Capitolo 24.

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Lezione di matematica uguale lezione di crisi esistenziale. Sicuramente la stragrande maggioranza di voi non apprezza per niente la matematica, e tra queste c'è anche al mia vecchia me.

Odiavo quella lezione, e la professoressa pure. In quella mattina di fine ottobre, oltre alla bufera di vento autunnale fuori dalla finestra, in classe regnava il caos più totale, nessuno aveva voglia di fare lezione. Erika, accanto a me, era intenta a messaggiare con il suo ormai fidato amico Louis, io invece passavo il tempo a fare disegnini orrendi sul banco. Non ero un'artista, e le imperfezioni di quei scarabocchi ne erano la prova.

Tenevo la testa poggiata sulla mano sinistra e la matita alla destra, stavo disegnando una specie di... beh, non so cosa fosse, ma era comunque l'orrore meno orrendo tra i quattro disegnini già finiti. Un dito che picchiettò sulle mie spalle mi fece sussultare facendomi fare una riga più lunga del previsto. Zayn era tornato dal bagno, o almeno si era fatto mandare fuori per quello ma sicuro come la morte che non tornasse da lì.

«Non rompere.» gli dissi svogliatamente quando all'improvviso la sua testa sbucò tra me ed Erika. Si stava sporgendo dal banco che aveva spinto contro le nostre sedie involontariamente sotto il suo peso.

«Ragazze vi va di farvi quattro risate?»

«Magari.» la mia compagna rispose.

«Bene, perché ho il numero della prof rompi palle qui.» ci mostrò un pezzo di quotidiano con su impresso un numero di telefono scritto con dell'inchiostro rosso. Lo guardai confusa perché per via della mia distrazione non avevo capito che intenzione avesse. «Oh Vicky, non capisci mai un cazzo.» mi scompigliò i capelli.

«Fottiti Zayn.» provai a mettere a posto la chioma.

«Io mi fott-...»

«Sta zitto, non lo dire.» lo bloccai in tempo, e lui ridacchiò per la mia faccia sconvolta.

Tornò a sedersi, lasciando però il banco di sbieco, e prese il suo telefono digitando poi il presunto numero della professoressa. In classe iniziò a diffondersi la solita suoneria tipica dei Nokia.

«Ragazzi fate piano che mi stanno chiamando.» urlò inutilmente la prof, le voci non diminuirono di molto.

«Pronto?»

A quel punto tesi le orecchie per capire bene tutta la conversazione. Ero proprio curiosa di vedere cosa avesse architettato il mio amico.

«Salve, parlo con la signora Gisella Gnori?» domandò Zayn.

«Si sono io, chi è lei?»

«Sono Achille, chiamo dalla sua compagnia telefonica.» qui iniziò ad emettere dei strani rumori con la bocca, fino ad arrivare ad accartocciare rumorosamente un foglio proprio sul microfono del cellulare. Il tutto mentre la prof ripeteva «Pronto?».

«Signora mi sente?»

«Si si, ora la sento...»

«Bene, mi scusi se la disturbo, chiamavo per verificare la sua rete, ci risulta che non funziona molto bene, non si sente bene l'audio.»

«Sì, in effetti a volte la linea è disturbata.»

«Sì signora, è proprio di questo che volevo parlarle. Noi qui dalla centrale potremo sistemare il problema, però lei prima deve eseguire dei semplici passaggi.»

«Va bene, mi dica.»

«Per prima cosa se è seduta deve alzarsi in piedi.» ordinò lui, e la prof eseguì.

«Fatto, poi?»

«Adesso soffi al microfono del suo cellulare.» e la prof come una scema iniziò a soffiare.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora