Il corpo di Albert Leinster giaceva su un tavolo d'acciaio traforato. La profonda lacerazione che l'aveva ucciso era stata ricucita con minuziosa cura, una serpentina nera che spezzava la grigia continuità della sua pelle.Il medico si sfilò i guanti di lattice con pacata flemma; dopo averli gettati in un contenitore nero, si avvicinò ai suoi spettatori con un'espressione accigliata. Il suo giovane apprendista, che si era tenuto a distanza per tutto il tempo, osservava Gareth con una mistione di vago timore e profonda referenza.
«E' come immaginavate, mio signore», affermò il vampiro, con voce dapprima titubante, poi via via più ferma, «ci sono tracce di droga nel suo corpo. Con alcune analisi aggiuntive potrò dirvi di cosa si tratta, ma è certo che durante il duello Albert Leinster non fosse in sé.»
Gareth non parve lieto di vedere confermati i propri sospetti; osservava il cadavere con le braccia incrociate sul petto, l'angolo della bocca rivolto verso il basso, sul volto un crocicchio di pensieri.
Gaspar, che non aveva lasciato il fianco del cugino neppure per un istante, ne soppesava con attenzione le espressioni.
«A cosa pensi?» gli domandò, sommesso. Sembrava conoscere quale tono usare per addentrarsi piano fra le sue riflessioni, come ricondurlo alla realtà che lo circondava. Nelle profondità rosse del suo sguardo, riconobbi una nota oscura che m'infastidì.«Era una trappola, proprio come immaginavamo», rispose Gareth, volgendosi poi verso Luc, ricoperto da bendaggi sterili, «solo che non era per te.»
Il grosso vampiro parve soppesare quelle parole, sfiorandosi inconsapevolmente il tatuaggio che gli copriva il bicipite: un albero dai rami contorti e scheletrici, ricoperto da corvi neri simili a foglie.
«O magari il bastardo vuole solo incastrarmi», replicò, aspro.
Gareth non sembrava condividere quell'ipotesi. Con un breve cenno della mano congedò il medico; questo chinò il capo con deferenza prima di lasciare il laboratorio, seguito dal suo apprendista.
Quando uscirono, Gareth si passò distrattamente una mano fra i capelli corvini.
«Non avrebbe scelto me come garante, se fosse come dici. Sa che ti difenderei da qualsiasi accusa», disse con sicurezza, tornando a scrutare il cadavere, «no, non ci sono prove contro di te, né contro di lui. Ha voluto un pubblico perché la questione si chiudesse in fretta, senza scandali: un duello d'onore per una sorella amata e una morte sotto gli occhi di tutti, una storia semplice da raccontare. Gli abbiamo fornito l'assassino e l'alibi, mentre lui ti assicurava la vittoria drogando il fratello.»
Luc si sfiorò le bende candide, forse accarezzando l'idea di strapparle via, insofferente; bastò l'occhiata torva di Clarisse per farlo desistere.
«Come se ne avessi avuto bisogno», ringhiò cupo, «potresti avere ragione, però. Prima di morire, Albert mi ha detto "ha vinto lui, non tu". Credevo fosse un ultimo sfregio, ma forse alla fine aveva capito.»
Gareth si sfregò stancamente gli occhi, come se volesse strofinare via un'immagine poco gradita.
«Lo scopriremo, immagino», rispose Gareth, «sono però dell'idea che si tratti di una bega interna; quando i clan non si fanno la guerra tra loro, non conoscono altro svago che dar vita a faide familiari. La domanda che mi viene in mente, a questo punto, è: che diavolo ha fatto Albert per spingere il fratello a sbarazzarsi di lui?»
Gaspar si strinse nelle spalle e la sua coda d'oro vibrò di luce sotto le lampade.
«Quando si tratta dei clan, la risposta è sempre una: potere. Che se la vedano i Leinster; per me, dovremmo insabbiare la questione e dimenticarcene.»
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Dies Sanguinis
Vampire[ • Conclusa e in revisione • ] Anno 2204. Quando il Sole è diventato velenoso, gli esseri umani hanno cercato una soluzione nell'ingegneria genetica, mutando il DNA di alcuni soggetti per sopravvivere. La mutazione ha però dato vita a una nuova raz...