Capitolo 45

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Haley Pov
Rivedere London, sentirmi dire ancora di essere una cretina per aver sposato un ragazzo che per dimostrare di essere il migliore per anni aveva chiuso il rapporto con mio fratello, e dire che aveva fatto delle cose peggiori aveva riaperto una ferita che pensavo che ormai fosse chiusa. O almeno ben ricucita.
Ma evidentemente non era così. Quando mio fratello tornò dopo la resa dei conti con London avevamo deciso di tornare in hotel.
Ovviamente la giornata non era andata come speravamo, e se non avremmo risolto i nostri problemi la vacanza sarebbe stata del tutto rovinata.
Non volevo farmi vedere debole da Dylan quindi appena arrivammo in hotel salii nella stanza e mi chiusi in bagno.
Mi guardai allo specchio, mi guardai la mano dove era l'anello.
Questo anello doveva rappresentare la fine dei nostri problemi e l'inizio della costruzione di un 'noi'.
E invece i nostri problemi non erano chiusi.
Mi rigirai l'anello e la porta si aprì "Haley, va tutto bene?"
Rimasi in silenzio.
Scossi la testa. No, non andava bene per niente.
"Quando avevi deciso di sposarmi avevi pensato a quello che avevamo passato?"
"Sì. Ci ho pensato tanto."
"E non avevi pensato che di tutto quello che era successo dovevamo parlarne?"
"Ne avevamo già parlato. Ne avevamo parlato prima di rimetterci insieme definitivamente. Sul serio Haley, cosa succede?"
"Succede che forse non ne abbiamo parlato abbastanza. Non avrei dovuto sentirmi così male parlandone."
"Haley lo sai. Tutto quello che ho fatto non ha mai avuto importanza. Quello che provavo per te era vero, e mi sono sentito tanto in colpa. Ma se non ti avessi amato davvero non saremmo qui."
"Dylan, non sto dicendo che tu non mi ami abbastanza."
"E allora qual'è il problema?"
"Il problema è che tu, noi, abbiamo una figlia. Una figlia che potrebbe avere gli stessi problemi."
"Non succederà." disse sicuro delle sue parole.
"Va bene, magari non succederà. Ma quando crescerà, quando inizierà a capire, e ci chiederà di raccontarle la nostra storia, che cosa le vuoi dire?"
"La verità. Ho fatto io la cazzata e io ne dovrò pagare le conseguenze."
"E allora parliamone. Perché non voglio arrivare a quel giorno e sentirmi male come adesso. Parliamone, perché non voglio vedere Mackenzie guardarmi come se fossi una perdente e guardare te come un padre cattivo e stronzo. Io voglio che ci veda come per quelli che siamo e come un esempio, non come due perdenti e stronzi." dissi iniziando a piangere. Mi feci abbracciare "Va bene. Risolviamo questa cosa."
Queste cose mi dovrebbero scivolare addosso, dovrebbe essere quel ricordo lontano che quando torna nella mia mente mi faccia ridere. Ma a me non fa per niente ridere. Io ancora non riesco ad accettare tutto questo. Pensavo di esserci riuscita, ma non era così.
Pensavo di essere maturata, di essere diventata grande, ma non era così, ero ancora quella ragazzina che non riusciva ad andare avanti.
Bastava pensare a quello che era successo a Maddie qualche settimana fa. Io non era stata in grado di farla stare bene, mentre lui sì.
Lui era cambiato davvero, lui era maturato, lui è una persona magnifica.
"A cosa stai pensando?"
"A quando finalmente riuscirò a maturare un po'."
"Tu sei matura."
"No, non ancora."
"Perché pensi questo?"
"Perché è la verità! Se fossi un po' maturata tutto quello che ho detto non mi avrebbe fatto sentire male. Tu sei maturato, tu sei cresciuto. Per te tutto questo è passato."
"No, non è vero. Io penso a ciò che ho fatto, io ci sto male e mi pento sempre. Voglio che le cose passino, voglio essere sicuro che questa cosa non ci distruggerà. Io non sono maturo. Perché pensi che io lo sia?"
"Da quello che fai. Da ciò che dici. Quello che hai detto a Maddie qualche settimana fa ecco.. Mi ha fatto notare ancora di più questo cambiamento."
"Avresti potuto dirglielo anche tu."
"No. Io non ne sono stata in grado. Tu le hai detto delle cose bellissime, le hai fatto capire delle cose che non gliele avrebbe fatte capire neanche sua madre, o suo padre o nessun altro."
"Haley, ne sono stato in grado solo perché ci sono passato anche io. Perché io ero come quello stronzo che faceva quei maledetti discorsi. Se non fossi stato come quel ragazzo non avrei saputo dirle niente."
"Lo vedi? Ti sei risposto da solo! Prima facevi questi discorsi alle ragazze, e ora hai 'salvato' una ragazza da certe cose. Ti sembra di non essere cresciuto?" lui aprì la bocca per rispondermi ma poi la richiuse. Aveva capito che avevo ragione io.
"Okay, forse è vero. Ma non vuol dire che non lo sei anche tu! Tu ti stai giudicando solo perché non riesci a pensare a quella cosa senza stare male. Quello non vuol dire niente. Tutti abbiamo dei problemi e dei ricordi che ci porteremo dietro per sempre. Io sarò sempre incazzato con i miei per la vita di merda che mi hanno fatto vivere e per ciò che ti ho fatto, tuo fratello proverà sempre del risentimento per i tuoi e avrà sempre nella sua testa l'incidente e tutti i danni che ha causato, Steph si porterà dietro per sempre il tradimento del suo ragazzo, la perdita di sua madre e i casini di Carter e tu ricorderai il mio errore. Sarà così per sempre e non potremmo farci niente. Dobbiamo solo andare avanti. E se quando racconteremo a Mackenzie questa storia tu ci starai male io ti capirò. Ti capirò perché starò male anche io. Ma poi penserò che alla fine il mio errore ha portato a tutto questo e mi verrà da sorridere. Basta solo pensare alla parte positiva di tutto." rimasi in silenzio a riflettere sulle sue parole.
Aveva perfettamente ragione, solo che non ci avevo mai pensato.
"Sai perché mi piaci così tanto?"
"No. Perché?"
"Perché fai tanto il duro e il bastardo, ma poi sei un secchione intelligentone."
"Come mi hai chiamato scusa?" disse incrociando le braccia.
"SECCHIONE INTELLIGENTONE!"
"L'unica cosa che non sarò mai è il secchione! Quello proprio mai nella vita! Se dovesse succedere per favore uccidimi."
"Ma lo sei già. E poi cosa hai contro i secchioni?"
"Niente di che. Ma mi hai visto bene? Essere un secchione non sta bene con il mio me."
"Sei un deficiente."
"E tu sei una stronza."
"Vaffanculo."
"Hai iniziato te stavolta."
"E allora? Tu non devi continuare. Dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato?"
"Certo che ho imparato. Ma darti fastidio è la cosa più divertente di tutto questo." disse con un sorrisetto.
"Ricordati sempre questa cosa. Se chiamo Carter lui ti fa male."
"Ma se è il primo che ti prende in giro!"
"Ma è anche quello che ti picchierà se saprà qualcosa che non vuole sapere."
"Io non ho fatto niente."
"Ma lui questo non lo sa." dissi aprendo la porta "Dove vai?"
"A cercare Steph. Devo parlarle." uscii dalla stanza e mi diressi verso la stanza di mio fratello.
Aprì Steph "Ehi. Andiamo a fare shopping?"
"Certo. Dammi qualche secondo. Entra pure."
Aspettai che sistemasse la borsa e uscì Carter "Dove andate?"
"A fare shopping."
"Da sole?"
"Sì. Non abbiamo cinque anni Carter. Sappiamo badare a noi stesse."
"A dopo." disse Steph.
Uscimmo dall'hotel e ci dirigemmo verso il centro.
"Come stai? Carter ti ha detto qualcosa?"
"Mi ha detto che hanno chiuso. Mi ha detto che hanno parlato, lui le ha spiegato la situazione e credo che abbiano risolto."
"Non posso credere che tu ce l'abbia mandato."
"Perché?"
"Perché se fosse stato Dylan ad aver avuto questo problema l'avrei uccisa."
"Ma perché secondo te io non volevo ammazzarla? Dopo tutto questo tempo viene fuori dal nulla e deve parlargli. Se lo amava così tanto poteva benissimo informarsi prima. Siamo in vacanza e devo vedere il mio ragazzo sparire con un'altra? No, non mi sta bene."
"Credi che gli abbia detto di Luke?"
"Non lo so. Ma non era questa la cosa importante. La cosa importante è che non si vedano più."
"Sì, sta tranquilla. Non si vedranno mai più. Lei è una stronza e lui.. Beh, lui se la voleva ancora l'aveva cercata prima e non ti avrebbe rotto le scatole quando ti ha conosciuto."
Lei sorrise "È un ragazzo perfetto."
La guardai "Che c'è?"
"Carter perfetto? Tu sei proprio diventata pazza! Sai chi era davvero perfetto?"
"Chi?"
"Christopher! Il tuo collega! Lui era perfetto!"
"Ma smettila. Non siamo neanche mai stati insieme."
"Ma a lui piacevi da morire. E gli piaci ancora."
"Se ne sei convinta. Com'è andata con Dylan invece?" feci un sospiro e le raccontai ciò di cui avevamo parlato.

Dylan Pov
Eravamo ad Amsterdam da un giorno e la situazione era cambiata da perfetta a terribile in mezzo secondo.
Quando avevo visto London speravo che fosse solo un incubo.
Ma lei si era avvicinata sempre di più a noi e poi quando mi ha toccato il braccio ho capito che lei era lì davvero. Ed era pronta a rovinare tutto.
Quando ci ha visto insieme, che andavamo d'accordo ho visto nei suoi occhi lo stesso luccichio che aveva quel giorno, e la mia mente in una frazione di secondo era tornata al giorno in cui avevo rovinato il rapporto con il mio migliore amico.

Flashback
Avevo saltato la quarta ora. Io e la letteratura non andavamo troppo d'accordo e se fossi rimasto in classe quello stronzo mi avrebbe interrogato.
Per non farmi scoprire mi misi sotto la gradinata del campo e iniziai a fumare. Se continuavo a saltare le ore il coach mi avrebbe buttato fuori dalla squadra ma adesso non mi importava.
Espirai e quando abbassai la testa vidi London accanto a me.
"Che ci fai qui?"
"No, che ci fai tu qui? Perché non sei a lezione con Carter?"
"Abbiamo discusso e sono venuta qui."
"Proprio mentre ci sono io?" si, non sono molto simpatico.
"Sì. Non mi chiedi perché abbiamo discusso?"
"Non che mi interessi troppo, ma se devo tirare ad indovinare direi che riguarda la sorella."
"Già. Riguarda sempre quella stronza."
"È piccola. Lasciala stare." dai loro discorsi avevo iniziato a pensare che era una bambina viziata.
"L'unico modo per farlo svegliare è farlo incazzare." London mi guardò "Tu ti diverti a farlo incazzare no?"
"Sì, mi diverto."
"Allora divertiamoci insieme a farlo incazzare." accettai la proposta ma non sapevo fino a che punto volesse farlo incazzare..
Fine flashback

London ed Haley avevano un pò discusso e quando mi ero risvegliato dal mio stato di trance Carter non c'era più perché era andato a parlare con lei.
Quando Haley e Steph uscirono io e Carter parlammo un po'.
"Di cosa avete parlato?"
"Di quello che era successo tra noi."
"Gli hai detto di Luke."
"Sì. E anche di Mackenzie."
"E cosa gliene fregava di Mackenzie?"
"Mi ha chiesto se avrei voluto Steph come madre dei miei figli, gli ho detto che lo è già, l'ha presa come una battuta e ha detto che mancava solo che arrivassi tu a dirle che avevi un figlio e le ho detto che ce l'hai anche tu. Le ho fatto vedere la foto, ha smesso di prenderla come una battuta ed è andata fuori di testa."
"Certo. Cosa ti aspettavi, che la prendesse bene?"
"Speravo di sì."
"E cosa ti ha detto?"
"Ha sbraitato e ha detto che al posto di Steph ci doveva essere lei, che un figlio lo dovevo fare con lei e non con un'altra e tutte queste cose."
"Se ci fosse stata lei non credo che Haley ti avrebbe più parlato."
"E se ci fosse stata lei non avresti questo anello al dito."
"Ma che dici? Ci saremmo sposati lo stesso."
"Tu credi? No Dylan. Se London fosse stata qui io e te non avremmo risolto i nostri problemi, avresti chiesto ad Haley di scegliere tra me e te e lei avrebbe scelto me. Esattamente come ho fatto io con lei."
"E allora ringraziamo chiunque ci sia lassù per aver tenuto London lontana da te." dissi alzando gli occhi al cielo.
"Si è scusata per tutto ciò che ha fatto."
"E le hai creduto?"
"Diciamo di sì. L'ho vista parecchio disperata."
"Già, poi quando ci ha visti insieme la disperazione è sparita del tutto."
"Prova anche a capirla. Io e te abbiamo risolto, io e lei no. Se risolvo con uno devo risolvere anche con l'altra. Il casino lo avete fatto in due."
"Sì, ma io e te abbiamo risolto solo perché stavo con Haley."
"Che per mesi ti ha mentito."
"All'inizio voleva dirmi chi eri. Poi deve aver saputo cosa era successo e non mi ha detto niente."
"Ma ti ha mentito lo stesso."
"Magari aveva paura di perdermi."
"Oddio, la difendi sempre. Ma da quant'è che sei così moscio? Prima nemmeno se ti pregavano difendevi una persona."
Alzai le spalle "E che ti devo dire?"
"E poi solo a sapere cosa era successo avrebbe dovuto lasciarti."
"Infatti ci siamo lasciati."
"Sì, quando lei a New York, ha scoperto della scommessa. Vorrei essere lì il giorno in cui racconterete a Mackenzie come vi siete conosciuti e come siete arrivati a questo punto."
"Vai pure al posto mio. Sarà il giorno più brutto della mia vita."
"Vedi? Meglio essere come me. Io tutti questi problemi non li ho."
"Gli hai già detto dell'incidente?"
"Sì."
"Perché?"
"Iniziava a fare troppe domande sul football, sul perché avessi smesso.. Era troppo."
"Potevi inventare qualche scusa."
"L'ho fatto. Gli ho detto che dipendeva dalla scuola e da altre cose e lui si è fatto quasi sospendere. In prima elementare stava per essere sospeso."
"È proprio figlio tuo Carter."
"Già. Dalla mia reazione quando me lo hanno detto l'insegnante non si deve essere fatta proprio una bella opinione su di me." scossi la testa e mi misi a ridere "Neanche quella di Mackenzie si è fatta una bella opinione su tua sorella."
"Che ha fatto?"
"Beh, era giovane, flirtava con me e tua sorella si è subito fatta riconoscere."
"La prossima volta vai da solo. Se vai da solo stai tranquillo che tua figlia non avrà problemi a scuola."
"Lo so. Ma non mi manderà mai più dopo l'ultima volta."
Ci mettemmo a ridere e grazie alle nostre chiacchierate, ma soprattutto grazie all'alcol, London e tutti i nostri problemi non esistevano più.

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