È quasi metà novembre. La dottoressa ci ha suggerito di iniziare a preparare il borsone per l'ospedale. Pannolini, tutine, cappellini e guantini per loro e qualche cambio per me.
A casa è quasi tutto pronto, non si direbbe che mancano ancora due mesi. La culletta è posizionata accanto al mio letto, nell'altra stanza due carrozzine sono pronte ad accoglierli. Anche il fasciatoio è già posizionato con una scorta di pannolini accanto.
"Non deve mancare niente, se facciamo le cose per tempo sarà tutto pronto" ripete Mario per giustificarsi ogni volta che torna con qualcosa di nuovo.
"Ho chiesto alla commessa di fare confezione regalo così non sospetta sia per me" dice soddisfatto.
"Puoi anche chiederle di farti dare l'occorrente per confezionarlo a casa, almeno poi possiamo riutilizzare la carta regalo" lo punzecchio.
Le mie forze vengono sempre meno, lui e i gemelli si prendono cura di me. Anche Valentina viene spesso a trovarci e porta sempre con sé qualche regalino. La cassettiera dei bambini è quasi piena di tutine e vestiti di svariate taglie. Suo fratello ci ha regalato quello che era il box di Ginevra, è ancora nuovo. Ha detto che lei non ci voleva mai stare ed era diventato il deposito dei giochi. Proprio come ora, è già pieno di peluche e giochini, sempre per non far mancare nulla.
Sua mamma in una delle svariate visite ci ha portato due copertine fatte a maglia da lei, sono bellissime. Le abbiamo messe nel borsone per avvolgere i bambini appena nasceranno.
Oggi è una giornata no. Mi sono svegliata già stanca e con il passare delle ore le forze vengono sempre meno. Quando sento di stare male male riesco appena a fare il numero di Mario. A stento riesco a muovere le braccia.
"Dimmi tutto Silviè"
"Mario" riesco a pronunciare con un filo di voce. Subito arriva da me seguito dai gemelli. Quasi non mantengo aperti gli occhi. Sento la sua voce chiamarmi in lontananza. Riesco a percepire il suo nervoso e la sua preoccupazione.
"Chiamate un'ambulanza" dice. Che ora è? Se vedono te seguire un'ambulanza ti seguiranno e capiranno tutto. Penso. Mi ricordo di aver visto l'orario sul cellulare. Era tarda mattina. Spero che siano tutti a lavoro e che nessuno si accorga, sono abituati a sentire le sirene di ambulanze qui vicino a causa dei numerosi vecchietti che abitano in questi condomini.
Mi sento sollevare e scombussolare. "Chi sei tu?" chiede una voce che non conosco.
"Sono il padre dei bambini" risponde Mario prontamente.
"Va bene sali"
Ci muoviamo. Sento pungere sulle braccia. Mi faccio forza e apro gli occhi. Sono in ambulanza.
Giro lo sguardo e incrocio gli occhi di Mario, terrore, paura, rabbia, forza.
"Salvate i bambini" dico con un filo di voce "Lasciate morire me ma salvate i bambini"
"Non morirà nessuno" mi risponde qualcuno "Devi solo essere forte, tanto forte"
"Preparate una sala operatoria, stiamo arrivando" sento dire. E poi il buio più totale.
Sento un ticchettio lontano che diventa sempre più forte.
"I bambini" un filo di voce esce dalla mia bocca.
"È sveglia! Ale vai a chiamare i dottore e corri ad avvisare Mario" riconosco la voce di Marco.
"I bambini" ripeto.
"Tranquilla, i bambini stanno benone. Mario è giù da loro. Sono bellissimi."
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Momenti nostri
FanfictionNon riuscendo più ad immaginarli diversamente e non riuscendo a tenere a bada i pensieri che mi passano per la testa ho deciso di buttarli giù e condividerli. La storia è frutto di fantasia, soprattutto la parte iniziale ma comunque si è quasi scri...