Quarantatré

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Sbarrai gli occhi. Pensavo di poterla perdonare, ero convinta che mi sarei lasciata tutto alle spalle, giustificando il gesto con la sua ubriachezza, la temporanea tristezza e la perdita delle sue sicurezze, ma non capivo perché doveva per forza ferirmi.

Mi vennero gli occhi rossi e si formò quel fastidioso groppo in gola che stava cercando di farmi contrarre i muscoli del viso così da farmi iniziare a piangere. Grazie a Dio esisteva Wiki How che ti spiegava come evitare di piangere ed iniziai a respirare dal naso ed inspirare dalla bocca, mentre ad ogni respiro contavo, per arrivare a un massimo di dieci, e infine sbadigliai per rilassare i muscoli facciali, riuscendo a non piangere.

"Grazie, molto carina" replicai, prima di alzarmi per andare a bere qualcosa sotto lo sguardo attento dei due ragazzi che poco prima avevano guardato Anita. "Io torno a casa" annunciò lei prima di alzarsi e andare a raccogliere la sua roba. "Anita" la richiamò Alberto, "ma sei seria?"

Rimasi girata di schiena, cercando di controllare le emozioni. Wiki How diceva anche che sorridere, seppur falsamente, era un ottimo modo per contrastare il pianto.

"Perché devo sempre reggerle il moccolo? Non sono sua madre. Ho fatto un sacco di cose per lei, l'ho portata pure qui per rivedere quel cazzone così da poter chiarire la sua situazione. Per una volta, e dico una, che ho bisogno di pensare a me, mi si rivolta tutto contro."

Aggrottai il viso facendo una smorfia, e mi voltai mentre lei si rinfilava gli stivaletti con il tacco. "Che stracazzo dici?" chiesi, alzando la voce, "chi ti ha mai vietato di pensare a te stessa?" Alzai le braccia, con il bicchiere in mano ormai vuoto. Mi ero scolata l'acqua come se fossi un'ubriacona e quella fosse la prima birra della giornata. "Tu" mi indicò con l'indice puntato, "ogni volta che ci sentiamo si parla di cosa succede a te!"

"Eh minchia" replico abbassando la voce, "è la base del chiacchierare raccontare la propria vita, no?" Mi volto verso gli altri per capire che ne pensavano loro. Da quanto ricordavo io stavo sempre a domandare: "come va? come state? tutto bene? problemi?" se poi loro non volevano dirmi gli affari loro, non gli avrei puntato una pistola alla tempia. Io probabilmente ero diversa, e nei loro riguardi, mi aprivo facilmente, allo stesso modo però, per come era impostata la mia persona, alcune cose le tenevo per me.

"Vabbè" disse solo prima di infilarsi il cappotto di lana, salutarci tutti e andare, probabilmente alla stazione. "Devo seguirla?" chiesi, "perché mi girano i coglioni" continuai. In un secondo però fui fuori dalla porta ad urlare il suo nome mentre lei, tichettava il piede sul pavimento mentre aspettava l'ascensore. "Mi dici che c'è?" chiesi ancora avvicinandomi a lei e abbassando le mani in segno di resa. "Sono stanca. Devo sempre starti dietro, ti capisco anche quando non mi dici niente mentre io per ricevere le tue o le vostre attenzioni devo limonarmi il tuo ragazzo. In più, io che mi faccio in quattro, non ho nulla mentre tu" e mi puntò ancora l'indice contro, "hai tutto. In ogni senso."

"Ani ma se non ci vediamo fisicamente e al telefono la tua voce mi sembra raggiante e serena, come posso sapere che qualcosa non va? Non potevi dirmelo? Io, davvero, ero rimasta al tempo in cui andava tutto bene."

Fece un leggero urletto per poi ritrovare la calma. "Perché non potete capirmi? Io vi capisco sempre!"

"Non sono empatica come te, probabilmente. Perciò ti chiedo di dirmelo se qualcosa non va, sfogati, mandami a cagare ma non comportarti così!" esclamai, alzando nuovamente le braccia. Sembravamo due pazze.

"Senti" abbassò il tono, "io vado. Non ho più voglia di parlare". Le presi la mano che velocemente tirò via dalla mia ed entrò nell'ascensore. Entrai con lei, tanto che sbuffò e urlò: "perché cazzo non te ne vai?"

"Perché mi dici delle cose, che rimangono irrisolte se tu te ne vai via. Non puoi solo prendere e scappare." Lei si voltò verso l'ascensore, dandomi le spalle. "Mi dispiace" ammisi, "mi dispiace se sei stata male e io non ero lì per te, ma sinceramente non mi ero accorta di nulla e questo può farmi sembrare un'amica di merda e probabilmente lo sono a questo punto, ma ti chiedo di essere chiara con me. Probabilmente sono ritardata e non me ne accorgo, quindi se stai passando qualcosa di brutto, dimmelo, cerchiamo di venirci a capo insieme."

The bird has flown awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora