SERVIZIO CHIUSO
Salve a tutti! Con questo "libro" intendo fare una raccolta dei vostri lavori, dandovi così la possibilità di fare pubblicità al vostro libro. Non mi limiterò a scrivere la trama e il titolo ma darò una mia opinione personale della t...
Questo racconto scritto da "paolacinquevoltecinque" mi ha colpito molto per la calma che ha saputo trasmettermi, è la prima cosa che mi è arrivata appena ho iniziato a leggere e sono sicura che "calma" sia una delle peculiarità di questa scrittrice. In fondo ognuno di noi mette un po' di sé in quello che scrive, no?
Ma andiamo con ordine, questa storia inizia con Noah e sua madre che, dopo cinque anni, stanno tornando nel luogo dove Noah è nato e cresciuto, il posto dove ha vissuto la sua infanzia e dove ha passato gli anni più belli e felici della sua vita... prima di dover salutare per sempre suo padre.
Tornando, sa che ritroverà anche la sua amica d'infanzia, Rebecca. Ai tempi erano molto amici, erano profondamente uniti, erano cresciuti insieme e si volevano bene più di un fratello e una sorella.
Ma Rebecca non è più la stessa che lui aveva lasciato, sia fisicamente che caratterialmente. I suoi bellissimi capelli color del grano adesso sono neri come la pece, i suoi occhi azzurri, una volta caldi e luminosi, adesso sono freddi e vuoti, ma soprattutto, non è più la ragazza allegra e vivace che conosceva. Rebecca si è isolata da tutto e da tutti, i rapporti umani per lei sono inutili e solo una perdita di tempo.
Cosa sarà successo alla bella Rebecca per cambiare così drasticamente?
Purtroppo, le diverse perdite che Rebecca ha dovuto subire nella sua vita l'hanno segnata nel profondo, una tra queste, la perdita di Noah. A quei tempi, da parte sua non c'era solo amicizia, tra loro stava nascendo qualcosa di più tenero che è stato stroncato sul nascere.
Mmm, interessante, non è vero?
Come ho detto all'inizio, la calma del modo di scrivere di Paola è la prima cosa che mi ha colpito di questo racconto. L'introduzione di questa storia avviene in maniera estremamente calma, quasi serafica: Noah è in macchina con la madre che sta viaggiando in direzione del luogo della sua infanzia. Vede i posti che conosce così bene passargli davanti, però...
Ad una prima lettura comprendo la necessità di introdurre la storia con il giusto ritmo narrativo, e si rimane piacevolmente sorpresi da questa calma, anche se ritengo che avrebbe potuto rendere questa introduzione un pochino più frizzante, magari descrivendo le varie sensazioni che Noah prova rivedendo uno per uno tutti i luoghi della sua infanzia. Invece Paola si limita a descriverli in maniera fisica... niente di più.
Ad ogni modo, è molto facile lasciarsi coinvolgere da questa storia, è tangibile la passione di Paola e l'amore che ha usato per scrivere, come anche la maturità che ha usato nel linguaggio. Infatti usa termini ricercati, rimanendo sempre con un testo di facile comprensione, ma ha dato un impronta alquanto sofisticata all'insieme.
Ci sono, ovviamente, alcuni errori...
Tanto per cominciare, anche Paola è vittima della maledizione delle virgole, secondo me esiste davvero questa maledizione, sono l'incubo di ogni essere vivente che intende scrivere un libro! Oltre alla punteggiatura, Paola ogni tanto rende alcuni discorsi un pochino confusi, ci sono alcuni piccoli punti in cui la sintassi non è propriamente chiara, ma sono pezzi piccolissimi, che non intralciano in alcun modo la lettura di questa storia.
Al di là di questi errori, ho riscontrato una certa freddezza in alcuni dialoghi, soprattutto in quelli concitati, dove la discussione viene animata da un certo sentimento di rabbia e gli animi si scaldano. Paola si è limitata a descrivere la situazione, dicendo: "La discussione era diventata animata e il tono delle voci diveniva sempre più concitato", ma tale descrizione non credo che sia abbastanza per coinvolgere il lettore e farlo entrare nel giusto stato d'animo della discussione. Ci vogliono piccole descrizioni delle espressione facciali, dei gesti e dei toni della voce, in modo da far visualizzare la scena al lettore e amplificare il senso stesso del discorso.
Oltre a questo, un certa freddezza l'ho trovata anche nel fatto che i dialoghi mi sono sembrati un po' troppo costruiti. Alcuni termini sono un po' insoliti per dei ragazzi di circa 20 anni. Parole come "clamore", "decantare" o "alberga" non appartengono propriamente al normale vocabolario di un ragazzo di quell'età.
Adesso passiamo ad un altro tipo di discorso: mi piacerebbe sapere perché, ad ogni punto che Paola ha messo, ha deciso di andare a capo. Non è la prima che vedo fare questa scelta, ma proprio non la capisco, fortunatamente scrive periodi e frasi piuttosto lunghi, quindi la cosa può passare inosservata.
Oltre a questo, non capisco la scelta di adottare il trattino breve per delimitare i dialoghi. Ok, molta gente potrebbe dire: "Si usa soltanto all'inizio del dialogo, non anche alla fine, a meno che non debba essere succeduto da una breve descrizione legata al dialogo stesso". Lo so che alle elementari la maestra insegna a scrivere un dialogo usando il trattino, ma se bisogna essere pignoli, il trattino non è quello che viene usato, ma è un trattino più lungo, che nella tastiera non esiste. E poi, diciamoci la verità, io non ho mai letto un libro dove i dialoghi erano delimitati da un trattino, ma solo da virgolette o caporali ( " " < >), poi fate voi.
Ad ogni modo, non ho mentito a questa scrittrice quando le ho detto che il suo libro meriterebbe di essere stampato in cartaceo e venduto in libreria. Certo, non sarà perfetto, ma è uno di quei libri che si leggono volentieri, una di quelle storie del quale ti innamori subito. Sarà per la storia veramente originale, o per il modo maturo e lineare in cui è stato scritto. E poi io adoro i libri in terza persona!
Quando un libro mi interessa davvero, dopo averlo recensito lo metto da parte e me lo leggo più avanti con i miei tempi. Secondo voi lo farò anche con questo?