Le spiegazioni potevano essere solamente due: o era completamente andata tanto da non avere il controllo del suo corpo e della sua mente oppure era diventata una bastarda tutto d'un tratto nei miei confronti. Magari quella mattina si era alzata con l'intento di rovinarmi appositamente la giornata perché si era finalmente resa conto di quanto io fossi una lamentosa palla al piede.
Non riuscivo a credere però che avesse cambiato atteggiamento nei miei confronti da un giorno all'altro, perciò volerti credere alla prima opzione, alla sua bontà e alla nostra amicizia che ci legava saldamente.Andai verso di loro, guardando quanto lui fosse a disagio in quel momento mentre mi seguiva con lo sguardo avvicinarmi. Lei, imperterrita, continuava a spalmarsi addosso a lui. Non riuscivo a credere a quella scena, lui che si comportava come un innocente bambino e lei da libertina. Non c'erano mai state regole, non c'era mai stata "la regola dell'amico" fra di noi, perché non era mai servito, e di fatti credevo fosse chiaro che provarci con quello che piaceva alla tua migliore amica fosse una cosa off limits che non si faceva, non si poteva fare.
C'erano le transenne che impedivano appositamente di comportarsi in quel modo e lei le aveva saltate in stile olio cuore."Vogliamo continuare ad amoreggiare?" Domandai, inarcando le sopracciglia, "facciamo un threesome?" Continuai. Lei si voltò verso di me con un sorriso stampato in faccia prima di dire "oh" e togliere le mani dal petto coperto dal maglioncino nero di Andreas.
"Sei ubriaca?" le chiesi, allungando il collo verso di lei per studiarla. Okay che avevamo bevuto prima di venire qui, e loro avevano bevuto più di me, ma non erano ubriachi, erano solo brilli e su di giri. Li avevo visti ubriachi e non si comportavano così. Avevo visto anche lei ubriaca e invece di pomiciare, come solitamente faceva in discoteca, evitava il contatto umano e ballava da sola, urlando qualcosa e facendo la fomentata.
"Sì!" Urlò lei felice.
Quella non era L'Anita che conoscevo io. O almeno, se fosse stata ubriaca non avrebbe risposto come una bambina eccitata ad una domanda. Avrebbe annuito, si sarebbe allontanata per stare sola, avrebbe riso per poi ballare.
"Possiamo andare un attimo fuori?" Le chiesi.
Lei si puntò l'orecchio con l'indice: "non ti sento!" Urlò con quel perenne sorriso stampato in faccia.
Chiusi le palpebre, cercando di ritrovare la pace dei sensi e la pazienza e una volta riaperte, me ne andai verso Andrea che ballava insieme a Cosimo, o meglio imparava da lui dei passi di balli latini. "Scusate ragazzi" dissi ad entrambi, loro si fermarono dal loro ballo, guardandomi, "Andre" mi voltai verso di lui, "è successo qualcosa all'Ani?"Lui parve confuso e con una leggera smorfia scosse negativamente la testa, "no, perché?" Mi voltai verso Andreas e l'Anita, lui che aveva contrapposto a lei e lui Michele, uno dei cantanti che aveva i dred, pareva interdetto. Quella faccia da cristo pentito mi stava infastidendo. Sospirai, "si sono baciati" mimai con le labbra. Cosimo si intromise con un "chi?" con le sopracciglia inarcate, curioso. Non volevo farne un processo di stato ma desideravo parlarne con qualcuno e i diretti interessati in quel momento mi stavano sulle mie palle immaginarie, che probabilmente stavano anche crescendo grazie a loro. "AndreaseAnita" sputai veloce tanto che i due mi guardarono con la fronte aggrottata. "Eh?" pronunciò confuso Andrea. Scossi la testa, "fa niente" sforzai un sorriso. Dovevo trovare il coraggio e la forza di parlare con il cristo pentito e la libertina che si strofinava anche su un Michele piuttosto eccitato che eretto con quel suo fisico mingherlino la guardava trasognante. "Non è fidanzata, cazzarola?!" Bisbigliai ad alta voce verso me stessa, andandomi a sedere dietro a Cosimo. C'erano delle sedie bianche vicino alla balaustra che portava al sovrappalco.
Accavallai le gambe, una volta poggiato il sedere sulla plastica e vidi Andreas venire verso di me. Ero abbastanza sicura che se si fosse avvicinato lo avrei mandato a cagare, e preferivo evitare di complicare quella situazione che non riuscivo a comprendere. Lei stava sculettando vicino a Michele ma il suo sguardo era sempre e perennemente fisso su Andreas, come una calamita. Contro ogni previsione in qualche secondo vidi sedersi Mike velocemente al mio fianco. Mi voltai verso di lui, respirando forte per trovare la calma. "Mike se devi fare lo stronzo, alzati e vai via perché non sono dell'umore giusto" affermai, vedendo Andreas essere fermato da Nico. "Vengo in pace" scherzò lui, alzando le mani. Che cazzo, pensai, tutti bipolari, manco uno mentalmente sano. "Che c'è allora?" Mi voltai verso di lui. La carnagione sempre olivastra. Ero curiosa di sapere se si facesse sempre le lampade oppure era così naturalmente, ma non era il momento giusto per chiederglielo. "Parliamo un attimo?" chiese alzandosi dalla sedia, "andiamo fuori?" Ci riflettei un secondo. Ero entrata nel locale, mi aveva guardato nemmeno fossi Hitler e ora sembrava voler fare accordi di pace. Gli credevo? No, ma almeno potevo fuggire via da un imminente Andreas che voleva venirmi a parlare.
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The bird has flown away
Teen FictionIn una gita scolatica a Cardiff, Noemi, incontrerà Mike Bird, aspirante cantante. Intraprenderà con lui una sorta di amicizia che finirà ufficialmente il giorno del suo ritorno in Italia. Si porterà dietro, per mesi, l'umiliazione della conoscenz...