Non sono morta.
Scusate il ritardo ma sono stata fuori casa per una settimana, quindi mi è stato complicato aggiornare. Premetto che forse il capitolo è un po' scritto male, però ho studiato un casino per scriverlo, così tanto che ora come ora potrei partorire ad occhi chiusi conoscendo pro e contro, quindi spero apprezziate comunque il lavoro.
Buona lettura.
__________________Dopo diversi minuti in cui resto bloccata, finalmente riesco a riprendere un minimo di cognizione. Ricordo di aver lasciato il cellulare sul tavolino in salotto, così lentamente e facendo profondi respiri mi incammino per raggiungerlo. Appena riesco ad afferrarlo cerco di far partire la chiamata verso Zayn, e ci riesco. Risponde la segreteria, così riprovo per altre due volte prima che finalmente suoni.
"Vicky sto quasi per uscire dall'autostrada, che succede?" risponde.
"Zayn, devi fare presto, mi si sono rotte le acque." parlo in modo agitato.
"Andiamo, non scherzare. Mancano ancora alcuni giorni al termine." ma proprio mentre parla io lancio un urlo per una forte fitta al basso ventre che mi costringe a sedermi. "Oddio!" lo sento dire.
"Ti sembra ancora uno scherzo?" mi lamento e sento Alice urlare "Che cazzo fai Zayn! Va piano, non voglio morire!" Zayn la ignora e risponde a me.
"No, no... faccio il prima possibile, ce la fai?" chiede preoccupato
"Credo... credo di si." dico.
Aspetto una risposta da parte sua, ma sento solo un rumore e un "Merda!" in sottofondo, poi la chiamata si stacca.Inizio a fare dei respiri profondi per calmarmi, ma nella mia mente ci sono solo un lunga serie di imprecazioni. Il tempo sembra correre, ma in realtà è quasi fermo, a differenza della mia agitazione che sembra aumentare sempre di più.
Non so quanto passa di preciso, so solo che sento un fracasso all'entrata e poi vedo Zayn -quasi più agitato di me- correre nella mia direzione con Alice dietro.
"Sono qui, sono qui Vic." mi accarezza il viso. "Ce la fai a camminare?" mi chiede ed io annuisco con la testa.
"Credo di si." dico
Mi aiuta ad alzarmi e a fare due passi. Tutto sommato riesco a muovermi, con qualche difficoltà ma ci riesco, almeno fino all'ascensore.
-Pov. Zayn-
Vorrei mentire e dire che sono calmissimo, ma in realtà sono tutt'altro che calmo. E' da quando al telefono ho realmente capito cosa stava succedendo che sono super agitato. Ho corso per strada, ho corso su per le scale ed ora sto nuovamente correndo per strada, per raggiungere l'ospedale.E' stata una fatica arrivare fino in macchina, se non era per Niall che mi ha aiutato a sistemare Vicky sul sedile, credo che staremmo ancora nel parcheggio davanti casa. Alice è con con noi, mentre Niall si è fermato per lasciare le valigie a casa e ci raggiungerà più tardi.
Arriviamo in ospedale dove mia madre ha avvisato del nostro arrivo, e subito un'infermiera ci viene in contro con una sedia a rotelle su cui far sedere Vicky.
"Lei deve fermarsi qui a compilare i moduli con i dati della ragazza." l'infermiera dopo essere entrati mi indica una porta mentre passiamo "Io la porto a fare i controlli e torno qui. La sua amica se vuole può seguirci."Mi fermo ed entro dove mi ha indicato. La porta è aperta, ma nessuno è dentro alla stanza. Vi è solo una scrivania con sopra un computer bianco, con monitor vecchio stampo, e un sacco di fogli sparsi sul ripiano. Pochi minuti e ritorna l'infermiera, o quel che è, di prima. Mi porge un paio di fogli e mentre io inserisco i dati di Vicky in questi, lei ne inserisce altri nel computer.
"Va bene, può raggiungere la signora Someri al primo piano. Uscendo dall'ascensore prenda il corridoio a destra, seconda porta. Le stanno facendo un monitoraggio." mi dice.
Annuisco, incapace di parlare, e corro al primo piano, prendendo le scale anziché l'ascensore.
Raggiungo il corridoio che mi è stato indicato, e trovo Alice fuori che mi ferma dall'entrare nella stanza.
"Stanno controllando, hanno detto di aspettare un attimo fuori." mi dice, ed anche con lei non riesco a parlare. Sono così in ansia che sembro io quello che deve partorire. Lei capisce il mio stato e continua a parlare "Le hanno fatto un'ecografia e a quanto pare si sono posizionate. Vicky ha detto che stamattina non lo erano. E poi ho avvisato gli altri..." continua a parlare ma io sono tornato indietro al 'si sono posizionate' e sono fermo lì.
La porta si apre e un medico ci lascia entrare. Mi affretto ad andare da Vicky, la quale è sdraiata su un lettino, con il busto leggermente alzato, ed ha degli aggeggi attaccati alla pancia. Mi metto accanto a lei e le stringo la mano.
"Signorina, deve stare tranquilla okay? Più sta agitata peggio è." Le dice un'infermiera che ha appena finito di dare un'occhiata ad un foglio che esce da un macchinario posto accanto a Vicky, credo sia dove sono collegati quegli aggeggi.
"Va bene." risponde Vicky, e poi l'infermiera va via.
"Come stai?" le chiedo riuscendo finalmente a parlare.
"Sto bene. Ho un po' di terrore ma sto bene." Fa un piccolo sorriso
"Quando ti portano in sala parto?" chiedo
"Non è ancora ora. Dicono che il cesareo non serve al momento, perché loro si sono posizionate, però non c'è nemmeno abbastanza dilatazione." mi spiega "Se il battito delle piccole continua ad andare bene aspettiamo che vengano fuori da sole, sennò passano al cesareo."
Mi siedo accanto a lei su una sedia, mentre Alice è di nuovo uscita fuori per rispondere al telefono. Passa un'ora e Alice decide di andare a casa a farsi una doccia e tornare più tardi, visto che non si smuove ancora nulla. Io ovviamente resto lì ad aspettare, mentre ogni tanto qualcuno viene a controllare i cambiamenti, che a parte le contrazioni leggermente più frequenti, non c'è altro.
Passano diverse ore, e diverse ore che sento i lamenti di Vicky farsi sentire sempre più spesso. Più sono frequenti le contrazioni, più lei sembra stare male. Il dottore dice che non è ancora ora, ma che se continua così in serata nasceranno. Prima è passata mia madre, subito dopo aver finito il turno. Ha detto che tornava a casa ma che devo chiamarla appena è ora. Il padre di Vicky ha chiamato, stava rientrando a casa e anche lui vuole essere chiamato, così come mamma 2.
Sono le 10 di sera, quando Vicky sta sempre peggio ed io sto per andare in panico se non si sbrigano a farle qualcosa.
"Tiratele fuori, mi stanno uccidendo!" ripete per l'ennesima volta Vicky alla donna che è appena entrata a controllare ancora.
"Ci siamo. Sta tranquilla, stanno preparando la sala parto. 15 minuti e ti facciamo entrare." dice la donna, e per me è un sollievo sentirlo. Sorrido, e subito faccio cenno ad Alice, che è tornata qui da un po', di avvisare gli altri. Il mio telefono è morto per farlo.
Come premesso, dopo 15 minuti io e Vicky ci troviamo dentro la sala parto. Io con un camice verde indosso, e lei una specie di tunica bianca con dei pallini di non so che colore.
Alle 23:14 dopo una serie di urla, e una serie di 'deve spingere', viene alla luce la prima bambina: Elena.
Inizia a strillare e la fanno tenere per un breve istante a Vicky, la quale sorride, e dopo la portano via per pulirla e fare i soliti controlli. E' piccolissima, ed così bella. Non riesco a crederci che la prima è già nata."Non piangere idiota e stringimi la mano." mi richiama Vicky, e solo ora mi rendo conto di star piangendo. L'ostetrico per un attimo ridacchia, ma poi torna serio e concentrato.
"Allora signora, deve tornare a spingere o dovremo proseguire per altre vie. Al mio tre: uno, due e tre" dice, e si riprende ciò che era da poco terminato. "Continui così, brava."
Ore 23:20 un altro pianto è musica per le mie orecchie: Sarah.
Fanno la stessa cosa della precedente. La osservo e sembra ancora più piccola di Elena, ma pur sempre bella.Portano via anche lei, e passa diverso tempo prima di poterle rivedere.
Vicky è stanchissima, nonostante il lieve sorriso sulle labbra, è stremata come non l'ho mai vista.
Le lascio un bacio mentre lei tiene gli occhi chiusi, e poi le sussurro: "Abbiamo fatto due capolavori io e te".
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Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!
FanfictionLEI: Più crescevamo, io e lui, e più passavamo il nostro tempo insieme. Facevamo la qualunque insieme. ---- Ma poi tutto è cambiato. L'ho odiato, lui aveva distrutto tutto ciò che eravamo da una vita. LUI: Mi ricordo come eravamo e mi man...