Capitolo 52.

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Questa storia è un'opera di fantasia, puramente inventata dalla sottoscritta. Alcune delle vincende scritte  qui dentro fanno riferimento a fatti realmente accaduti. Non intendo offendere o insultare nessuno in alcun modo.

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Jamie's pov

Le riprese sul set procedono normalmente, oggi abbiamo girato delle scene in una chiesa locale e poi ho passato qualche momento con delle fans che mi stavano aspettando da ore. Erano tutte molto simpatiche e gentili, alcune mi hanno chiesto come stesse il bambino e mi hanno fatto gli auguri per la sua nascita. Questo mi ha reso molto felice, perché significa che la gente sta cominciando ad accettare la realtà dei fatti. D'altronde, se lo ha fatto Amelia, allora possono farlo tutti. E non lo dico per cattiveria, ma perché Amelia ha tutte le ragioni di avercela con me e di non voler accettare la realtà, invece ha messo la testa a posto. Proprio adesso sto andando da lei e dalle bambine. Scendo dalla mia auto, mandando l'ultimo messaggio a Dakota, attraverso il vialetto e busso alla porta di casa.

« Jamie, ciao! Le bambine sono con mia madre, ma saranno qui a momenti. » Mi informa, scostandosi per farmi entrare in casa. Questa casa una volta era il posto più familiare del mondo per me, adesso invece non riesco più ad identificarla come casa mia.. Casa mia è dove si trova mia moglie, ormai.. La mia casa è Dakota, nemmeno la nostra casa di Los Angeles. Casa è qualsiasi posto dove ci sia lei. È proprio vero ciò che dicono.. la casa è dove si trova il tuo cuore. E il mio cuore, d'altro canto, aveva già capito tutto prima di me, solo che ho fatto finta di non ascoltarlo, dando più importanza alla voce della mia coscienza.

« Non fa niente... » Entro, accenno un sorriso per non sembrare troppo freddo, e lei chiude la porta di casa. « Tanto dovevo parlare anche con te, significa che parlerò prima con te.. » Aggiungo, sospirando.

« Okay.. vieni. » Mi dice, e io la seguo in salotto. Spero che non pensi che io stia per farle un altro di quei discorsi, e spero che ormai ci abbia messo una pietra sopra come ho fatto io. Le credo e Dakota le crede.. stop. Mi chiede se può offrirmi qualcosa nel frattempo che aspettiamo, ma io rispondo di no. Mi siedo sul divano, e lei prende posto sulla poltrona di fronte a me. Dovrebbe sembrare una cosa strana, ma non lo è.. non ci sedevamo sullo stesso divano nemmeno quando eravamo sposati. L'ennesimo segno del distacco che regnava tra di noi. Con Dakota oggi invece è tutt'altra storia. Se potessi resterei incollato a lei perfino con la super colla. Non mi staccherei da lei nemmeno per un minuto. E quando siamo lontani, senza esagerare, non mi sento bene con me stesso. Mi sento come se mi mancasse un braccio. « Allora, cosa devi dirmi? » Mi chiede.

« Niente di preoccupante, stai tranquilla. Volevo solo dirti che Dakota sta ultimando le riprese del suo film in Georgia, quindi tra qualche giorno arriverà qui con il piccolo... » Lei mi fissa, cercando di capire il mio punto. « Quindi.... Beh.. Vorrei che le bambine conoscessero Dwayne. » Le dico. Lei non mi sembra molto sorpresa, forse si aspettava che glielo dicessi da tanto tempo.

« Beh.. è normale. Sono pur sempre fratelli, devono conoscersi. » Mi risponde, cogliendoli di sorpresa. Mantiene lo sguardo basso.

« Sono davvero felice di sentirlo. » Sorrido, e finalmente anche lei alza lo sguardo verso di me, accennando a sua volta un sorriso. « I bambini non dovrebbero entrarci in tutto questo. Loro non hanno colpe. Devono solo vivere felici e spensierati, non meritano di essere coinvolti in storie vecchie. » Le dico, consapevole che condividerà di sicuro il mio pensiero.

« Hai ragione... » Sospira « Purtroppo dovevamo capirlo prima. Magari se lo avessimo capito prima.. » Si ferma, guardandomi negli occhi.

« Amelia, non mi riferivo al nostro matrimonio. Mi riferivo a come ci saremmo dovuti comportare dopo la separazione. Abbiamo sbagliato, e siamo stati fortunati che le bambine non hanno sofferto molto per questo. Grazie a Dio sono piccole, e hanno capito poco e niente di ciò che è successo, però molti bambini... » Mi fermo, pensando a ciò che mi ha detto Dakota, quando mi ha raccontato di come ha vissuto il divorzio dei suoi genitori da piccola. « Alcuni bambini soffrono molto per questo.. »

« Posso immaginarlo. » Mormora. « Anche se questo non li ferma dal fare la stessa cosa da grandi. » Dice, senza pensare alle sue parole. Non appena si accorge di ciò che ha detto strizza gli occhi, come se volesse punirsi da sola per aver sbagliato. « Scusa, non ho pensato alle mie parole. » Si passa una mano tra i capelli. « Che bel modo di dimostrarti che sono cambiata... scusami, non succederà più. Dico di essere cambiata, che sto cercando di rispettarla e poi casco su queste stupidaggini. »

« Beh.. Amelia, per come la vedo io non insulti solo lei. Parlando male di lei, parli male anche di me, e viceversa. Non siamo due persone distinte e separate. Siamo la stessa cosa. Prendere o lasciare. » Sospiro « E speravo di non dover toccare più l'argomento. »

« Se solo mi avessi amata come ami lei... » Mi guarda sorridendo. Lei ha ragione. Se l'avessi amata come amo Dakota, allora oggi il nostro matrimonio sarebbe ancora in piedi. Ma la verità è che io non credo di aver mai amato davvero prima di lei. Ho amato le mie figlie, ma quello è un tipo di amore diverso. « Beh.. scusami. Forse mi serve più tempo di quando pensassi. »

« Ne sono sicuro. » Le sorrido cordialmente. Io credo davvero che la gente possa cambiare, e sono felice se lei ammette che ha bisogno di tempo per far sì che tutto questo funzioni, perché significa che è davvero intenzionata a cambiare, che non si tratta di una sceneggiata. Preferisco che ci metta del tempo e che tra vent'anni saremo una famiglia come quella di Dakota, piuttosto che cambiare da un giorno all'altro e lanciare frecciatine nei momenti meno opportuni.

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Damie • We'll never be worlds apart III.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora