" Lo spettro. "

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Il temporale imperversava sulla villa di Giuliano Matteis: era in vacanza con la giovane moglie Laura ed aveva invitato a passare una settimana me, ( mi chiamo Giorgio ) ed Elena, la mia consorte.
Purtroppo per noi, il sole fece i capricci e si nascose dietro nembostrati grigio-viola, carichi i di pioggia... E che pioggia!
Malgrado fosse il mese di luglio, quella sera fummo costretti ad accendere un bel fuoco nel camino, per intiepidire l'aria.
Tanto per coronare il tutto, dopo cena ci sedemmo comodamente su dei grossi cuscini, posati su un soffice tappeto, nel salone.
Eravamo disposti in cerchio, attorno ad un tavolino quadrato in legno, dipinto di nero.
Un lume a petrolio dovette supplire alla corrente elettrica che era andata via.
I bagliori dei lampi si succedevano veloci, illuminando la stanza e gli oggetti che conteneva; un attimo dopo il tutto veniva inghiottito dal buio e a questi faceva seguito un boato che faceva vibrare forte, i vetri delle finestre.
Erano le nove di sera, era ancora presto per andare a dormire e poi, con quel fracasso chi ci sarebbe riuscito?
Alcuni tuoni facevano accapponare la pelle.
"Sembra una notte da film del terrore!" scherzò Giuliano.
"Hai ragione!" assentii col capo.
"Mi fa venire in mente un episodio che mi è capitato, tanti anni fa, quando ero bambino." continuò il mio amico.
"Dai, racconta!" lo incoraggiò sua moglie.
"Avevo rimosso questo ricordo. Adesso che mi ritrovo nello stesso scenario: un forte temporale ed il buio, proprio come quella notte di trent'anni fa, mi è tornato alla mente.
Avevo dieci o undici anni ed ero con Remo, il mio migliore amico in quell'epoca.
Entrambi amavamo le storie del terrore; rimanevamo di sera, nella mia camera con le luci spente ed una candela accesa.
A turno, leggevamo ad alta voce i "racconti dl brivido".
Il primo scrittore che conoscemmo fu Edgar Allan Poe; devo ammettere che per noi ragazzi, i suoi racconti all'inizio erano noiosi, per non parlare poi di quando trovavamo parole in francese di cui non c'era la traduzione e non ne capivamo il significato; ma sapevamo che superata con pazienza la prima parte della storia, saremmo arrivati alla fine con vera soddisfazione.
Fu in una notte come questa in cui, Remo si fermò a dormire nella nostra casa e, per diletto leggemmo :" Il crollo di casa Usher."
Ci colpì molto il fatto che Roderico Usher udisse i minimi suoni, mentre sua sorella, nella cripta, urlava per uscire dalla tomba.
Mentre Remo leggeva, mi parve di udire dei fruscii.
"Shhhh!" gli dissi, ponendo l'indice sulle mie labbra.
Entrambi tendemmo l'orecchio.
Sì, erano dei fruscii, e provenivano dalla soffitta!
"Dobbiamo scoprire di cosa si tratta!" esclamai coraggiosamente.
Remo annuì, chiuse il libro e lo ripose sulla scrivania.
Infilammo le pantofole, prendemmo la candela ed uscimmo nel corridoio.
Era notte fonda, salimmo su per le scale che portavano alla soffitta.
Girai la chiave nella toppa e, prima di aprire ci scambiammo uno sguardo: chi di noi due doveva entrare per primo?
Udivamo rumori come di tacchi, come se qualcuno stesse ballando.
"Che facciamo?" chiese Remo.
Aprii lentamente la porta che emise un lungo cigolìo spettrale.
Rimanemmo paralizzati alla vista di una donna che si stagliava davanti a noi, ci guardava, ridendo a più non posso, come una cornacchia.
La cosa più orribile fu che la testa ed il busto erano sospese per aria mentre la sua gonna lunga, tipica di un abito ottocentesco, si rotolava sul pavimento.
Una folata di vento spense quasi subito la fiammella della candela, ma quei pochi attimi bastarono a renderci consapevoli dell'esistenza di quel terribile fantasma.
Fortunatamente i lampi ci fecero strada durante il nostro cammino di ritorno.
Gridammo come degli ossessi ma i tuoni attutirono il trambusto che stavamo facendo.
Ci chiudemmo a chiave nella camera e ci infilammo entrambi, sotto le coperte, tremanti.
Le orecchie tese ad ascoltare i rumori: la porta della soffitta che sbatteva, e ancora, si sentiva il rumore dei passi.
Passi che si avvicinavano sempre più alla nostra stanza."
"Che notte orribile!" esclamò sua moglie Laura.
"Hai scoperto poi, l'identità dello spettro?" incalzò Elena.
"Sì, alla luce del giorno tutto apparve nella sua semplicità. In soffitta, appoggiato ad un baule, vi era il ritratto di una donna che sorrideva, vestiva con un abito dell'ottocento.
A terra, ai piedi del quadro c'era un ombrello aperto, evidentemente la sera precedente, il forte vento che spirava da un finestrino rotto lo spostava avanti e indietro.
Ipotizzo che le risate stridule fossero i sibili prodotti dalle fessure del tetto, attraversate dalle correnti d'aria ed il rumore dei tacchi era provocato dai chicchi di grandine sulle tegole.
Tutta la magia si dissolse alla luce del sole"- Giuliano rise di cuore al ricordo del grande spavento che ebbe quella notte.- " Toh, guarda: ha cominciato a grandinare!"

"Racconti del terrore."  #1 in BRIVIDO #1in SHIVER #1in ORRORE #1 in SHORT Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora