"Lo avete fatto apposta, vero stronzi?" chiesi per l'ennesima volta seduta sul sedile blu del treno, guardando sia oltre il tavolino grigio sia di fianco a me, mentre sentivo il sedile muoversi continuamente.
Eravamo diretti a Roma. Non ci era mai stato nessuno di noi ed ero eccitata di vedere la capitale, ma credevo che viaggiare sarebbe stato più bello e rilassante, mi meritavo un sonnellino ma il piccolo diavolo che era seduto nel posto dietro al mio continuava a muoversi, a scuotere il mio sedile, a piangere e a farsi odiare. Gli altri tre velocemente avevano scelto un posto, lasciandomi l'ultimo come per caso, quando era ovvio che avevano notato il bambino, al contrario mio, e mi avevano lasciato la patata bollente.
"Ho preso un cazzo di permesso di due giorni per venire CALCIATA DA UN BAMBINO" urlai l'ultima parte affinché il bambino, la madre o il padre sentirono le mie lamentele, che continuavano ormai da un'ora. Lavoravo nell'ospedale da circa due mesi, quindi potevo già riscattare i due giorni di vacanza del primo mese. Volevo impilarli per avere le vacanze estive piene, ma per due giorni in meno, non mi sarebbe cambiato molto e poi ero fin troppo gaudiosa per quel viaggio per potervici rinunciare.
Le due ore e cinquantotto minuti peggiori della mia vita. Quel bambino non aveva smesso una mezz'ora di saltare, scuotermi e piangere come un antifurto o una sirena della croce rossa. Capì ancora di più perché non volevo un bambino, una famiglia o un matrimonio. Rabbrividì al solo pensiero.
Arrivammo alla stazione di Roma Termini e come sempre ci mettemmo un po' di tempo per capire come si usciva e dove si trovava il nostro ostello, che avevamo scelto con accuratezza, doveva avere sia il wifi che la colazione gratuita, altrimenti lo scartavamo per principio, e doveva costare sotto i 25 euro. Avremmo felicemente scelto un ostello a dieci euro se ci fosse stato, ma pure gli ostelli a Roma erano cari, rispetto a quelli che vi erano in Spagna o in Marocco, per esempio.
Ne trovammo uno a 20 euro a notte. Decidemmo per la camerata mista, in quanto vi erano sconti per la camerata maschile ma non per quella femminile, e quindi andammo nelle bellissime vie di mezzo. L'ostello si trovava a 30 minuti rispetto alla stazione, prendemmo un altro treno della ferrovia locale e velocemente ci arrivammo. Arrivammo a Zagarolo, dove vi era l'ostello, una provincia di Roma. Camminammo per circa venti minuti prima di arrivare al Wiki Hostel.
Pareva carino da fuori, una sorta di casa giallognola, con una vetrata sul davanti. Sopra le nostre teste vi era il nome dell'ostello, una scritta verde e accogliente. Entrammo dalla porta a sensori e venimmo subito accolti da una ragazza sorridente dietro un bancone. La ragazza asiatica ci chiese i nomi, scambiò con noi qualche chiacchiera e ci diede velocemente una chiave: quella della camerata, in cui al momento eravamo soli.
Salimmo con l'ascensore, che era piuttosto lento e creava rumorini di arrugginito e non stabilità, ma al momento poco ci importava: avevamo le valige, come avremmo fatto le scale? Era un impresa da psicolabili.
"Ho biglietti per vedere amici da un mesetto circa" sputò fuori Anita, una volta che Alberto cercava di aprire la porta marrone. Mi voltai verso di lei e feci una smorfia: "che?" domandai, "perciò siamo qui a Roma?"
Lei scosse la testa, ma non rispose. Rotei gli occhi al cielo, "stai scherzando?" alzai la voce. Tre ore di viaggio per andare a vedere Amici? Era novembre saremmo potuti andare in montagna a imparare a sciare. Volevo vederla Roma ma non per questo motivo. "Il cazzo che me ne frega di amici" commentai mentre entravo nella stanza. Carina. Vi erano sei letti, in realtà tre a castello. Il muro era verde con bambù disegnati ed il soffitto bianco. Una finestrella dava contro il muro distante 30 cm. Il pavimento era in mattonelle marroni, e vi era un armadio chiuso a chiave. Essenziale come ogni altro ostello ma estremamente pulito.
"Noe, volevo solo che tu lasciassi andare quella storia di Cardiff" si scusò lei. Mi voltai verso di lei che cercava di salire sul letto in alto, quello sopra al mio. Io non dormivo mai sopra, in quanto senza ringhiera sarei potuta cadere. Sbuffai leggermente. Alla fine lo stava facendo per me, ma avrebbe potuto chiederlo. "Okay, ma vengono anche loro vero?" Puntai Andrea ed Alberto che dopo una leggera lotta avevano deciso che entrambi avrebbero dormito in un letto in basso, lasciando quelli elevati liberi. "Certo" replicò Alberto. "Io amo Amici, pensavo di iscrivermi" continuò Andrea facendomi ridere. Venne verso di me, mi cinse le spalle con un braccio e abbassò il viso, "lo fa per te" commentò, "perché stai incazzata da mesi ormai, è meglio che te ne dimentichi e basta. Lo vedi un'ultima volta e poi lo lasci andare e vivi senza pensarci e avvelenarti, okay?"
Alzai il viso. Di fatti aveva ragione. "Grazie Ani" pronunciai ad alta voce. Lei mi sorrise, lasciandomi un flebile bacetto sulla fronte prima di rifarsi il letto con le lenzuola che tutti avevamo preso nel piano terra.
"Ora" disse Andrea, ancora vicino a me, "io andrei a mangiare."
Venerdì sera andammo in un locale a ballare. Uscimmo vestiti come papponi e protette e una volta che ce ne accorgemmo, andammo a cambiarci. Mi infilai i pantaloni a palazzo, il top nero e sopra un bomber che avrei tolto una volta arrivati in discoteca.
A quanto pare vi era questa discoteca chiamata Room 26 piuttosto famosa. Decidemmo di andarci e io semplicemente non pensai alla Room 112 di Cardiff, per nulla, mi scivolò proprio addosso come l'olio su un ripiano obliquo.
Il locale era carino, tutto nei colori del blu e del rosa. Dove vi era la console del dj ed il palco vi era un manifesto che ricordava il nome della discoteca e una tendina a fili di color argento. Avvicinandoci al soppalco delimitato dalle balaustre di metallo, ci accorgemmo che in realtà tutto il locale era sui colori del marrone e bianco, ma grazie alle luci finiva per sembrare un bordello colorato. Il posto era piccolo e verso la mezzanotte era già pieno. Un po' caro essendo che non vi era un metro quadrato per ballare, la gente spingeva, ti dava gomitate e ti spostava dal collo, e vi era un continuo odore di fumo essendo che sembrava permesso fumare dentro. Avevo visto di meglio ma a quanto pare era un locale storico della movida di Roma.
Io volevo andare al Mucca.
Vi era entrata gratis per le ragazze quella sera, ovviamente Alberto ed Andrea si lamentarono del razzismo nei confronti del genere maschile, ma tirarono fuori i soldi quando il bodyguard gli ricordò che se facevano ancora un po' di casino sarebbero stati allontanati.
Andai velocemente al bancone, quasi nascosto fra quella macchia di gente, ordinai un vodka lemon lo scolai, lasciai a lui il bicchiere e andai verso i miei amici che erano riusciti a trovare un posto nei divanetti.
"Ci sono un sacco di fighe" urlò Andrea. Io mi guardai intorno, un po' di fighi. Era oggettivo che c'erano un sacco di bellissime ragazze tirate a lucido e pochi ragazzi degni di nota. "Vai e provaci, tigre" replicai ridendo. Lui però non se lo fece ripetere due volte e con il suo peggior sorriso beffardo si buttò fra la gente.
C'era però qualche bel ragazzo e me ne accorsi una volta che andai a ballare. Un ragazzo alto, tonico, rasato che ballava bene rispetto a chiunque altro in quella discoteca.
Lo fissai per tutta la serata, il viso ovale, gli occhietti piccoli che quando rideva diventavo luci e ancora più piccoli, il fisico scolpito - riuscì a intravedere i muscoli della schiena mentre ballava grazie alla t-shirt nera sudata.
"Ci sono dei ragazzi di amici" mi urlò nell'orecchio Anita mentre ballava di fronte a me e urlava dietro a qualcuno che voleva parparle il culo, "quello che fissi per esempio."
Oh.
"Ci vengo volentieri domani a vedere il pomeridiano" sorrisi.
Devo rileggerlo e lo farò ma ora non ce la faccio solo che volevo pubblicarlo perché l'ho finito oggi.
Quindi niente, buona serata a tutti prima del lunedì (io voglio farmi del male al solo pensiero che domani è lunedì)
Ma buona serata.
🌷

STAI LEGGENDO
The bird has flown away
Teen FictionIn una gita scolatica a Cardiff, Noemi, incontrerà Mike Bird, aspirante cantante. Intraprenderà con lui una sorta di amicizia che finirà ufficialmente il giorno del suo ritorno in Italia. Si porterà dietro, per mesi, l'umiliazione della conoscenz...