Non so come poté accadere, fatto sta che accadde.
Misteriosamente ed inesorabilmente, il fato giocò con la mia vita e la mia morte.
Non ero il primo né l'ultimo uomo abbandonato al proprio destino, da un amore finito nella delusione.
Rimorso e ribrezzo avevano preso posto nel cuore, disperazione aveva dato moto ad un fiume di lacrime.
Dimenticare.
Dimenticare tutto e prima possibile.
Cosa avrebbe potuto aiutarmi subito?
L'alcool.
Una sbornia colossale per dormire e dimenticare.
Mi recai in osteria ed ordinai al tavolo del buon vino rosso ma anch'esso mi ricordò lei.
Era dolce, inebriante e piacevole; più ne assaporavo e più ne ero desideroso...
Ma era un vino traditore che subito mi aveva tolto la lucidità di mente, proprio come lei.
Non ricordo bene quando quell'uomo sedette al mio stesso tavolo e condivise la mia bottiglia.
Si chiamava Claudio, proprio come me, ma non ricordo il suo viso: avevo la vista annebbiata dall'alcool.
Entrambi stavamo bevendo per dimenticare un amore, dev'essere stato questo che ci ha avvicinati.
Dopo mezzanotte l'oste ci fece andare via dal suo locale per evitare che ci addormentassimo, bocconi sul tavolo.
Abbracciati come due fratelli, ci incamminammo per le buie strade, deserte.
L'aria era fresca e carezzevole, quella dell'osteria era calda, pregna del fumo dei sigari e dell'odore dei cibi serviti a tavola.
Il cielo era nero, puntellato di stelle; intenti ad ammirarle, andammo a sbattere contro un lampione spento, fracassato da qualche vandalo.
Imprecammo ad alta voce e poi continuammo la passeggiata avanzando a zig-zag, facendo un passo avanti e due dietro.
Allegri per l'effetto dell'alcool intonammo a squarciagola:
"Tu che m'hai preso il cuor..."
La nostra vena musicale fu presto scoraggiata dai lamenti di un uomo affacciato alla finestra che imprecava contro di noi.
Questo fatto ci rese ancora più dispettosi:
"La strada è di tutti e possiamo fare quel che vogliamo!" gli urlammo.
Ma una donna, che ne sapeva una più del diavolo, capì come farci calmare i bollenti spiriti: si sporse sul davanzale, attese che vi passassimo sotto e ci buttò addosso il contenuto del suo orinatoio, poi richiuse rumorosamente le persiane.
Così bagnati iniziammo ad avere freddo, le nostre voci si affievolirono per dare tono all'incessante battere dei denti.
Fortunatamente eravamo poco distanti dalla mia abitazione.
Non so come feci a riconoscere quelle strade a me familiari poiché ero davvero brillo; fatto sta che trovai la mia casa ed offrii la mia ospitalità all'amico di sventure che versava in condizioni peggiori delle mie.
Avendo a disposizione un solo letto, fummo costretti a condividerlo, eravamo talmente stanchi!
Ci addormentammo subito.
Al mattino, girandomi su un lato, poiché già mi trovavo sul ciglio del letto, caddi rumorosamente sul pavimento.
Ero ancora confuso, mi diressi verso lo specchio per vedere in che stato fossi.
Con mia grande sorpresa esso non rifletteva la mia immagine.
Scossi la testa, strizzai gli occhi: l'alcool ancora mi annebbiava la mente, non ero abituato a bere.
Mi avvicinai al mio amico: era sdraiato al centro del letto, giaceva sul fianco destro e mi voltava le spalle.
Feci per chiamarlo toccandolo con la punta delle dita sul braccio ma queste lo attraversarono.
Cosa stava succedendo?
Girai attorno al letto e mi posi di fronte allo sconosciuto.
Magari fosse stato tale!
Era lì, riverso, con gli occhi spalancati, fissi nel vuoto.
ERANO LE MIE SPOGLIE MORTALI!
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"Racconti del terrore." #1 in BRIVIDO #1in SHIVER #1in ORRORE #1 in SHORT
TerrorSi tratta di una mia personale raccolta di racconti di fantasmi. ( Stile Gotico, quello che adoro. ) Un quaderno pieno di storie inventate da me nel corso degli anni, con la speranza un giorno, di poter avere qualcuno che le leggesse con piacere. ...