~1~ Ombre nella foresta

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«Eccola! L'ho vista!»
Sentii i grossi cani abbaiare, rivelando la mia posizione nel sottobosco.
Masticai un'imprecazione e mi affrettai a rialzarmi, celando il piccolo pugnale alla vista e spingendolo dentro lo stivale con consumata agilità.

Ebbi solo una fugace visione dei vampiri che mi stavano inseguendo, prima di tuffarmi con prontezza tra i cespugli alti e sentire lo scatto dei fucili da caccia. Il terreno era accidentato, disseminato di pietrisco e rami che avrebbero rallentato qualsiasi umano che si fosse trovato impreparato in quella situazione; ma conoscevo bene quel bosco, e superai gli ostacoli che mi si paravano davanti senza mai rallentare la mia corsa.

Scartai alberi e tronchi marci caduti, mentre spine e rametti impietosi si conficcavano sulla mia pelle graffiandola e impigliandosi tra i miei abiti; non vi badai, nonostante i muscoli chiedessero una tregua che non sarebbe venuta.

Se mi fermo, sono perduta.

I miei inseguitori non erano Cacciatori, altrimenti non si sarebbero mai spinti tanto ad ovest, rischiando una battuta di caccia poco proficua. Sapevano troppo bene che i Rifugi umani più vicini erano tra Londra e Canterbury, ed era là che infatti si concentravano coi loro fucili di precisione a sonnifero.

No, i vampiri che mi inseguivano erano qualcosa di molto peggio: rampolli annoiati che cacciavano per divertimento, desiderosi di sanguinaria violenza.

Cercai di dileguarmi fra gli alberi fitti, ma i cani avevano individuato il mio odore e non mi davano alcuna tregua. Era stato già troppo tardi quando mi avevano fiutata, lo sapevo; ma non avevo alcuna intenzione di dimostrarmi una facile preda. Finché non fossi stata sotto tiro, i vampiri non avrebbero sparato: non avrebbero perso l'occasione di giocare e di farmi implorare per una morte veloce.

Non mi accorsi dell'ombra nera sugli alberi, e quando riuscii a scorgerla fu troppo tardi. Mi sentii sbalzare a terra mentre artigli feroci affondavano nella mia carne, dolorosamente, strappandomi un urlo di sorpresa e rabbia.

Il vampiro che mi era saltato addosso m'inchiodava a terra, stringendomi i polsi dietro la schiena e impedendomi di raggiungere il coltello nascosto nello stivale. Provai a divincolarmi, ma il vampiro era più alto e forte, e mi trattenne facilmente a terra finché non fu raggiunto dai suoi compagni. Respiravo polvere e odio.

«Guardate qui, è una ragazzina.»

A parlare fu il vampiro che m'imprigionava. La sua voce era cavernosa, burbera, e mi strattonò per mettermi in ginocchio, affinché gli altri potessero vedermi meglio.

Un secondo vampiro si avvicinò, e piegò un ginocchio sul terreno in modo che i nostri occhi si trovassero alla stessa altezza.

Era giovane, più di quanto avessi creduto. Bello come tutti i vampiri, i suoi occhi erano granati rossi sotto le ciglia lunghe, e mi scrutavano attenti.

«Sembra un Artificio.»

Un terzo vampiro si chinò a guardarmi, ma non s'inginocchiò. Imbracciava ancora il fucile, e aveva un sorriso lezioso che mi dava il voltastomaco.

Strinse il mio cappellino di lana tra le dita e me lo tolse con uno strattone, tirandomi i capelli. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e una cascata rossa mi si riversò sul viso, oscurandomi per un attimo la vista.

«Gareth ha ragione. E' troppo carina per essere una Selvatica.»

«Un Artificio in fuga?» ipotizzò il mostro che mi teneva stretta, ma dal tono di voce sembrava escluderlo.

Il vampiro chiamato Gareth mi strinse il mento tra le dita, costringendomi ad alzare lo sguardo su di lui. La sua presa era ferrea, ma non mi fece del male.

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