~8~ Respirare te

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Il viaggio di ritorno fu lungo e silenzioso.

L'auto nera sfrecciava tra le vie immobili di Londra, incontrando poche altre vetture sul suo tragitto. Gareth guidava assorto, gli occhi tenacemente fissi sulla strada, le mani contratte attorno al volante rivestito di lucida pelle nera. Le sue nocche pallide erano sbiancate da quella stretta impietosa, quasi stesse strangolando un'idea che non gli dava pace.

Gli lanciai un altro sguardo di sottecchi mentre fingevo di osservare la strada, incapace di dire alcunché e confusa dagli ultimi eventi.

Una parte di me gli era grata: mi aveva raccolta come una randagia e nonostante dovesse considerarmi poco meno che una scocciatura che si era volontariamente scelto, mi aveva trattato con una gentilezza insospettabile, sostenendomi quando le mie gambe non erano riuscite a farlo. Ma c'era un'altra parte di me, rabbiosa e avvelenata d'orgoglio, che mi impediva di ringraziarlo; volevo aggredirlo con le mie domande, costringerlo a spiegarmi che diavolo stesse succedendo.

L'immagine del vampiro nudo e mutilato continuava a tormentarmi, accompagnata da un sapore acido sulla lingua. Il modo in cui era stato inscenato il suo assassino emulava quanto accaduto un anno prima, l'ultimo grande scontro tra i vampiri e i superstiti dei Rifugi. Sembrava che anche Gareth avesse colto quel collegamento, nonostante fosse sfuggito agli altri vampiri.
Gareth dunque sapeva i dettagli della brutale ferocia con la quale erano stati assassinati i Selvatici?

Cercai di non pormi la domanda più importante, ricacciandola in fondo alla mia coscienza.

Lui era stato lì? Aveva visto Camille morire tra atroci tormenti, mentre la prolungata esposizione alle radiazioni le faceva implorare una fine più veloce e misericordiosa?

Come sempre Cami fu un pensiero triste e un ricordo caldo. L'immagine del vampiro sfigurato che si era impressa nella mia mente come un'immagine fantasma si trasformò nel sorriso stanco di Cami dietro un volume polveroso, mentre me lo tendeva per farmi leggere la sua ultima scoperta. Mi avrebbe osservata facendo attenzione alle mie reazioni, portandosi una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio, in un gesto che parlava di abitudine e quotidianità.

Camille aveva sempre creduto che l'unico modo per sopravvivere, per gli umani, fosse quello di trovare un qualche tipo di accordo con i vampiri. Per questo si seppelliva dietro innumerevoli volumi di psicologia e vecchi resoconti medici sui primi esperimenti, sperando di riuscire a cogliere qualcosa che agli altri era sfuggito.

Sperava che l'umanità rimasta nei vampiri - sepolta da una nuova tendenza all'aggressività tipica dei predatori - potesse bastare per costruire un'alleanza.

Guardai ancora Gareth, gli avambracci pallidi laddove il maglione li lasciava scoperti, i capelli scuri che si arricciavano in morbide volute sulla nuca, le labbra splendide piegate in un'espressione pensierosa.

Cami si sarebbe fidata di lui?
Era avventata e sognatrice come io non ero mai stata, e Gareth aveva dimostrato abbastanza umanità ed empatia da spingere la dolce Camille in questo senso, se si fosse trovata al mio posto.

Ma io ne sarei stata capace?

Sfiorai la perla nascosta sotto il maglione con l'indice, saggiandone la rotondità sotto il tessuto.

Sussultai quando l'auto si fermò, strappandomi ai miei pensieri. Eravamo tornati alla Residenza del Reggente.

Gareth scese dall'auto senza dire una parola ed io feci altrettanto.

Salimmo velocemente le scale ignorando la maggior parte dei saluti ossequiosi degli Artifici che incontrammo, e solo di sfuggita intravidi Sara osservarci stupita da quella fretta.

Dies SanguinisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora