Non riuscii a credere a quanto avevo sentito. Gareth, il vampiro lunatico che mi aveva scelta - Dio solo sapeva perché - come Compagna, era il fratello del Reggente.
«Puoi dirgli che lo raggiungerò appena possibile. Prima devo portare la nostra ospite da James» disse Gareth, la mano ancora posata con indolenza sulla mia schiena, «Sono certo che lo delizierà sapere che ha un altro motivo per lagnarsi di me.»Senza lasciare che il maggiordomo potesse trovare una risposta a quella dimostrazione di affettata quanto falsa cortesia, Gareth mi sospinse verso il corridoio conducendomi in una camera dalla porta in acciaio, straordinariamente fuori posto in quella casa dal classico stile georgiano.
Solo che non era affatto una camera: era un'infermeria incredibilmente attrezzata. Il linoleum e le bianche luci artificiali mi ricordarono quelle dei Rifugi e oltre un'altra porta socchiusa riuscii a scorgere un lettino e strumenti chirurgici sterili, posizionati con cura certosina.
Nella stanza, letti reclinabili indicavano che potevano essere accolti fino a cinque pazienti.
Era un piccolo ospedale.La donna che ci venne incontro era un altro Artificio. Un volto a forma di cuore era circondato da lisci capelli biondi, legati in una coda bassa sulla spalla. I suoi occhi verdi erano luminosi di quieta accondiscendenza.
«Padrone» gorgogliò la donna, chinando con grazia la testolina bionda in un cenno di saluto. Gareth mi spinse con delicatezza verso di lei.
«Sara, questa è Kitty. E' stata esposta al Sole troppo a lungo.»
Quel nomignolo mi dava sui nervi, ma per nulla al mondo gli avrei dato la soddisfazione di rifilargli una risposta acida, che tuttavia faceva capolino sulla lingua ogni volta che lo pronunciava. Sapevo che lo faceva apposta: voleva pungolarmi, spingermi a parlare.
Continuai ad ignorarlo.Sara mi guardò con occhi comprensivi.
Molte volte mi ero domandata come sarebbe stato, nascere Artificio. Erano schiavi, certo, ma era innegabile che conducessero una vita migliore di quella di molti Selvatici. Sembravano sinceramente felici di occuparsi dei vampiri, grazie ai quali indossavano begli abiti e potevano vivere in Superficie, senza timore dei raggi velenosi del Sole.
«Seguimi, cara»
Se mi avesse chiamata cara un'altra volta, niente mi avrebbe potuto impedire di aggredirla, artigliandole quei bei capelli biondi. Era questo che mi faceva impazzire di rabbia: Sara era umana.
Era un Artificio creato dai vampiri, ma ciò non toglieva che fossimo della stessa specie. Sotto quello strato di beato disinteresse e quieta condiscendenza, il DNA nelle sue cellule era come il nostro. Come poteva ignorare quello che accadeva ai Selvatici? Io stessa ne ero la prova vivente, proprio sotto i suoi occhi: scarmigliata, contusa, con i polsi arrossati e segati da una corda e con un ampio morso di vampiro che ancora doleva.
Sara lo vedeva, ma aveva scelto di ignorarlo.Mi accompagnò ad un piccolo lettino e mi fece segno di accomodarmi.
«Chiamerò il dottore.»
Mentre lei si allontanava, Gareth si accomodò su uno sgabello accanto al mio letto, come un grosso corvo da guardia dagli occhi rossi.
«Adesso, Kitty, c'è una questione da sbrigare.»
I suoi occhi di granato brillavano, duri come gioielli. Oltre l'apparenza imperturbabile, Gareth mi stava valutando.
«Sai che non puoi sopravvivere in Superficie. Dio solo sa cosa stavi combinando in quella foresta, ma se non vuoi diventare un cadavere» disse, cominciando ad arrotolarsi il dolcevita sull'avambraccio, «devi bere.»

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Dies Sanguinis
Vampire[ • Conclusa e in revisione • ] Anno 2204. Quando il Sole è diventato velenoso, gli esseri umani hanno cercato una soluzione nell'ingegneria genetica, mutando il DNA di alcuni soggetti per sopravvivere. La mutazione ha però dato vita a una nuova raz...