" 6 6 6 " ( Parte 1 )

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Veneria, una ragazza di modeste origini, per quel che si diceva in giro, la ragazza più bella del villaggio di S*.
Snella, alta, il colore della sua pelle è come il riflesso della diafana luna, i suoi occhi sono di un marrone frammisto ad un verde scuro e sono a mandorla.
I capelli di un nero corvino, la sua tempia sinistra è solcata da un ciuffo bianco che, si dice, porti dalla nascita.
Ha già 23 anni ed ancora non è sposata.
Molti uomini le hanno chiesto la mano, ma lei ha sempre rifiutato ed allontanato i suoi pretendenti.
Girano allora,voci ben più strane nei suoi riguardi; voci maligne (dettate dalla gelosia e invidia delle altre donne?):
"Per quale motivo ella rifiuta anche il più ricco degli uomini?"
Qualcuno tentò di rapirla ma fallì e dovette rinunciare a conquistarla anche con la forza.
Solo il signorotto del villaggio riuscì nel suo intento.
Incaricò i suoi uomini di prenderla e portarla nel castello... Non spiegò mai il motivo che lo spinse ad ordinare ai suoi scagnozzi di riportarla subito indietro quando la trovò al suo cospetto ed era in potere di farla sua.
Comandò che non si parlasse più di quella donna in sua presenza, solo il sentir pronunciare il nome di lei gli provocava un attacco di convulsioni.
Questa dolce fanciulla vive da sola in un piccolo casolare, in compagnia di un gatto nero e ciò alimenta in misura maggiore le dicerie malvagie sul suo conto: "È una strega!"
Ma nessuno può dimostrarlo, tutti la conoscono si dalla più tenera età e possiede le migliori qualità che una donna possa avere: la bontà d'animo ed il timor di Dio, sono le sue principali caratteristiche."
Queste furono le notizie che appresi in un luogo lontano dal suddetto villaggio, ad opera di un pellegrino.
Ebbi subito il desiderio di partire per raggiungere al più presto la destinazione che, ormai dopo quel che avevo appreso, volevo visitare.
Cavalcai tutto il giorno, la sera sostai accanto al fuoco, in un boschetto.
Nel bel mezzo della notte mi svegliai: avevo sognato una pantera nera che sbranava un cerbiatto.
Quando aprii gli occhi mi vidi circondato da briganti che si erano avvicinati per derubarmi.
La mia morte sarebbe stata sicura ora che li avevo visti in faccia, ma qualcuno venne in mio aiuto e i banditi scapparono terrorizzati.
Presi un ciocco di legno ancora acceso e mi guardai intorno, chiamai ma non scorsi nessuno.
Il mio cavallo fu nervoso per almeno un'ora, fortunatamente lo avevo ben legato ad un albero altrimenti si sarebbe dileguato nel buio.
Avvertiva una presenza che lo inquietava, io gli parlavo con voce suadente e lo carezzavo nell'intento di calmarlo ma non riuscivo a vedere intorno alcuna figura minacciosa.
Non dormii più; attesi le prime luci dell'alba per rimettermi in viaggio.
All'orizzonte il cielo iniziava a tingersi di rosa, l'umidità della notte aveva bagnato i vestiti che indossavo, faceva freddo: dalle narici del mio cavallo il respiro saliva in nuvolette di vapore .
Raggiunsi il villaggio verso il tramonto.
Sostai nella "Osteria di Bacco" per cenare e poi occupai una stanza nell'albergo: " La casa d'oro".
Salii nella mia camera per riposare e rimandai all'indomani tutti i miei propositi.
Al mattino ero ben riposato; mi vestii e dopo una buona colazione, mi aggirai per le strade del villaggio.
La gente era indaffarata ma nel momento in cui passavo, smetteva di fare il proprio lavoro per guardare me, il forestiero.
Io continuavo lungo il cammino incurante delle occhiate, cercando di scorgere in ogni donna, il viso della bella Veneria.
Incontrai diverse ragazze graziose; quale di esse era la "lei" che stavo cercando?
Così assorto nei miei pensieri, non mi avvidi della fanciulla che passava al mio fianco e la urtai con il gomito sinistro, facendole cadere per terra un cesto pieno di uova.
Ancora prima che la ragazza potesse emettere una sola esclamazione per il guaio che le avevo procurato, le dissi:
"Pago tutto, gentile signorina. Quanto vi devo?"
Per me fu un colpo di fulmine non appena i nostri occhi si incontrarono.
Che fosse lei o no la famosa Veneria, per me ormai non aveva più importanza.
Mi sentii perso.
Non mi era mai capitata una cosa del genere: una forza improvvisa, più grande della mia volontà, agiva su di me. Quegli occhi mi ipnotizzavano.

"Racconti del terrore."  #1 in BRIVIDO #1in SHIVER #1in ORRORE #1 in SHORT Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora