Derek - 28 *

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Ero così arrabbiato con lei.
Dannazione.
Perché non mi deve permettere di proteggerla?
Perché deve dire sempre quello che è più logico, e non quello che io vorrei che dicesse? Tipo: È ovvio Derek che vieni anche tu.
E soprattutto: perché deve avere ragione?
Dopo averla lasciata al lago, cosa di cui continuo a pentirmi amaramente, ho portato i ragazzi nel bosco e ho sfogato tutta la rabbia che sento dentro su di loro, massacrandoli in un allenamento durissimo ma che poi cosi tanto male non gli ha fatto. Certo, un po' mi è dispiaciuto anche, dopo, perché sapevo, e so, benissimo di non essere arrabbiato né con loro, né con lei. Solo con me stesso.
Perché mi faccio accecare da quello che sento quando ce l'ho vicina. Quando mi bacia. Quando facciamo l'amore. Così come quando vado fuori di testa se mi allontana o mi è distante, anche se alle volte giustamente, come in questo caso.
La sento e vivo più che posso, che ho quasi paura di consumarla, di bruciarla troppo in fretta, che mi sfugga dalle dita da un momento all'altro.
Sono tornato a casa un po' più calmo, intenzionato subito a chiarire e scusarmi con lei - sì, io, Derek Hale, che mi scuso per aver perso le staffe-, ma quando ho visto che né lei né le sue cose sono più nella sua camera, sono stato accecato e divorato da un misto di rabbia e dolore.
Non volevo crederci. Non ci voglio ancora credere.
Sono uscito nuovamente, di corsa, e ringhiando. Ho preso il telefono e ho iniziato a telefonare alle uniche due persone che potrebbero saper dov'è, visto che il suo telefono è spento e non mi risponde lei personalmente.
Quando ero quasi sotto casa di Lydia, al settimo tentativo di telefonata, finalmente Stiles mi ha risposto.
《Che cosa vuoi?》ha borbottato mezzo addormentato.
Ho preso un grosso respiro per non urlargli al telefono, ma non ci sono riuscito pienamente.
《Lei dov'è?!》
《Non urlare Sourwolf. Dovresti chiederlo a lei, non a noi..》ha borbottato ancora, quasi scocciato.
Scocciato!
《Ci ho provato, e ha il telefono staccato. Quindi, se hai la minima idea sul dove possa essere, devi dirmelo. O ti farò in pezzettini così piccoli che Lydia non capirà più qual è la tua faccia nemmeno provando a ricomporti!》
《Magari non vuole sentirti, brutto lupo cattivo che sveglia la gente e la minaccia!》
Ho ringhiato così forte che un signore che passava accanto alla mia auto si voltato a guardarmi quasi spaventato.
STILES! È da Lydia, vero? Sono sotto casa sua, in ogni caso. Ora entro e me la riprendo.》
《Non proprio.. e non trattarla come un oggetto!》ha replicato lui, poi ho sentito un borbottio e la voce di Lydia mi è arrivata forte e chiara.
《Non spaventare mia madre e i miei vicini inutilmente. Amalie non è lì. È alla casa che abbiamo vicino all'ospedale, quella con la porta e le finestre rosse. Da sola. Quindi, Derek Hale, levati quel musone lungo che sicuramente stai indossando, non spaventarla e sii civile. E lascia dormire la gente in pace!》
Poi mi ha chiuso il telefono in faccia, ma almeno ho avuto quel che volevo.

Ho sospirato esasperato, ed ora che ho appena parcheggiato davanti alla fatidica casa, sono ancora un po' nervoso.
Esco dall'auto e annuso l'aria: sì, è proprio qui. Il suo odore è così forte che mi fa rabbrividire anche da qui.
Mi avvicino alla porta e faccio per bussare, un po' indeciso e nervoso su cosa dire, quando qualcos'altro cattura la mia attenzione.
Il suo battito accellera velocemente, e l'odore pungente della sua paura mi colpisce come un fiume in piena, invadendomi le narici.
Senza esitare un secondo spalanco la porta e corro verso la fonte di tutte queste paure, verso di lei.
E la vedo.
In pigiama e contro il muro della camera da letto, in preda al panico, sovrastata da una figura buia. Quella di mio cugino, mi dico subito.
Appena vedo che sta per azzannarla - quel brutto figlio di puttana! -, lo afferro e lancio sul muro opposto della stanza, vicino al porta, purtroppo. Il ringhio profondo che mi esce dalla gola lo mette visibilmente in allarme, tanto che lo vedo fuggire a gambe levate.
Vorrei seguirlo subito e porre immediatamente fine alla sua misera vita, farlo soffrire come ha fatto soffrire me e Amalie, come meriterebbe, ma la ragazza a cui tanto tengo, la mia bionda, è accasciata e rannicchiata tra muro e pavimento, in preda ad un attacco di panico e alle lacrime, che veloci scorrono sul suo viso e la fanno tremare come una foglia al vento.
Mi accovaccio piano davanti a lei, sforzandomi di far tornare normali i miei occhi e i miei denti per non spaventarla ulteriormente, ma la vedo comunque sussultare e ritrarsi, con lo sguardo perso nel vuoto.
《Sono io.. sono solo io.. Non ti lascio più.. ci sono io qui, ora.. ti proteggo io.. te l'ho tacitamente promesso, ricordi?》sussurro il più piano e dolcemente possibile, avvicinando lentamente la mano alla sua, tra i suoi capelli che stringe con forza.
Mi permette di sfiorarla e accarezzarla, facendola calmare un po', mentre con attenzione ispeziono ogni centimetro del suo corpo, per essere sicuro che non l'abbia ferita o altro.
Poi lei solleva lo sguardo sul mio, e quel che vedo quasi mi uccide.
La vedo incrinarsi e spezzarsi lentamente.. è distrutta.
《No, no. Non dargli questa soddisfazione.. sei più forte di così. Più forte di quanto tu stessa immaginare..》
Con la mano scendo ad accarezzarle il viso fradicio di lacrime, che piano provo ad asciugare.
I suoi occhi si chiudono, l'attacco si attenua, e senza mezze misure la tiro verso di me e la stringo tra le mie braccia, tra le quali si rannicchia e stringe.
Le poso le labbra sulla fronte e sgrano gli occhi quando vedo le vene nere sulle mie braccia accogliere il suo dolore.
Abbasso subito lo sguardo su di lei.
《Stai scottando, Amalie..》mormoro, capendo che il leggero tremore che la scuote ancora non è dovuto alla fine dell'attacco ma alla febbre.
Subito la prendo e mi siedo sul letto con lei, coprendola con una coperta e le mie braccia, per tenerla al caldo.
《È solo un po' di influenza..》la sento sussurrare appena, rocamente, sicuro di averla sentita solo perché sono un lupo.
《Non solo un po'.》ribatto quasi con durezza, una durezza di cui però mi pento subito.
Sospira un po', sconfitta, sistemandosi meglio tra le mie braccia.
La tengo stretta e piano mi stendo con lei, tenendola ben coperta.
《Dormi, dai.. o non ti passerà mai e non potrai partire per Alicante. Io non mi muovo da qui..》
Le annuso piano il collo, e lei si aggrappa al mio.
《Avrò sempre bisogno di te, ormai l'ho capito. Ora devi solo capirlo tu..》
Mi sussurra flebilmente prima di addormentarsi contro il mio petto.

Sei tu la mia salvezza - Derek Hale {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora