensi sempre che non ce la farai, quando piange ti senti una nullità, come se quello che fai non è mai abbastanza, però allo stesso tempo quando la guardi ti rendi conto che è la cosa più bella che avresti potuto fare. Perché me lo chiedi?"
"Quando è nata Mackenzie mi sono ritrovata a pensare a come sarebbe stato essere mamma, se sarei stata pronta. E adesso che sono incinta non sono pronta per niente."
"È per questo che lo vuoi dare in adozione?"
"Anche.. Tu pensi che io stia sbagliando vero?"
"No, io.."
"Dimmi la verità. Preferisco sentire una brusca verità che una bugia."
Feci un sospiro "Sì. Io penso che tu stia sbagliando."
"Lo immaginavo.."
"Non è che ti voglio male Steph, è solo che spesso mi chiedo se ci hai pensato abbastanza. Hai ancora qualche mese per pensarci, e dovresti rifletterci soprattutto ora che ti sei lasciata con Carter."
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire che vorrei che tu ti prendessi del tempo per capire cosa vuoi davvero. Non ti sto dicendo di tornare con lui, non lo farei mai, ti sto solo chiedendo di pensare a quanto potrebbe farti stare bene avere un bambino con te. Non voglio che tu ti penta di averlo dato via. Tu pensi davvero che io sia stata pronta? No, non lo sono mai stata e anche ora penso di stare sbagliando. Cosa pensi? Che tra qualche anno sarai pronta? Se è quello che pensi è sbagliato perché non ti sentirai mai pronta. Capirai che è stata la scelta giusta solo quando lo vedrai."
"Io non ce la faccio. È difficile Haley, e lo sai alla perfezione."
"Sì lo so, ma non credere che dandolo via sarà più semplice." dopo questa volta l'argomento 'bambini' non fu più ripreso e per quanto sapessi che non avrebbe più cambiato idea dentro di me speravo che ci ripensasse.
Dylan parlava con la bambina ogni giorno ed io ero sempre più sicura che se non fosse stata sua lo avrei perso davvero.
~
Ormai erano passate due settimane ed era arrivato il momento di tornare a Los Angeles.
Per quanto io ci abbia provato Steph è stata irremovibile. Ha deciso che rimaneva a New York e a New York sarebbe rimasta.
Ci accompagnò all'aeroporto e quando chiamarono il nostro volo l'abbracciai "Sei sicura di voler star qui?"
"Sì. Sai che se fossi rimasta qui fin dal principio non sarebbe successo niente."
"Non sarà la stessa cosa senza di te."
"Non preoccuparti Haley. La nostra amicizia non finirà perché vivo a New York. E poi, puoi venire a trovarmi ogni volta che vuoi."
"Cercherò di venire a New York il più possibile. Di sicuro ci sarò quando il piccoletto o la piccoletta là dentro nascerà."
Mi sorrise ma non era convinta.
"Mi mancherai piccoletta." disse prendendo Mackenzie in braccio e dandole un bacio sulla fronte.
"Mi mancherai anche tu. Tanto."
"Se stai di merda torna a Los Angeles."
"Starò benissimo Haley."
Feci un sospiro, l'abbracciai di nuovo e con Mackenzie mi avviai verso il check-in.
Prima di salire sull'aereo mandai un messaggio a mia madre chiedendole di venire a prendermi all'aeroporto.
Il volo fu abbastanza tranquillo e quando scendemmo dall'aereo con mia grande sorpresa ad aspettarci non c'era mia madre, ma c'era lui.
"Che ci fai qui?"
"Se non mi vuoi posso sempre tornare a casa e farvi prendere un taxi." disse scherzosamente.
"Non lo faresti mai."
"Oh sì. Lo farei."
"Non con me però."
Diventò serio "Lo so."
Per un attimo, in questa semplice conversazione sembrava che la tensione tra di noi non esistesse più, come se tutto quel casino non fosse mai successo.
Dylan mi accompagnò a casa dei miei e mi chiese se poteva tenera la bambina.
Io accettai senza problemi sapendo che in queste settimane l'aveva vista solo tramite uno schermo.
"Haley."
"Sì?"
"Volevo solo dirti che.. Beh, forse prima che tu partissi non sono stato così tanto chiaro."
"In che senso?"
"Quello che volevo che tu capissi è che qualsiasi risposta venga fuori da quel test fra te e me, almeno che tu non lo voglia, rimarrà tutto uguale."
"Che vuol dire?" chiesi mentre dentro di me si stava riaccendendo quel briciolo di speranza che nel corso di queste settimane si stava spegnendo.
"Voglio dire che non ti ho sposato per via della bambina, ma perché era tutto ciò che volevo. E che sia mia o meno voglio continuare a starti accanto." il sorriso sul mio viso si stava allargando sempre di più "Davvero?"
"Sì."
Corsi ad abbracciarlo.
Adesso non avevo più paura del risultato. Niente sarà mai così brutto se avrò lui accanto a me.
Alla fine decisi di aspettare le risposte per tornare a casa con lui e lui capì.
Il giorno dopo mi svegliai alle 8 e iniziai a prepararmi.
Mezz'ora dopo ero in macchina, diretta verso l'ospedale.
Non vedevo l'ora di avere quelle risposte, ma c'era qualcosa dentro di me che mi diceva che non dovevo essere così tranquilla e che niente era sicuro.
Quando entrai nell'edificio salii le scale fino al terzo piano dove trovai Dylan e Tom.
Mackenzie era stata affidata a mio fratello. Questa storia doveva essere chiusa una volta per tutte, e doveva essere chiusa tra di noi.
Diedi il buongiorno a entrambi e mi sedetti tra loro.
L'ansia che non avevo avuto per tutto questo tempo era arrivata a tormentarmi e mi era tornata la paura.
La porta davanti a noi si aprì e la stessa signora dell'altra volta ci invitò ad entrare nella stanza per ricevere le risposte del test.
Avevo lo stomaco in subbuglio, ero davvero preoccupata.
"Vuole leggerlo lei per prima signorina?" chiese la signora con un sorriso dolce che mi dava sicurezza.
Annuii e presi il foglio. Mi tremavano le mani. Presi un respiro profondo e aprii il foglio.
Lo lessi, e man mano che leggevo il mio sorriso si ampliava sempre di più.
"Va tutto bene?" chiese Tom toccandomi un braccio.
"Alla grande."
"Allora? Che dice?"
Guardai Tom e dissi "Tieni." prese il foglio e lo lesse. Mentre leggeva il suo sorriso se ne stava andando "È davvero sua?"
Dylan gli strappò il foglio di mano e dopo aver dato a malapena un'occhiata disse "A quanto pare si. Adesso che è tutto chiaro, addio."
Tom non rispose e se ne andò. In quel momento mi fece un po' pena.
"Devo parlargli."
"Che cosa? Scherzi?"
"Dylan. Per favore. Devo parlargli."
"Va bene."
Corsi fuori e iniziai a chiamarlo.
Continuai a chiamarlo e a urlargli di fermarsi per tutto l'edificio e quando finalmente fummo fuori si fermò.
"Tom mi dispiace veramente tanto."
"Pensavo di aver fatto finalmente qualcosa di bello e invece ci avevo sperato troppo."
Gli misi una mano sul braccio e dissi "Credi davvero che se fossi stata sicura che era tua non ti avrei chiamato? Fidati Tom, se avessi avuto il minimo dubbio ti avrei chiamato subito. Mi dispiace veramente tanto."
"E poi cosa pensavo di risolvere? Non sei mai stata così felice come adesso quando stavi con me. Mi ero soltanto illuso."
"Tom, tu sei fantastico. La ragazza perfetta per te esiste e potrebbe essere più vicino di quanto pensi. Quando stavamo insieme pensavo anche io di essere la ragazza perfetta per te, ma non lo sono e non lo sono mai stata. Mi dispiace tantissimo."
Lo abbracciai di impulso e lui ricambiò l'abbraccio.
"Non volevo mettere in dubbio la tua fedeltà nei suoi confronti. È solo che sentire e vedere quelle cose è stato strano e ti ho detto la prima cosa che mi era passata per la testa. Per favore scusami."
"Sei scusato Tom."
Mi sorrise e poco dopo ci dovemmo dire addio.
"Stai bene?" mi voltai verso Dylan.
"Sì, adesso si."
"Quindi torni a casa con me?"
"Sì. E non me ne andrò più."

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