Capitolo 5.

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Non avete idea di come alla fine riuscii ad evadere da quella stanza.

Erano passate cinque ore, cinque lunghissime ore in cui io e lui siamo stati rinchiusi della stessa stanza. Ero arrivata al punto di dover andare al bagno e lui non apriva, sua madre non era in casa e quella deficiente della mia migliore amica si era addormentata sul divano. Non avevo nessuno che potesse aiutarmi, nemmeno il telefono per chiamare la polizia e far arrestare quell'essere per sequestro di persona.

Alla fine mister sono-sempre-sveglio-e-vigile crollò, non dava segni di vita, credevo fosse morto per aver respirato la mia aria intrisa di veleno, e invece -purtroppo- dormiva soltanto. Così nel frattempo io ebbi la bellissima idea di sgattaiolare fuori dal balcone rischiando seriamente la vita, ma ce l'ho fatta, sono atterrata sana e salva grazie all'altezza minore rispetto all'altro lato della strada su cui affaccia la casa e l'entrata. Se il balcone si fosse affacciato dall'altra parte sarei morta sul serio. Voi penserete: ma non potevi cercare la chiave? Sì, potevo, anzi sapevo già dove si trovasse, e vi lascio solo immaginare dove se l'era nascosta.

«Bestiaaa!!!» urlai mentre scendevo le scale cercando Alice, e la trovai in salotto, sdraiata comodamente sul divano. Posizione molto simile a quella del giorno prima quando entrai in casa dopo la mia esperienza di sport estremo.

«Non gridare che Zayn dorme.» mi rimproverò.

«E chi se ne frega di quello.» dissi ancora a voce alta sperando che quell'idiota mi sentisse. Sapevo che fosse già sveglio da un po', avevo sentito qualche rumore provenire dalla sua camera. Nel mentre la mia amica si decise a sedersi ed io mi accomodai al suo fianco. «Allora, ti muovi o stasera regalo te a Marco e vado al suo compleanno vestita con una tendina del bagno?» Parlai ancora con un pizzico di ironia.

«Sì, sì... vado a mettere le scarpe e andiamo.»

«A chi è che non frega di me?» domandò un certo struzzo truzzo pakistano(?) sbucando con la testa tra me e Alice, e poggiando le sue manacce sulle nostre spalle.

«Moi garçon.» sfoggiai il mio francese alzandomi da quel divano e sfuggendo dalla sua presa.

«Che hai detto?» chiese l'intelligentone non capendo la mia frase, il che non era una novità, era messo peggio di me con le lingue straniere.

«O non hai mai studiato o non hai cervello... quale dei due?»

«Io direi entrambi.» disse Alice mentre scappava su per le scale.

«Bene! Anche mia sorella si è alleata col nemico.» parlò a se stesso. Beh... se iniziava così erano davvero problemi seri.

«Noi usciamo» Alice avvisò il fratello appena scese nuovamente in salotto.

«Dove andate?» Ovviamente lui doveva sempre impicciarsi.

«A stronzolandia, vuoi venire?» dissi.

«E' un nuovo negozio o cosa?» chiese, e mi stupii di quella domanda. Era davvero così poco intelligente? Eppure tempo prima non era mica così. Scoppiai a ridere senza degnarlo di una risposta. «Aspetta, mi stavi prendendo per il culo... brutta...-»

«Ti sei sentito sollevato?» lo interruppi.

«No... Oh ma che cazzo, smettila con questi giri di parole.» si lamentò.

Poverino, il suo cervello non era capace di collegare le parole all'istante.

«Basta tutti e due!» ovviamente la mia amica adorava salvare il fratello da discorsi altamente complicati per i suoi standard. «Noi andiamo a comprare il regalo a Marco, ciao fratello.» concluse per poi trascinarmi fuori casa. Come sempre se non dava i dettagli non era lei.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora