Capitolo 15.

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Questa storia è un'opera di fantasia, puramente inventata dalla sottoscritta. Alcune delle vincende scritte  qui dentro fanno riferimento a fatti realmente accaduti. Non intendo offendere o insultare nessuno in alcun modo.

・・・

Jamie's pov

Dopo essere stato sul set, sono andato dritto a casa dalle bambine fino a sera. Si sono appena addormentate, quindi sto uscendo dalla loro stanzetta senza fare alcun rumore. Non voglio che si sveglino. Vado giù in salotto, per avvisare Amelia che si sono già addormentate.

« Ehi. » Dico, entrando in salotto. Ho vissuto in questa casa per molti anni, eppure non riesco più a sentirla come se fosse casa mia.

« Ehi. » Risponde lei. È seduta sul divano che legge una rivista. « Va tutto bene? » Mi chiede, poi chiude la rivista e la butta sul cuscino vicino a lei.

« Si.. » Sospiro, mettendomi le mani in tasca. « Le bambine si sono già addormentate. Abbiamo guardato in cartone e sono crollate all'improvviso. Quindi sto andando via. » Le dico, e faccio per allontanarmi dal salone.

« Ah, Jamie? » Si alza e viene verso di me. « Se ti va puoi rimanere qui, è ancora presto.. magari ordiniamo una pizza. » Propone. Non capisco questa sua proposta proprio adesso, magari vuole farsi perdonare per la sua reazione alla nascita di Dwayne. Forse si è resa conto che ha sbagliato e vuole rimediare. O vuole solo essere gentile. Ugh. Dakota avrebbe già capito le sue intenzioni. Lei avrebbe capito già tutto, come sempre. Non so come faccia, ma ha sempre ragione in queste situazioni.

« Ti ringrazio, ma non credo che sia il caso. Tornerò domani mattina per le bambine. » Dico gentilmente, e lei annuisce. Vado all'ingresso e prendo la mia giacca e gli occhiali da sole.

« Jamie, aspetta. » Mi dice, prima che io esca di casa. « La pizza era una scusa, la verità è che sento il bisogno di scusarmi con te. » Dice. Credo che sia davvero sincera, perciò decido di darle retta. « Andiamo a sederci, però. Non mi va di parlare in piedi. Andiamo sul divano. » Mi dice.

« Si, credo che sia il caso. » Le rispondo, e la seguo di nuovo in salotto. Si siede, come prima, sul divano e io mi sistemo sulla poltrona di fronte alla sua.

« Ecco... » Si strofina le ginocchia « Volevo scusarmi con te. La mia reazione non ha avuto senso, sono stata abbagliata dalla gelosia, in qualche modo. E lo so che non ha più senso questa cosa, perché ormai io e te abbiamo due vite diverse e ciò mi sta bene, quindi ti chiedo scusa. Mi sono comportata ancora in modo infantile, e ho deliberatamente cercato di rovinarti questo momento, nonostante io sappia bene quanto sia importante per te essere padre. » Dice, lasciandomi a bocca aperta. Non mi sarei mai immaginata questo discorso da parte sua.

« Amelia, non ce n'è bisogno. Voglio dire, la tua reazione mi ha fatto male, ma sapevo benissimo che non potevo aspettarmi fiori e cioccolatini per buon augurio. » Le dico.

« Mi dispiace davvero. Insomma, un giorno potrebbe accadere anche a me, e una reazione del genere da parte tua non mi farebbe piacere, anche se me la meriterei. » Abbassa la testa.

« Invece no. Io mi sono rifatto una vita, e dovresti farlo anche tu. È giusto così. E non va bene rimanere attaccati al passato, non va proprio bene... » Dico.

« Hai ragione. » Mormora, fissando un punto non definito. « Mi dispiace. Mi faccio sempre mille discorsi, tentando di cambiare, e alla fine non ci riesco mai. Io ho superato quello che è successo tra noi due, te lo assicuro, e l'ho superato. Non avrei potuto fare altrimenti. » Dice, guardandomi negli occhi. Non riesco a ricordare l'ultima volta che abbiamo parlato così. Forse se avessimo sempre agito così, le cose tra noi sarebbero state diverse.

« Ed è giusto che sia così. Ne sono felice. È passato un anno ormai, io mi sono sposato di nuovo, ho un altro figlio... » Sospiro « Amelia, tu lo sai bene, sei la madre delle mie figlie e questo per me non cambierà mai. Eravamo amici prima, perché non possiamo almeno tentare di essere come prima? Io vorrei semplicemente un rapporto civile per le piccole, perché tengo a loro. » Le dico, con tutta la sincerità possibile.

« E hai ragione. Mi dispiace. » Continua.

« Anche a me. » Dico.

« Comunque sia, sono contenta per il tuo bambino. Sono sicura che andrà tutto bene con lui. Non posso dire di essere felice per te e Dakota, perché per questo mi ci vorrebbe una maturità infinita, ma quella povera creatura non c'entra nulla. Non ha senso prendersela con lui. » Dice, sorprendendomi.

« Ti sbagli, anche solo questo dimostra una grande maturità. Sono felice che stiamo facendo questi passi avanti, spero che sarà sempre cosi d'ora in poi. » Le dico, mostrandole la mia gratitudine.

« Anche io. » Risponde, poi si alza. « Comunque l'offerta della pizza è ancora valida. Giuro che non ci aggiungerò del cianuro di nascosto. » Scherza. Mi alzo anche io.

« Ti ringrazio, ma ho davvero voglia di andare a dormire per qualche ora, tornerò domani mattina per vedere le piccole. » Le dico.

« Okay. Ti accompagno. » Dice, e mi accompagna all'ingresso. « Grazie per essere passato, ci vediamo domani mattina, allora. »

« Si. Buonanotte. » Accenno un sorriso, poi esco di casa. Non riesco a credere che questa conversazione sia stata reale. Mi sembrava di sognare. Spero che d'ora in poi le cose saranno sempre così, per via delle mie figlie, almeno. Voglio il meglio per loro, e sarà difficile ottenerlo se i loro genitori non riusciranno nemmeno a stare nella stessa stanza. Ho sempre pensato che le cose dovessero andare così, ma Amelia si è sempre comportata come se non le importasse, come se solo il suo rancore fosse la cosa più importante. Sono fiero di questo piccolo passo, non vedo l'ora di parlarne a Dakota. Sono sicuro che anche lei sarà senza parole.

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Damie • We'll never be worlds apart III.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora