Ventiquattro

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Scoprì che dovevo lavorare nella redazione di Amici. Di base sarei stata una praticante in quanto tecnicamente ci volevano delle conoscenze tecniche e didattiche, ma come avevo già pensato, una volta entrata nelle grazie della De Filippi le porte del mondo erano aperte a me e al mio passaggio ora divino, in quanto collegato a Maria.

Sarei ufficialmente divenuta una segretaria di redazione, assistita ed aiutata dagli altri segretari di redazione, che scoprì essere davvero molti, in quanto i compiti erano vari.

I miei, almeno quel primo giorno di lavoro erano basici: inviare e-mail, controllare che i pacchi portati dai corrieri fossero esattamente ciò che si era richiesto, controllare le vecchie mail nel dubbio che ci fosse qualcosa di irrisolto e caffè per tutti. Notai che ci mettevo di più a prendere i caffè alle macchinette per i miei colleghi navigati rispetto all'inviare le mail. Ero ovvio sfruttamento d'età e d'anni di esperienza ma per iniziare mi stava bene e mi permetteva anche di uscire spesso dall'ufficio e sgranchirmi le gambe.

Conobbi un'assistente alle luci quel giorno, un uomo pelato di quarantatré anni con gli occhi verdi che parlava assiduamente di quanto i suoi fossero perfetti. Era bello sentire un padre osannare in quel modo i figli, non avendo termini di comparazione con il mio, mi potevo solo immaginare come poteva essere un padre ma me lo immaginavo severo e sempre più sfiducioso nei figli rispetto alla madre, che poteva essere ugualmente severa ma magari di più sostegno.

Il posto di lavoro mi piaceva, oltre al fatto che eravamo praticamente una porta distante dal corridoio colorato della scuola di amici, la gente era sempre cordiale, anche quando ti chiedeva il caffè, ti rigirava facendoti capire che non era un tuo dovere - cosa che comunque sapevo - e si perdevano sempre in due chiacchiere e qualche gesto amichevole d'aiuto.

Il mio ufficio non era esattamente un ufficio, o almeno non era mio. Ero in una stanza con le pareti bianche con altre due persone che avevano le scrivanie in legno mentre la mia era più stipata nel angolo, una piccola scrivania grigia su cui vi erano impilate un sacco di scartoffie vecchie che mi dissero avrei dovuto controllare, per sicurezza dicevano.

Passai dalla Franca prima di andare via, che mi diede il consenso di darle del "tu". Mi sedetti di fronte a lei per cinque minuti e dopo le prime chiacchiere sul come mi trovavo, come trovavo il posto o com'era il mio nuovo alloggio, mi spiegò quei tratti del mio rapporto lavorativo avevo già letto nella mail, ma sentiva di dovermelo ripetere nel caso io fossi stata una sorta di inetta.

Ero stata assunta tramite un contratto di otto ore giornaliere, a tempo determinato per 6 mesi che poi sarebbe potuto divenire un contratto indeterminato. Tecnicamente anche per il primo mese ero in prova, nel senso che l'occhio divino vigilava su di me per controllare che facessi bene il mio lavoro, altrimenti sarei stata mandata via. Inizialmente partivo con una retribuzione di 1,200 euro al mese, che, mi ripeté che potevano aumentare nel caso io fossi riuscita ad avere una crescita professionale - che mi ripromisi di avere.

Quel giorno rimasi solo mezza giornata per ovvie motivazioni ma ne uscì piuttosto soddisfatta seppur ancora spaesata e bisogna di ambientarmi al più presto per far tacere quel senso di lontananza e distanza. Mentre tornavo a casa con il bus mi venne in mente che una volta aperta la porta della mia stanza Birillo non mi sarebbe corso in contro abbaiandomi scodinzolando e non ci sarebbero state le voci concitate della mia famiglia a fare da sottofondo.

Malinconica trascinai il mio corpo fino al portone del Residence cercando di ricordarmi quanto mi era rimasto da quello che avevo comprato per pranzo: pasta, sale grosso, fette biscottate per la colazione. Non avevo comprato nulla per condire la pasta ma con un po' di acqua di cottura rimaneva comunque buona.

Mentalmente ero già con la testa a quando avrei arrotolato gli spaghetti grazie alla forchetta per infilarmeli in bocca senza ritegno ma quando entrai vidi davanti a me Mike flirtare spudoratamente con la receptionist, quindi con lestezza e passi felpati mi avvicinai alle scale, poste prima dell'ascensore, e stancamente mi tirai su, scalino per scalino, per due piani consecutivi.

The bird has flown awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora