Cinque

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"Bellissimo, davvero" affermai mentre mi godevo lo spettacolo della natura quasi infinita che circondava quel maniero in pietra, "ma queste scale, rovinano un po' la magia eh" mi lamentai mentre salivo l'ennesimo scalino in salita ripida.

Esattamente dietro il castello che stavamo, faticosamente, raggiungendo, ce ne era un altro, forse in mattoni, di un'architettura tipica e forse più avanzata rispetto a quello che stavamo per guardare ed immesso nella bellissima strada piana che avevamo raggiunto. Ma ovviamente prima dovevamo faticare e fare inutile attività fisica e poi andare a visitare quello nella posizione più comoda.

La risatina dei miei compagni fece da sfondo al mio fiatone e al mio corpo pesante come una tonnellata di ferro battuto. Una risata per metà amichevole e per metà di scherno, dipendeva dalle bocche da cui proveniva il suono. Non ci feci caso troppo occupata a non lasciare un polmone su uno scalino sbriciolato dal tempo.

Arrivammo davanti al portone di legno scuro, ci fermammo tutti, come una grossa macchia compatta, ad ascoltare le parole dei docenti. La Giovanardi taceva ed annuiva mentre la professoressa di storia, che aveva accompagnato, insieme all'altro prof, l'altra quinta, ci raccontava qualcosa sull'edificio imponente che ci si presentava di fronte.

La Giovanardi volendo mostrare la propria preparazione in ogni campo, si aggiunse alle spiegazioni, "Il castello di Cardiff è un maniero medievale, con influenze dell'architettura vittoriana. Fu fondato dai Normanni nel 1081 sulle rovine di un preesistente forte romano. Il suo occupante più famoso fu Roberto II di Normandia che qui vi rimase prigioniero per ordine del suo fratello Enrico I d'Inghilterra dal 1106 al 1134. Alcune parti della struttura (come le mura quadrate) sono opera di una ristrutturazione del 1270 ad opera di Gilberto di Clare, VII conte di Gloucester."

Andrea mi piazzò davanti al viso il display del suo cellulare. Assottigliai gli occhi quando vidi un'istantanea dello schermo proveniente da Wikipedia. Lessi le prime righe e voltai il viso verso il mio amico che pareva visibilmente fatto seppur non fumasse o prendesse niente da circa due giorni. "Che prof illuminata eh?" scherzò. Ciò che stava dicendo era stato preso pari pari dalla pagina dedicata su Wiki. Mi misi a ridere insieme a lui e presto la notizia la dilagò anche agli altri della compagnia e formammo un piccolo cerchio di risa. Ci guardavamo fra di noi, ci scambiavamo un'occhiata di intesa e scoppiavamo di nuovo a ridere, come bambini e non riuscivamo nemmeno a darci un tono quando la professoressa ci richiamò all'ordine. Dovette intervenire fisicamente, poggiando una mano sulla spalla di colui da cui iniziò tutto, picchiettarci sopra e con voce da sergente ci intimò di tacere e chiudere le nostre "fogne".

La visita durò tre ore.

Il panorama visto in lontananza poteva sembrare una complessa struttura di castelli, giardini pensili e vecchi manieri, ma visto nel dettaglio finiva per essere una lunghissima escursione nel dettaglio. Perfino il giardino meritava d'essere spiegato in maniera approfondita e quasi mi venne voglia di sbattere la testa abbastanza volte sulla pietra del castello mentre la professoressa Mantelli ci spiegava il sistema del drenaggio dell'acqua. Non lo feci solamente perché avevo la testa abbastanza dura e il castello era fin troppo vecchio.

Scattammo almeno una cinquantina di selfie fra le varie mura, gli esterni e il verde che andava anche oltre la percezione visiva dei miei occhi miopi.

Di comune accordo decidemmo di cenare nel centro per i visitatori, dato che i prezzi erano abbastanza modici, in più l'hotel offriva solamente un pasto gratis al giorno, che sarebbe dovuta essere la cena ma per motivazioni svariate quel giorno fu il pranzo, ci venne donato come una sorta di benvenuto alla gallese.

Tornammo all'hotel stanchi, svogliati, con le gambe pesanti come due piccoli elefantini obesi, le palpebre come macigni e i polpacci simili a quelli di un giocatore pompato di rugby. La nostra prima serata non sarebbe stata libera ma non c'era nemmeno la voglia di fare qualcosa di non avventato se non dormire per diciotto ore consecutive. Arrivai in camera e mi gettai sul letto, finendo supina, con le braccia e le gambe divaricate sulla coperta bordeaux. Fissai il soffitto pallido e in un momento non lo vidi più.

Un leggero movimento mi stava procurando un vago senso di mal di mare, mi sembrava di essere tornata neonata mentre mia madre spingeva la culla per farmi addormentare, lo faceva dolcemente avanti e indietro, e nel mio stato di dormi veglia ricordai anche di non aver dato la buonanotte a mia madre, come mi era solito fare quando ero in gita o lontana da casa.

Aprì leggermente gli occhi e vidi al lato del mio letto, accovacciato, Andrea che spingeva il mio braccio, con delicatezza, per svegliarmi. La luce delle serrande colpiva la sua schiena e rifletté la luce sul volto. "Cazzo c'è?" imprecai con voce impastata mentre sprofondavo con la testa nel cuscino fin troppo morbido. "Alzati, devo farti vedere una cosa" sussurrò. Poteva svegliare me ma non l'Anita?

"A meno che non ci sia l'apparizione della madonna nei corridoi, non credo lo farò" commentai, richiudendo le palpebre. "C'è qualcosa di meglio" replicò lui, il tono di voce era fin troppo arzillo per quell'ora di notte e per il mio stato di trance, "riguarda Nike."

Al sentire di quella parola, aprì, flebilmente, gli occhi. "Che?" domandai, cercando una spiegazione alle sue parole. "Vieni" ripeté, prendendomi la mano e cercando di tirarmi su. Bofonchiai tre o quattro parolacce mentre mi mettevo a sedere, mi strigai gli occhi, dimenticandomi di avere addosso ancora il mascara del giorno prima, mi grattai il lato sinistro della testa, rendendo i miei capelli ancor più simili ad un nido, e mi alzai con l'aiuto necessario del fastidioso Andrea.

Lo seguì, mentre ancora mi teneva per mano, quasi a reggermi in piedi. Socchiudemmo la porta alle nostre spalle, che ci eravamo, anche, dimenticate di chiudere, e percorremmo il tratto di corridoio fino ad arrivare all'ascensore. Entrammo, lui schiaccio il pulsante del piano terra ripetutamente e quando le porte si chiusero abbassai lo sguardo sulla mia mise: il maglioncino, i jeans larghi e le scarpe che mi ero ricordata di togliere e gettare da qualche parte in camera e quindi potevo ammirare solamente i miei calzini neri. Mi appuntai mentalmente di infilarmi il pantalone del pigiama una volta tornata in camera.

Arrivammo nella hall e lo seguì, mentre quatti quatti percorrevamo percorsi mai visti. Finimmo oltre la cucina, davanti alla porta della sala dei dipendenti. La porta bianca era leggermente aperta, giusto un filo che ci permetteva di vedere ciò che stesse succedendo dentro. Dei gemiti facevano eco nel silenzio tombale dell'albergo, Andrea con un gesto mi fece segno di avvicinarmi alla porta: chiusi un occhio, socchiusi l'altro ed ebbi la perfetta visuale di un corpo di schiena, un culo sodo e scoperto, delle gambe nude che si avvolgevano alla vita di quel corpo maschile e la faccia di Shaley contrita dal piacere mentre la sua bocca rossa si dischiudeva ed il corpo davanti a lei batteva sul suo. Erano poggiati ad il tavolo posto nel mezzo della stanza. Inclinai leggermente il viso e dischiusi le labbra per lo stupore quando mi accorsi dei capelli castani arruffati, della carnagione olivastra e del fisico tonico che sostenevano la donna: Mike.

Mi allontanai da quella visione e mi voltai verso Andrea sbarrando gli occhi e schiaffandomi la mano destra sulla bocca per non farmi sfuggire nessun urletto o risatina. Scossi la testa e arricciai il naso, non sapendo se essere disgustata o piacevolmente colpita dal bel culetto che mi si era presentato davanti.

"Se la fa con la milf" pronunciò il mio amico, con voce talmente bassa da poter sembrare impercettibile. Corsi lontano da quella saletta per liberarmi dal garbuglio di risate diverse che si erano fermate nel mio petto.



Sono consapevole del fatto che questa storia la stanno seguendo in pochissime ma davvero pochissime persone ma ho iniziato a pubblicare quando avevo 0 visualizzazioni, perciò vedere che anche solo una persona la legge mi fa davvero strano, essendo che qui sopra non ho mai pubblicato nulla, nessuno mi conosce e via dicendo, ma fa piacere, quindi grazie. 🌸

The bird has flown awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora