Capitolo 43

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⭕ ~And now?~ ⭕

Si fece sera, io ero ancora rintanata nella mia stanza a suonare con la mia adorata chitarra elettrica alcune canzoni del mio album.

<<Tesoro...>> disse ad un tratto mia madre aprendo la porta della mia stanza.
Aveva uno sguardo serio e severo che ormai non le vedevo in viso da quando si era separata con mio padre.

<<Di sotto c'è una persona che vorrebbe parlare con te... ti sta aspettando>> aggiunse richiudendo subito dopo la mia porta e andandosene.

E chi poteva mai essere?.
Magari qualche fan... pensai.

Alzai un sopracciglio e, curiosa, scesi le scale velocemente e, arrivata all'ultimo gradino, alzai lo sguardo e per poco non inciampavo a terra non appena vidi chi avevo davanti.

<<T... tu!>> dissi iniziando a scaldarmi.
<<S...Sam...>> rispose.

Era mio padre.

<<Perchè sei qua>> affermai fredda.
<<Volevo vederti, piccola mia...>> disse sorridendomi in modo malinconico.
<<Dopo mesi e mesi non ti fai vivo, mi regali una chitarra elettrica e adesso, guardacaso, ti è venuta la voglia di rivedere tua figlia?!>> sbottai agitandomi più di prima.

<<Lo so... scusami, ti avevo promesso che, anche se ci sarebbe stato il divorzio, sarei stato ugualmente un padre presente... e...>>
<<E non lo sei stato!>> lo interruppi finendo per lui la frase mentre i miei occhi iniziavano a lucidarsi e gonfiarsi dalle lacrime per la rabbia.

<<Sammy ti prego... perdonami>> cercò di scusarsi mio padre.
<<Non chiamarmi Sammy... non sono più tua figlia>> risposi subito mentre copiose lacrime scenderono dai miei occhi non appena finì la frase.

Mio padre sbiancò in viso sbarrando gli occhi.
<<C...cosa hai detto?!>> mi chiese deglutendo.
<<H...hai capito bene>> dissi tirando su col naso.
<<Tesoro... ti prego, non dire queste cose>> si intromise mia madre sulla soglia delle scale.

<<Perchè lo difendi adesso?!>> chiesi stupita girandomi verso di lei.
<<Carl... diglielo>> disse mia madre sospirando e abbassando lo sguardo verso il pavimento.

<<Dirmi cosa?>> domandai con le guance ormai rigare dalle mie lacrime.
Nessuna risposta.
<<Papá!>> lo richiamai alzando la voce.
<<Sam. Io sto morendo>> ammise sospirando mentre abbassava lo sguardo verso il suolo.

E di nuovo, per la miliardesima volta nella mia vita, mi cadde il mondo addosso.
Ormai c'ero abituata, ma sentirsi dire proprio dalla persona che ti aveva messo al mondo, che stava per morire, altro che mondo addosso...

<<Co... no... non è vero... è uno scherzo>> cercai di dire.
<<No... non sto scherzando Sammy... mi hanno diagnosticato un cancro ai polmoni... e ormai ha preso gran parte di questi e non si può più far nulla>> rispose mio padre con i suoi occhi verdi gonfi di lacrime e con la voce spezzata.

<<Come sarebbe a dire che non si può più far nulla!>> urlai mettendomi le mani fra i capelli mentre ormai ero divenata una fontana umana.
<<Mi rimane meno di un mese>> disse poi a voce bassa come per non farsi sentire.

E avrei preferito davvero non voler sentire quell'orribile frase.
Quella semplice frase, fu come la goccia che fece traboccare il vaso.
No, non potevo accettarlo.

Mi portai le mani sopra la mia bocca e scoppiai a piangere.
Cercai nella mia mente di formulare qualche cosa da poter dire, ma niente, tabula rasa.
Non sapevo cosa dire, cosa fare, ero in totale confusione.

<<Sammy... mi dispiace tanto>> disse ancora mio padre mentre una lacrima rigò il suo viso con qualche ruga nascosta.
<<Papá...>> cercai di dire, poi corsi verso di lui e lo strinsi forte a me mentre mia mamma singhiozzava da sopra la rampa di scale.

Non potevo crederci.
Prima Mike, adesso mio padre.
Ero destinata, forse, a dover perdere sempre le persone a me più care?.
Era una sorta di maledizione per caso?.

***

Dopo che mio padre se ne andò piangendo, io con mia madre salimmo le scale singhiozzando.
Nessuno di noi due proferì parola.
Eravamo in silenzio che, lentamente, salivamo le scale.

Non appena arrivammo al piano superiore, con lo sguardo spento che guardava il vuoto, mi avviai nella mia stanza chiudendomi a chiave per poi scoppiare a piangere e ad urlare buttando in aria tutti i fogli con gli spartiti musicali e alcuni testi delle mie canzoni.

Perchè la vita doveva essere così bastarda?.

Proprio in quel momento, avrei voluto al mio fianco Mike, o Shady, o i miei amici, ma non c'erano.
Era proprio vero che, quando tocchi il fondo sei sempre da sola, e da sola devi rialzarti se non vuoi che ti divorino gli squali.

Mi sentivo più sola di prima.

Un mese.
Solamente un maledetto mese e mio padre se ne sarebbe davvero andato?.
E io, cosa avrei fatto? No, non potevo di certo superare una cosa del genere.

Avevo il disperato bisogno di qualcuno, ma nessuno c'era.

CIAO :
Eh si, Carl, il padre di Sam, morirá?
E Mike? Lo verrá a sapere? E se lo verrá a sapere... cosa fará?.
Ok la smetto con le domande 😂.
E boh niente, scusate se questo capitolo vi sará sembrat noioso, ma mi serviva come passaggio😏.
Volevo ricordarvi che ho anche aggiornato in "Quella ragazza di Cleveland", storia che potete trovare sul mio profilo!. Quindi correte subito a leggerla e a lasciar un vostro parere!❤
Ve saluto e ve ringrazio!.
-Clelia💜

Reality. ||Michele Merlo||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora