Capitolo 1

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~New Life.~


Tutto quanto iniziò il giorno in cui me ne andai da quella che era stata casa mia per 19 anni.

I miei genitori dopo anni e anni di litigi e urla, decisero di separarsi e a me toccò scegliere se stare con mia madre o con mio padre.

Dopo insulse sedute da psicologi che si occupavano di queste faccende, decisi di andare con mia madre a Roma.
Ero talmente distrutta.
Non potevo crederci che i miei genitori, proprio i miei, si erano lasciati.

Per tutta la durata del viaggio non feci altro che guardare il panorama piovoso dal finestrino.

Perchè il tempo a volte, azzeccava a pieno il tuo stato d'animo?.

Non ero mai stata una ragazza di quelle sorridenti alla vita, pimpanti e socievoli.
Mi ritenevo e mi ritenevano, tutto l'opposto.
A me non piacevano i film d'amore, le bamboline, le uscite con le amiche a fantasticare sul loro potenziale futuro con un potenziale ragazzo.
A me non piaceva programmare il futuro.
Forse perché io non programmavo mai nulla nella mia vita, semplicemente perché sapevo che niente andava mai come seguivano i piani.

Perché allora sforzarsi sapendo che niente sarà come avevi desiderato?.

Con il divorzio dei miei genitori il mondo mi era caduto addosso per la millesima volta e il pensiero che io fossi nata per essere infelice, cresceva sempre di più.
Come potevano due persone lasciarsi dopo anni e anni di amore e convivenza?.
Insomma, credevo che queste cose accadessero solo da ragazzi, non da esseri umani di mezza età.

<<Tesoro, siamo arrivati>> disse mia madre mentre sfilava le chiavi dalla toppa della macchina.
<<Sul serio? Mamma ma siamo davanti ad una casa che sta per cadere a pezzi!>> risposi io guardando meglio oltre il vetro del parabrezza dell'auto.
<<Oh ma che dici, una sistemata e questo posto sarà come nuovo!>> disse mia madre entusiasta mentre usciva dalla macchina con l'ombrello sopra la sua testa.
Io sbuffai e scesi dall'auto alzandomi il cappuccio della mia felpa sulla testa.

Dopo aver preso i miei bagagli entrai in quel posto pieno di polvere e cianfrusaglie varie.
Tossì per la troppa polvere mentre posavo la mia valigia sopra a quel che mi sembrava un piccolo tavolino malconcio.

<<Tesoro vieni qui!>> disse mia madre.
La andai a raggiungere e vidi che era imbambolata a fissare una parete tutta impolverata.
<<Che c'è?>> gli chiesi guardandola stranita.
<<Guarda!>> rispose mia madre mentre con una mano toglieva un po' di polvere dal muro.
Più la polvere andava via e più prendeva forma una specie di scritta che provai a decifrare data la pittura ormai quasi andata che ne impediva la lettura.

<<Il...buon li...mone. Il buon limone?>> chiesi io ridendo per il nome strano che c'era scritto su quel muro.
<<Il buon limone>> rispose mia madre sorridente mentre si puliva le mani impolverate e iniziando a cercare qualche foglio qua e la.
<<Ma che razza di nome è?>> chiesi ridacchiando.
<<Il nome di un vecchio bar, che adesso sarà il nostro>> rispose mia madre mentre teneva gli occhi su di un foglio per poi girarlo verso di me e facendomi vedere il logo di quel bar.
<<Cosa? E perchè non mi hai detto subito che volevi aprirti un bar in pieno centro a Roma?>> gli chiesi stupefatta.
<<Sorpresa!>> rispose mia madre ridendo.
Io rimasi senza parole.

Intanto fuori aveva smesso di piovere e tutta Piazza del Popolo era ricoperta da pozzanghere.

<<Scusate, ho un regalo da consegnare alla signorina Samantha Pulcani>> disse un'uomo,credo un fattorimo, rimanendo davanti alla porta.
<<Per me?>> chiesi rivolta a mia madre.
<<Oh, sará un regalo di tuo padre>> rispose mia madre acida.
Uscì dalla porta e vidi una chitarra elettrica tutta nera metallica.
Io mi portai le mani alla bocca.

Oh mio Dio che meraviglia!.

<<Scusi, una firma>> disse quel signore di prima porgendomi il tablet elettronico con il pennino.
<<Oh si>> risposi mentre firmavo.
<<Arrivederci!>> disse quel signore per poi lasciarmi quella chitarra davanti a me.
Io contenta come non mai presi quel fantastico regalo e lo portai dentro.
<<Oh>> fu l'unica cosa che disse mia madre.
<<È semplicemente fantastica!>> esultai io.
<<Perchè non sali di sopra a vedere la tua stanza?>> mi chiese mia madre.
<<Certo, vado!>> risposi sfrecciando come un fulmime verso le scale.

Non appena aprì la porta di ingresso mi ritrovai un vero e proprio appartamento da condominio.
Mi girai attorno per avere una visuale intera di quel corridoio e camminando un po' trovai, quello che doveva essere la mia stanza.

Era già arredata.

Non appena entrai vidi un post-it giallo sul muro alla mia destra.
Mi avvicinai per leggere meglio.

"Sorpresa!
-Mamma"

Tipico da lei, amava le sorprese.
Il mio letto era proprio accanto alla finestra dove si poteva vedere tutta Roma da una modesta altezza.
Le pareti erano bianche, dove io successivamente avrei dipinto o di blu o di nero.
Il letto aveva delle lenzuola bianche e il pavimento era in marmo con migliaia di tappetini.
Accanto alla finestra c'era una scrivania con sopra un piccolo cactus domestico e migliaia di fogli vuoti da composizione.

Mi piaceva molto quella stanza.
Dopo un paio di ore a sistemare tutti i miei vestiti e a rendere quella stanza un po' più "mia" mi sedetti sopra al mio letto con la mia nuova chitarra elettrica.
Presi quel blocco enorme di fogli bianchi ma inciampai su una delle miliardi di frangie che aveva il tappetto accanto al mio letto e tutti i fogli furono sparsi per tutta la stanza.

Samantha aggrazziata come sempre.

Sbuffai e iniziai a raccogliere tutti i fogli, soffermandomi su un'unico foglio già composto con della musica così iniziai a suonarla.

Suonando mi accorsi che era Reality di Lost Frequencies, nonchè la mia canzone preferita.

Ma non capivo chi l'avesse mai composta e come diamine fosse finita proprio in questo edificio e sulla mia scrivania della mia nuova stanza.

Guardai meglio il foglio e vidi che c'erano due iniziali di un presunto nome : M.B .

Mi incuriosì come mio solito, e scesi subito le scale con il foglio fra le mani e andando in cucina dove trovai mia madre intenta a sfogliare un volantino.
<<Mamma! Ma prima in questa casa chi ci abitava?>> chiesi facendola sussultare e provocandomi una risatina.
<<Ehm... non ne ho idea, credo un vecchio anziano ormai deceduto>> rispose mia madre.
<<Oh>> fu l'unica cosa che seppi dire e salì di nuovo nella mia stanza.

Ma non poteva essere che un vecchio anziano conoscesse quella canzone, insomma, era una canzone per adolescenti.

Feci spallucce e poi sistemai gli ultimi fogli che erano rimasti a terra ri-posandoli di nuovo sulla mia scrivania.

<<Tesoro il pranzo!>> urlò mia madre dal corridoio.
<<Arrivo>> risposi lasciando il foglio con quella canzone proprio sul letto con sopra la mia chitarra elettrica.

Reality. ||Michele Merlo||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora