Capitolo 21.

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Pov. Zayn

Ecco che ancora una volta, per colpa di quei bastardi, lei se l'era presa con me. Okay che ce l'aveva con me già da prima, sicuramente per il fatto che avessi preferito stare con quella gallina anziché che con lei, e lo so, ho sbagliato. Ho sbagliato soprattutto nel non difendere lei, mia sorella e il suo ragazzo. Ma se ho avuto quel comportamento è solo perché volevo evitarle un casino di guai di cui lei non si è resa conto. Ma quella storia comunque l'avrei risolta subito spiegandole tutto. Il problema più grosso era come convincerla del fatto che non c'entrassi più nulla con quelli, come convincerla che avrei dato la vita per la sua amicizia.

La vidi sparire dentro la macchina di Niall insieme ad Alice, e poi la macchina andar via. Non mi aveva nemmeno dato una piccola possibilità per chiarire. Mi aveva espresso chiaramente il concetto di non volermi vedermi e nemmeno sentire. Sembrava non avessi fortuna con lei, e continuando così non ne avrai mai avuta.

Lei nella mia vita era stata l'unica vera cosa importante, quella cosa di cui non puoi fare a meno perché sennò stai male. Quella cosa che ti da un motivo in più per affrontare gli ostacoli, senza della quale tu quegli ostacoli te li sbatteresti tutti in faccia lasciandoti sfregiare fino alla distruzione. Perché dovevo continuare a soffrire per colpa di gente sbagliata? Non chiedevo altro, mi bastava tornare alla vita di prima con lei.

Ero fuori da quella villa, inginocchiato a terra, con Marco che continuava a camminare freneticamente avanti e indietro. Lo stronzo mi doveva delle spiegazioni.

Mi alzai e andai verso di lui, volevo proprio sapere cosa avesse combinato.

«Testa di cazzo, cosa significa che tu hai vinto?» lo presi per il colletto della maglia.

«Io non ho vinto nulla.»

«Ma sai cosa intendeva dire.» insistetti.

«Non so nulla, cazzo! Non li frequento da ancora prima di te, cosa vuoi che sappia?» alzò la voce, «E ora lasciami» si liberò da me con uno spintone e tornò alla festa da solo.

Mi aveva lasciato l'impressione di star mentendo. Nemmeno di lui potevo più fidarmi ciecamente.

Provai a chiamare Vicky, dovevo parlarle subito.

La chiamai due volte, ma lei non rispose, così provai a mandare diversi messaggi accompagnati da altre chiamate, ma nulla.

Mi stava ignorando, lo sapevo. Ma non capiva che mi faceva solo dare di matto in quel modo.

«Cazzo!» urlai dando un calcio alla gomma di un auto che si trovava vicino a me. Ci stavo male ogni volta che lei si arrabbiava con me, non potevo farci nulla, diventavo come quei bambini viziati, che per una caramella o un giocattolo nuovo si fanno venire una crisi fino ad ottenerlo. La cosa ancora più strana era il fatto che mi succedesse solo con lei e non ne capivo ancora il perché.

Le mandai un ultimo messaggio.

A Vic:

"Lo hai voluto tu."

Quella notte non mi sarei arreso per nulla al mondo, avrei persino rischiato una denuncia per violazione di domicilio.

Infilai il telefono nella tasca anteriore destra dei pantaloni ed entrai in auto per poi sgommare subito via da quel maledetto posto. Uscendo dal parcheggio diedi la precedenza ad un'ambulanza che entrava, sicuramente per soccorrere qualcuno che aveva bevuto troppo, ma non mi interessava saperlo, avevo di meglio a cui pensare: dovevo salvare il nostro rapporto.

Arrivai dopo pochi minuti davanti casa mia, dio solo sa quanto corsi per essere lì il prima possibile. Scesi dall'auto e senza nemmeno pensare a chiuderla corsi verso casa di Vicky.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora