~15~ Il prezzo da pagare

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L'alba era prossima quando raggiungemmo la Residenza del Reggente, un'aura rosata che ammorbidiva le linee nette dei palazzi e delle strade, dove indugiavano le ultime ombre. Compresi di essermi addormentata perché il tragitto mi parve incredibilmente breve, persino rannicchiata contro il petto di un vampiro.

Nonostante gli sguardi apertamente curiosi degli Artifici che ci accolsero sulla soglia, Luc non pronunciò una sola parola e si diresse a passo sicuro verso l'infermeria, oltre la spessa porta d'acciaio che mi era parsa tanto fuori luogo la prima volta che l'avevo vista.

Quando entrammo James alzò lo sguardo dal grosso manuale che stava leggendo, una tazza di caffè ormai fredda sulla scrivania ingombra di carte e fragili strumenti d'argento di cui non compresi la natura.
I suoi occhi rossi vagarono sul mio viso per poi soffermarsi sulle ferite al collo, sul braccio spezzato.

Ci venne incontro e fece per prendermi, ma Luc mi strinse più forte contro di sé.

«Chiama Gareth» ordinò asciutto, dirigendosi verso la brandina più vicina.
Mi posò sul materasso morbido con la stessa delicatezza che avrebbe impiegato con una bambola di sottile porcellana, eppure non potei fare a meno di lanciare un gemito quando il mio braccio rotto si mosse.

James si avvicinò e prese a tastarmi meticolosamente la testa con dita sicure, forse in cerca di qualche trauma cranico. Fece per scostare la benda improvvisata sul mio collo ma Luc lo trattenne, stringendogli l'avambraccio coperto dal camice bianco.

«Fa' come ti ho detto» gli intimò, e nella confusione in cui versava la mia mente, mi tornarono alla memoria le parole che aveva utilizzato Clarisse per descriverlo.

E' un po' dispotico, ma non cattivo.

«Ha bisogno di cure immediate» ribatté aspramente il medico, liberandosi dalla presa.
Non sembrava intenzionato a cedere terreno, neppure davanti allo sguardo truce di Luc.

«Ha bisogno» scandì lui lentamente, «che Gareth venga qui. Oppure vuoi essere tu a spiegare al Princeps perché non è stato avvisato immediatamente quando la sua Compagna è stata ritrovata? Ha bevuto il mio sangue. Per ora, basterà.»

Le labbra chiare di James si contrassero in una smorfia e per un momento pensai che si sarebbe rifiutato; invece, fece un cenno brusco con la mano.

«Ci sono delle garze e del disinfettante su quel ripiano. Usali, prima che muoia di setticemia» replicò, indispettito.

Uscì dall'infermeria a passo svelto, il camice che si gonfiava in morbide onde oltre le sue spalle, sottolineandone i movimenti.

«Lui dov'è?» domandai, con un filo di voce.

Il bisogno di avere la conferma che stesse bene, nonostante fosse stata mia la mano che l'aveva colpito.

Luc prese a rovistare sul ripiano che gli era stato indicato da James, recuperando un paio di rotoli di garza sterile e un piccolo flacone di plastica.

«A cercarti. Ti avrebbe trovata per primo se non avesse dovuto convincere Ambrose a non schierare l'intera Guardia per scovarti» rispose, mentre impregnava la garza con il disinfettante, «lasciati dire che ti sei cacciata in un bel guaio, bambolina. Finché Gareth poteva dimostrare di averti sotto controllo, per il Reggente eri solo un grattacapo. Adesso, sei ufficialmente una minaccia.»

Sebbene fosse concentrato nel suo lavoro, notai un certo divertimento nella sua voce.

«Ti tolgo questa» mi avvertì, burbero, scostando piano i brandelli di maglia che aveva utilizzato per tamponare l'emorragia al collo. Strizzai gli occhi quando sentii la pelle tirare.

Dies SanguinisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora