~14~ La via del ritorno

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L'azzurro del cielo sfumava nell'iris mentre il Sole morente trafiggeva le nuvole coi suoi dardi cremisi, l'ultima lotta insanguinata prima di soffocare in un rantolo oltre la linea dell'orizzonte.
L'aria fredda e caliginosa era impregnata dell'odore pungente del fumo di camini accesi e del vago sentore di decomposizione delle foglie secche accumulate sui lati della strada; una nebbia leggera sembrava sollevarsi dall'asfalto sfiorando i palazzi con dita d'amante, voluttuose e pazienti.

Corsi quasi fino a perdere il fiato e il controllo, cercando di tenermi più al riparo possibile, svoltando fra i vicoli di Londra e tentando di seminare le ombre striscianti delle mie paure.

Il sangue di Gareth, ormai secco, macchiava ancora il mio palmo come un'ustione; un faro luminoso della colpa di cui mi ero volontariamente macchiata.

A nulla valeva ripetermi che non ero stata altro che una prigioniera, in quella casa: la sensazione sottile di angoscia e sporcizia che mi sentivo addosso non accennava a diminuire o svanire, e l'idea di averlo in qualche modo tradito aveva lasciato un velo di gelida e confusa disperazione sotto la mia pelle.

Scavalcai dei bidoni impolverati e mi arrampicai oltre un muro parzialmente distrutto, i mattoni rossi sgretolati e ricoperti di calcinacci.
Non c'era fine alla desolazione della città fantasma, non nel suo cuore borghese, che i vampiri avevano lasciato al lento disfacimento dell'incuria.

Individuai una vecchia abitazione abbandonata e sfondai con un calcio la porta semiaperta, bloccata da cumuli di detriti e tavole di legno fradicio. Dovevo riuscire a mettermi al riparo: la notte era il momento in cui i Cacciatori cercavano di stanare i Selvatici, resi più imprudenti dalla mancanza del Sole e dei suoi raggi velenosi. A volte dai Rifugi partivano spedizioni sulla Superficie per cercare oggetti utili o Selvatici scomparsi; i Cacciatori lo sapevano e perlustravano la città con la più golosa aspettativa.

Entrai nell'abitazione e cercai di richiudere la porta senza fare rumore, ma si rivelò impossibile; il cigolio insistente avrebbe attirato qualche curioso, così lasciai perdere. Mi guardai intorno e compresi che doveva essere stata la casa di una famiglia: giocattoli spettrali giacevano sul pavimento di quella che era stata la cucina; vecchie bambole cieche fissavano il vuoto con i loro occhi sbiaditi e macchinine in alluminio erano state rovesciate nell'attesa vana di mani paffute e adoranti a risollevarle dalla polvere.
Persino nella penombra mi resi conto che la casa doveva essere stata abbandonata in fretta: oggetti di uso comune erano stati lasciati in disordine, le sedie rovesciate e parzialmente distrutte.

Quella casa, mausoleo di una vita interrotta quasi cento anni prima, doveva essere rimasta sospesa nell'ultimo istante in cui era stata ancora un rifugio per chi vi aveva abitato. Abbandonata e buia, non era altro che il guscio vuoto di una memoria andata perduta.

Mi ritrovai a camminare tra le ombre, mentre il mio passaggio sollevava in aria pulviscolo d'argento, che fluttuava leggero in piccole capriole per tornare poi a depositarsi sui mobili. Nel salotto trovai la stessa distruzione della cucina, ma il mio sguardo fu catturato da un vecchio divano su un lato della stanza; era lurido e macchiato d'umidità, ma immaginai che fosse meglio di dover passare la notte sul pavimento gelido.

Sprofondai sul divano sollevando una nuvola di polvere, portandomi le gambe al petto e abbracciandole come se non fossi stata altro che una bambina sperduta, la fronte a chiedere asilo sulle ginocchia.

Ho combinato un disastro, Cami.

Sentii la disperazione scavarsi un nido nel petto e stringere la gola coi suoi artigli affilati, mentre le lacrime si affollavano sulle mie ciglia. Fu un singhiozzo trattenuto a fare da alfiere alle prime lacrime, bollenti sulle mie guance fredde. In quella casa che odorava di muffa e abbandono, in mezzo ad oggetti che qualcuno un tempo doveva aver amato, mi ritrovai a singhiozzare senza ritegno, tappandomi la bocca con forza per non fare rumore.

Dies SanguinisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora