Derek - 17 *

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Ci baciamo a lungo, sfiorandoci in brevi tocchi.

L'aria è pesante, soprattutto per me. Fortuna che ho indosso la tuta larga, almeno non mostra spudoratamente l'effetto che questa bionda fa alla mia testa, al mio corpo e al mio cuore.

Vorrei farla mia, sentire a pieno ogni millimetro del suo corpo contro il mio, il suo profumo addosso per tutto il giorno.. ma non posso, non ancora.
Noto chiaramente com'è frenata quando mi bacia o mi tocca, come se fosse spaventata in qualche modo, o timorosa. Ma non da me, per lo meno questo mi è abbastanza chiaro.
La stringo forte al mio petto, una volta sotto le coperte, e insieme ci abbandoniamo ad un profondo e tranquillo sonno, cullati l'uno dalla presenza dell'altra.

Al mio risveglio l'altro capo del letto è vuoto, ma il profumo di Amalie è ancora vivo sulle lenzuola e nell'aria. E su di me. Mi metto a sedere stiracchiandomi e il mio olfatto percepisce anche dell'altro.. mh... Uova e.. bacon..?
Mi alzo, sorpreso ed improvvisamente affamato, guardando l'ora. Cora è già sicuramente uscita di casa, quindi l'unica altra persona che deve star preparando questa fantastica colazione non può che essere la mia meravigliosa bionda.
Sì, sì, lo so che non è proprio mia, ma non voglio discuterne al momento. E forse in nessun altro momento.
Vado verso la cucina e la vedo di spalle, intenta ai fornelli, la radio accesa ad un volume basso, sintonizzata sulle notizie, e la stanza illuminata dal sole.
Sta a piedi scalzi e ha ancora indosso quei maledetti pantaloncini che le risaltano il sedere tondo e sodo.
La osservo con attenzione: è tremendamente sexy, anche con i capelli ancora arruffati e il viso sempre acqua e sapone, una delle cose che forse più mi piace di lei; i marchi che ha addosso mi incuriosiscono ogni volta che la guardo, e non fanno altro che renderla più bella.
«Resti lì a fissarmi con la bava alle labbra o vieni a fare colazione?» la sento ridacchiare.

Si è accorta di me senza nemmeno girarsi, la cosa mi fa sorridere.
Mi avvicino e mi metto a sedere all'isola mentre lei si gira e porta due piatti a tavola, poi prende due bicchieri arancioni, pieni di spremuta.
 «Buongiorno» le sorrido chiaramente, ancora un po' assonnato.
Lei mi osserva piano, a labbra dischiuse. I capelli legati in uno chignon spettinato le scoprono il petto e, senza rendermene quasi conto, mi ritrovo ancora una volta a fissarle la runa sul seno. Non ha un seno abbondante, ma è perfetto, anche senza reggiseno, cosa che ho ben notato l'altra mattina in bagno. 
Si schiarisce appena la voce e mormora «Buongiorno» 

Facciamo colazione nel più totale silenzio, scambiandoci solo occhiate veloci. Sento nuovamente l'aria pesante, e il sangue mi confluisce in automatico in una zona completamente diversa dal cervello.
«Oggi devo assolutamente allenarmi un po',» esordisce «mi consiglieresti un posto tranquillo dove poterlo fare senza essere disturbata?»
Io sorrido ed le indico la grande stanza all'entrata del loft.
«Lì. Anzi, sai cosa? Ci alleneremo un po' insieme.» dico annuendo.
Lei mi guarda perplessa, poi si lecca piano le labbra e annuisce.
«Ehm, okay, come preferisci..»
«Ti da' fastidio la cosa?» la guardo con un sopracciglio alzato.
«No!» si affretta a rispondere. «Assolutamente no, anzi..»
Sorride appena e inizia a sparecchiare, poi mette i piatti nella lavastoviglie e mi guarda.
«Bene, andiamo» sorride e si avvia nell'altra stanza.
«Non ti cambi?» la seguo subito, osservandola da dietro.
«Perché dovrei? Bisogna saper combattere con qualsiasi abbigliamento.» ridacchia. «Forza, in guardia lupo.»
Mi guarda, già in posizione. 
Decido di attaccare per primo, colpendola ad un fianco. Lei schiva il colpo e mi afferra da dietro, provando a buttarmi per terra. Le faccio cedere le gambe, credendo di averla già messa al tappeto, ma lei con un colpo di gamba mi fa cadere. Ci rialziamo subito, guardandoci e capendo che fino ad ora ci siamo solo riscaldati, così iniziamo a colpirci con una serie di colpi più seri e frenetici, aumentando vertiginosamente il livello dell'allenamento. 
Dopo parecchi minuti ho finalmente la meglio su di lei. Le afferro i polsi e la sbatto al muro, tenendole le mani bloccate sopra la testa.
La osservo attentamente: le guance leggermente arrossate, le labbra dischiuse e il petto che si alza e abbassa velocemente, con respiri sempre più irregolari. Non prova nemmeno a liberarsi.
Mi sento il suo sguardo addosso, che si sposta più e più volte dalle mie labbra ai miei occhi.
Di scatto la bacio, con foga, non potendole più resistere.

Lei subito ricambia il bacio e inarca il corpo contro il mio, richiedendo con chiarezza maggior contatto fisico.
La accontento subito premendomi a lei e, sentendola mugolare, le libero i polsi, solo per poterla prendere in braccio. Immediatamente stringe le gambe intorno al mio bacino e le braccia intorno al mio collo, ed io mi spingo più contro di lei, tra le sue cosce. 
Voglio che lo senta, che senta quanto la desidero, quanto voglio farla mia qui, ora, contro questo stesso maledettissimo muro.
Sento un gemito sfuggirle dalle labbra, ed esattamente dopo risponde alla mia provocazione spingendo a sua volta il bacino contro il mio.

Ed è questo il momento, quello dove non ci capisco più niente.
Inizio a baciarle il collo con foga, tenendola con un solo braccio mentre le succhio piano la pelle. La mano libera la uso per stringerle il seno e intanto mi struscio tra le sue cosce, così che i lievi gemiti che le sento produrre mi mandino sempre più fuori di testa.
Le strappo via la canottiera e le bacio quella runa sul seno che tanto mi fa impazzire. La sento mettermi le mani tra i capelli e tirarli appena, mentre mormora più volte il mio nome.
Torno a baciarla sulle labbra mentre la porto sul divanetto, lì mi sfila la canotta, passando poi le mani sul mio petto e sulle mie spalle, fino alla schiena, stesa sotto di me.
Quando porto le mani al laccetto dei suoi pantaloncini apro gli occhi e la guardo, continuando a baciarla con una passione non più frettolosa. 
Se devo averla, voglio assaporare ogni attimo del nostro momento insieme, per fissarlo a fuoco nella mia memoria.

Lei mi guarda, staccando appena le labbra dalle mie. I suoi occhi sono completamente dentro ai miei e le sue mani si spostano una sulla mia nuca e l'altra sul mio viso, entrambe ad accarezzare la pelle che sfiorano. Mi fa un cenno di consenso con il capo e avvicina il mio viso al suo, chiudendo gli occhi e sorridendo appena, serena. La guardo, pensando che sia bellissima, e metto a fuoco questa visione di lei, come se fosse una fotografia.

Le sfilo i pantaloncini, aiutato da lei che solleva il bacino, e mi concedo qualche secondo per osservarla, accarezzandole la coscia destra lentamente: l'intimo in pizzo nero, l'unica cosa che ha ancora addosso, la rende ancora più bella, e me la fa desiderare maggiormente.
Slaccio e sfilo quel reggiseno ormai di troppo, sentendola poi sfilarmi i pantaloni, con le labbra di nuovo contro le mie. Leviamo insieme slip e boxer e immediatamente mi stringo al suo corpo caldo e nudo contro il mio. 
Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo, ed io intreccio le dita della mia mano alle sue. Mi sorride, e non posso non baciarla con dolcezza.
Lentamente entro in lei. La vedo trattenere il fiato ed inarcarsi, poi un gemito le sfugge dalle labbra.
«Dio, bionda..» mi ritrovo a sussurrarle all'orecchio «Sei così stretta che rischio di impazzire..»
Fa per rispondere, ma i miei lenti movimenti in lei la fanno soltanto mugolare e gemere.
La stringo, aumentando gradualmente le spinte, e i suoi gemiti mi incitano a continuare.
Mi bacia e, con un movimento rapido, mi ritrovo seduto, con lei a cavalcioni su di me che si muove, estasiata e bellissima.
Le sensazioni che mi provoca mi fanno sentire completamente appagato.
Ci guardiamo fissi negli occhi scambiandoci dolci baci tra i gemiti, fin quando lei non cede e si lascia andare al piacere, ripetendo il mio nome, esattamente come avevo immaginato, e sperato, che sarebbe stato.
Qualche istante dopo esco da lei concedendomi finalmente anch'io a quel piacere tanto bramato.

La stringo forte al mio petto, siamo entrambi ansimanti, nudi e appagati.
Gioco piano con i suoi lunghi capelli, ormai completamente sciolti, e le accarezzo allo stesso modo la schiena.
«È stato bellissimo..» le sussurro dolcemente.
Lei solleva il viso dal mio collo e mi sorride piano «Era tanto che nessuno mi faceva sentire così. Anzi, credo proprio che nessuno ci sia mai riuscito..» mi confessa, quasi imbarazzata.
La bacio subito e con dolcezza, tenendola maggiormente stretta a me.
«Ho intenzione di farti risentire così ancora molte altre volte, bionda» sussurro sulle sue labbra, e la sento sorridere contro le mie.
«Sei proprio un ottimo allenatore» ridacchia.

Sto per risponderle a tono e con un sorrisetto, quando un rumore rovina il nostro perfetto momento post sesso.
Sono sicuro sia il portone d'entrata del palazzo.
Cora non può essere già arrivata, manca ancora un'ora all'uscita da scuola. E se stesse arrivando, mi avvertirebbe in qualche modo.
Do' un veloce bacio ad Amalie e la faccio andare a vestire in camera. Non voglio che qualcuno la veda, nuda e bellissima com'è.
Mi infilo i boxer e i pantaloni velocemente, poi sistemo il divano al meglio che posso.
La porta scorrevole del mio loft si apre e la figura di un ragazzo poco più giovane di me si fa avanti, nitida e sempre più chiara ad ogni passo con cui avanza.
«Bene, bene, bene, guarda un po' chi c'è qui.. Derek. Il carissimo Derek.»
All'inizio non lo riconosco, poi però capisco, purtroppo.
È Kevin Hale, mio cugino.
 

Sei tu la mia salvezza - Derek Hale {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora