Capitolo 18

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Hanno tenuto i bambini qualche giorno in osservazione per accertarsi che stessero bene. Io e Cla siamo tornati a casa lasciando Mario con i bambini solo per la notte perché non volevano che rimanessimo tutti e tre. Ci hanno concesso di rimanere tutto il giorno anche fuori dall'orario delle visite ma la notte no.

"Che devi fare domani Clà? Quando torni su?" chiede Mario domenica sera.

"Non ho ancora fatto il biglietto!" risponde. "Non voglio essere invadente, se sto dando fastidio vado via subito"

Non è stato per niente invadente in questi giorni, anzi. Ha sempre rispettato i nostri spazi e non ha mai detto una parola di più.

"Veramente" continua Mario "Ti volevo chiedere se potevi rimanere ancora un po'" Mario è imbarazzato dalle sue stesse parole.

"Ci hanno detto che domani possiamo portare i bambini a casa. Lei deve fare la sua terapia però domattina e dopo non si può avvicinare per almeno 24 ore" gli spiega.

"Certo che resto. Avviso subito che mi fermo qualche altro giorno"

"Se devi andare, vai, troviamo qualche altra soluzione"

"Ci sono Mario, non ti preoccupare"

"Di solito resto da solo con i bambini ma adesso non me la sento molto. E poi loro ti adorano, farà piacere anche a loro"

Farà piacere ANCHE a loro

Io sono nella casa accanto. Vicina ma troppo distante. Mi rassicura però saperli con loro. Ogni tanto sento le loro risate da qui. Stanno bene.

Martedì mattina.

Decido di mettere fine alla distanza con i miei figli verso le 11. Di solito a quest'ora stanno per svegliarsi dopo dal riposino post merenda.

Apro la porta.

Silenzio.

Vado in camera dei bambini, le carrozzine sono vuote. Nessuna risata, nessun pianto. Mi dirigo verso la mia stanza, apro la porta e mi sento sciogliere per quello che vedono i miei occhi. Uno spettacolo della natura. Una scena da inserire tra le meraviglie del mondo. Prendo il telefono e scatto. Questa non può mancare.

I bambini dormono beati al centro del lettone con addosso le copertine che ha fatto la loro nonna. Sono a pancia in su, con le braccine alzate accanto alla testa e si tengono per mano tra di loro. Non servono cuscini per evitare che cadano dal letto perché ai loro lati c'è qualcuno.

Mario è accanto a Vittorio, a pancia in giù e con una mano sul pancino del bimbo. Claudio nella stessa posizione dalla parte opposta del letto con la mano sul pancino di Silvia. Dormono tutti e quattro.

Quelle mani grandi quasi quanto tutto il corpicino dei bambini sanno tanto di protezione. Fanno sì che i bambini non si muovano e che la copertina rimanga ferma.

Ma non basta.

I bambini sono vicinissimi e le punte delle dita di quelle mani grandi si toccano, si incrociano.

IO CI SONO, SONO DALL'ALTRA PARTE DEL LETTO

Non li voglio svegliare, tra poco i piccoli avranno fame e ci penseranno loro. Richiudo e lascio un bigliettino sotto la porta per far sapere che sono in casa ed evitare che si spaventino magari sentendo rumori.

"Non vi ho voluti svegliare, vi aspetto di là sul divano"

Mi metto sul divano e accendo la tv a volume bassissimo.

"Guardate chi c'è. È tornata la mammaaa" grida Mario. E compaiono tutti e quattro alle mie spalle. I bimbi sorridono assonnati quando mi vedono e me li faccio dare entrambi per sbaciucchiarli e spupazzarmeli tutti. Quanto mi sono mancati!

Quando non riesco più a gestirli tutti e due contemporaneamente se li riprendono. Hanno iniziato a muoversi e sbattere e le mie forze non sono proprio al massimo. Claudio prende Vittorio.

"Guarda piccolo, una scatola luminosa che fa rumore. Si chiama televisione" Vittorio alterna lo sguardo da quell'ammasso di colori agli occhi di Claudio.

"Mamma possiamo cambiare canale?" mi chiede e gli porgo il telecomando.

Non avevo dubbi ha messo su un canale che trasmette canzoni italiane.

"Che ne dici di cantare qualcosa Vittorio?" chiede il jukebox vivente al piccolo che ha iniziato a ridere appena Claudio ha intrapreso una specie di balletto alle prime note della canzone.

"No Clà per favore" risponde Mario "Che poi cresce traumatizzato" sta al gioco anche lui e prende Silvia, facendo per ballare con lei.

"Mamma decidi i più bravi" si rivolge a me Claudio indicandomi con la manina di Vittorio tra le dita come se fosse stato lui a farlo. E la sfida ha inizio.

"Lo senti anche tu stonare il tuo papà vero?" Chiede al piccolo che, ignaro di quello che sta accadendo, se la ride.

"Amore di papà puoi dire tu a quel campanaccio laggiù che se non la smette gli arrivano du capocciate?" e anche lei ride come se avesse perfettamente capito quello che il suo papà le ha appena detto.

"Non li fate sudare che poi si raffreddano!" quattro bambini ballano e ridono attorno a me.

Semplici ma significativi momenti vostri.

Mi alzo a preparare il latte.

"Chi mi fa dare da mangiare a un mio figlio?" chiedo ironicamente.

"Vai a mangiare dalla mamma piccola, papà va a casa a fare una doccia" Mario mi passa la bambina e si allontana. Passo l'altro biberon a Claudio.

"Allora?" gli chiedo curiosa quando rimaniamo soli.

"Allora" risponde felice "Mi sento bene. Non so cosa significa. Abbiamo parlato spesso mentre i bambini dormivano. Ha detto che non si sente pronto per ricominciare perché non avrebbe il tempo di pensarci" il suo sguardo si fa malinconico.

"E adesso perché quella faccia?" chiedo e lui sospira. "Non ti ha mica detto che non ti ama più" mi guarda "Non ti ha detto che non ti vuole. Abbiamo passato dei mesi difficili, Clà. Entrambi alla prima esperienza. Ce la stiamo cavando però. Hai visto anche tu che questi due ti portano allo sfinimento. Sono ancora piccoli, hanno bisogno di tutte le attenzioni per loro. È normale che ti abbia detto di non avere tempo. Continuate così, le cose si evolveranno da sole e sarà bellissimo. Ci vuole tanta pazienza. Il tempo porterà i suoi frutti. Sarai importante per loro, mi auguro. Anche se rimarrai lo 'zioc' o magari chissà." Torna a sorridere. "Non ti abbattere Clà, si sta sforzando tantissimo"

"Lo so".

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