Lettera

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"Caro Mario,

sono Silvia. Se stai leggendo questa lettera vuol dire che sono arrivata sana e salva da te e non mi sono lasciata vincere dall'emozione. Sto scrivendo questa lettere per dirti un cosa molto importante per me. Spero di non dimenticare nulla e soprattutto che non mi scambierai per pazza, tra le tante cose la pazzia non mi è stata diagnosticata quindi quando ho realizzato questo mio pensiero ero lucidissima. Mentre lo scrivo forse lo sono un po' meno perché ho il cuore in gola. Vengo al punto per non portarti alle lunghe.

Ho venti anni e qualche mese fa mi hanno diagnosticato un brutto male. Provo a spiegarti con parole semplici come hanno fatto a me per farmi capire, senza usare tutti quei loro paroloni. Si trova principalmente in un braccio. Inizialmente avevano pensato di amputarlo ma prima di fare una cosa del genere si preoccupano di fare tutti gli accertamenti possibili. Proprio tramite questi si sono resi conto che ci sono 'residui' di questo male anche in altre parti del corpo e quindi era alquanto inutile l'amputazione perché non lo avrebbe estirpato. Non voglio farti pena, non è per questo che sono qui ma per quello che viene dopo. Mi hanno diagnosticato cinque o al massimo sei anni di vita. Fino a quando tutti i residui non saranno abbastanza grandi da inghiottirmi dall'interno. Ma ripeto, non sono qui per avere il tuo conforto. Ho una proposta da farti. Vedi quando mi hanno detto della poca vita che mi rimaneva mi sono ripromessa di viverla nel modo più intenso possibile, purtroppo tra una visita in ospedale e un' altra. Il mio sogno sin da bambina era di diventare qualcuno di importante, guadagnare un bel po' di soldi e investirli per salvare quanti più bambini possibile. Mi sarebbe piaciuto andare in Africa e circondarmi di tutti quei bambini che hanno bisogno di me. Ahimè non mi sarà possibile diventare questo pezzo importante. Mi sono resa conto che forse di me non rimarrà altro che il mio nome su una lapide, nessun'altra traccia del mio passaggio su questo pianeta. Questa cosa mi lascia un po' storta. Ho sempre sognato di avere una mia famiglia, dei miei figli, una casa con il giardino e la cantina con vari giochi in cui passare le serate invernali con gli amici e i miei bambini. Tutto questo non mi sarà possibile ma non sarà uno stupido male ad annientare ogni mia cellula perché il mio cervello vola alto e non mette freni all'immaginazione. Proprio per questo, dopo qualche giorno nelle tenebre e dopo aver ascoltato la mia condanna a morte ho messo a punto questo pensiero.

Tu hai sempre espressamente detto di volere una famiglia e dei bambini tuoi e che a trent'anni se fossi stato etero saresti già sposato e con dei figli. Possiamo trovare un punto di incontro, vedi mentre ti scrivo mi sembra stupidissima ma come soluzione era geniale. Perché non facciamo un figlio? Nessuno potrà mai dirti nulla perché sarebbe il tuo figlio biologico, non dovranno passare anni per mettere a punto tutta la questione burocratica e non sarai accusato di affittare un utero perché non ti sto vendendo nulla e non stai acquistando nulla. Io vi starò accanto fino a che ciò mi sarà possibile. Il bambino avrà un papà e una mamma che ha conosciuto e che lo ha amato. Da grande avrà solo la figura maschile non perché adottato ma perché la sua mamma è morta.

Hai ragione se mi vorrai mandare via. Non ti metto fretta, ti chiedo solo di pensarci. Sarà l'unica cosa che rimarrà di me. Non è facile capire una cosa del genere e capisco anche che hai bisogno di tempo. Io domani andrò via e poi quando sarai pronto e deciso mi farai sapere. E per una risposta affermativa e per una risposta negativa.

Aggiungo qualche altra cosa prima di lasciarti. Mi sono documentata e per i primi due anni dovrei essere in grado di sopportare la gravidanza. Quello che ho io non avrà nulla a che fare con il bambino, non è una cosa ereditaria. Ma se vorrai faremo ulteriori accertamenti. Voglio anche dirti che nel caso in cui dovessi essere d'accordo potremmo fare come vuoi, nel modo classico o nel modo 'medico'. Sarà una cosa naturalissima. Voglio anche dirti che non voglio privarti della tua libertà. Mi sono rivolta a te semplicemente per il fatto che hai più volte espressamente chiesto di volere una tua famiglia, dei tuoi figli e ho pensato di poterti aiutare in questo modo. Ti ho ammirato fin da subito e continuerò a farlo qualunque sia la tua decisione. Io prenderò un appartamento a te vicino in modo tale che il bambino possa crescere con mamma e papà vicini senza che tu ti debba privare della tua vita sentimentale.

Penso di aver detto tutto. Spero di non averti annoiato e soprattutto che non mi prenderai per pazza. Ti chiedo solo di pensarci. Per il resto potremmo parlarne di persona, questa lettera era solo perché non ero certa di riuscire a dirti tutto senza inondarti di lacrime.

Silvia."

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