~33~ Alisei implacabili

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«Luc è stato assolto», replicò Gareth con fermezza, «davanti all'intero Consiglio. Non ha alcun debito nei confronti della tua famiglia.»

Le dita massicce di Benedict, vigorose nonostante l'età, si serrarono attorno al pomo d'argento del suo bastone.

«Al contrario, ragazzo. Ha un debito di sangue che non potrà mai estinguere, se non con la propria vita», ribatté il vecchio vampiro, le note basse della sua voce a farsi ancor più gravi, «e a nulla gli varrà nascondersi dietro le gonne della bambina bianca. Ciò che propongo è onorevole: si batterà con un mio campione, e se riuscirà a sopravvivere, m'impegnerò formalmente perché nessun Leinster lo perseguiti più.»

Un'immagine vivida di Luc, appoggiato a una finestra e con le braccia incrociate, affiorò con naturalezza, oscurando per un momento il vampiro seduto sulla poltrona.

Non avevo mai considerato che, negli appartamenti di Clarisse, i prigionieri fossero due. Sapevo già che l'incantevole Artificio sacrificava la propria libertà in nome della serenità di Ambrose; quello che non potevo immaginare era che Luc, difendendola, in realtà si teneva lontano dalle rappresaglie di quel clan violento.

«Curiosamente onorevole, in effetti», considerò Gareth, accigliandosi. Si volse per un attimo verso il ritratto sopra il camino, ma non riuscii a capire chi guardasse; forse sua madre, forse la vampira uccisa da Luc.

«Voglio che ti faccia garante dell'intera faccenda. Apporrai il tuo signum e la tua firma, secondo le leggi del Reggente», chiosò Benedict, compassato, «quando il mio campione ucciderà Lucas, per i Leinster non dovranno esserci conseguenze. I Gotha non sono mai stati inclini al perdono, e sembra che tu e Ambrose non facciate eccezione.»

Lo sguardo che accompagnò l'ultima affermazione sembrava sottintendere qualcos'altro; ne ebbi la conferma quando Gareth sorrise, una pura e meccanica contrazione di muscoli, che non raggiunse mai i suoi occhi.

«Permettimi di essere chiaro, zio. Se Luc dovesse accettare e vincere, non soltanto la questione sarà considerata conclusa, ma qualsiasi violazione dei termini sarà considerata alla stregua di un tradimento verso il Reggente.»

Benedict non parve intimidito e non abbandonò mai il suo atteggiamento misurato.
«Dunque accetti.»

Gareth annuì, serio.
«Non solo accetto, ma provo pietà per chiunque dovrà sfidarlo.»

Il vecchio vampiro sorrise, una piega subdola che mi diede i brividi.
«Oh, io non mi preoccuperei troppo. E' molto motivato.»

Non fu una sorpresa che Gareth avesse accettato. Conoscevo la ferocia di Luc ed ero certa che Ambrose – il paranoico, scrupoloso Ambrose – non avrebbe affidato la vita di Clarisse a chiunque fosse stato meno che il migliore assassino in circolazione; eppure, la placida serenità di Benedict non lasciava presagire nulla di buono.

Fu una sensazione singolare riscoprirmi in ansia per un vampiro. Mi ero abituata – rassegnata, per meglio dire – ai miei sentimenti per Gareth; ero persino arrivata a sentire il bisogno di difenderlo, di proteggerlo, e l'avevo accettato.

Luc era qualcosa di diverso: la sensazione che, oltre quegli occhi rossi scheggiati di nero e l'aspetto minaccioso, ci fosse ancora un essere umano, un Selvatico che aveva dovuto scegliere tra soccombere e sopravvivere.
No, non volevo che Luc morisse.

Benedict si sistemò meglio contro lo schienale rigido della poltrona e premette un piccolo pulsante sul tavolino alla sua destra. Una campanella leggera risuonò nel corridoio e dopo pochi minuti una ragazza comparve sulla soglia.
Avanzò sui raffinati tappeti, accostandosi al suo padrone con capo chino.

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