Capitolo 5

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Sono le 16:01, Mario non mi ha ancora bussato, busso io. "Arrivo subito" urla da dietro la porta. Qualche secondo dopo siamo in ascensore ma non è la stessa persona che ho lasciato un paio di ore fa. Non spiaccica una parola, è pensieroso.

Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso lo studio del suo dottore. Decido di intervenire quando all'ennesimo semaforo rimane fermo allo scattare del verde.

"Mario mi vuoi dire cos'hai? Ci hai ripensato? Guarda che se è così me lo puoi dire tranquillamente, facciamo ancora in tempo a cambiare idea. Abbiamo fatto tutto molto velocemente, non voglio che tu ti senta in qualche modo obbligato".

Scuote la testa e manda via una lacrima, si accosta e spegne la macchina.

"Non ci penso minimamente a cambiare idea." Sorride e sento un brivido percorrermi "vedi per uno come me è un po' difficile da accettare. Un ragazzo etero sa che trova una ragazza e se vuole fa dei figli, se capita ha dei figli, se non vuole fa attenzione e non fa dei figli. Per me, per noi non è la stessa cosa. Ho immaginato sempre di avere dei bambini, di adottare dei bambini più che altro perché insomma due uomini tra di loro non potrebbero fare altro. Mi andava bene così, ero felicissimo al solo pensiero. Poi sei arrivata tu. Insieme a te è arrivata la possibilità di avere un figlio mio, un figlio mio mio. Mi vengono i brividi solo al pensiero, guarda, ho la pelle d'oca. Pensare che potrò prendere tra le braccia un mostriciattolo che viene da me, insomma da noi, un marmocchio sangue del mio sangue, carne della mia carne è una cosa troppo grande". Finisce di parlare e il suo viso è inondato di lacrime. Mi butto su di lui per abbracciarlo.

"Sapevo che eri un grande uomo Mario Serpa, ma non fino a questo punto! Sarai un super papà, spero che riusciremo a realizzare questo sogno. Non potrei affidare il mio cuore in mani migliori!" sorrido e torno ad abbracciarlo.

Mi presenta al dottore e gli racconto tutta la mia storia medica, gli dico che per un po' starò a Roma e mi inserisce tra i suoi pazienti quindi mi dà il nome di un bravo specialista che mi potrà seguire qui.

Passano i giorni senza saltarne uno in cui ci proviamo. Mi sono fatta visitare dallo specialista e adesso che ho tutto sotto controllo mi sento più tranquilla. La vita procede regolarmente o quasi visto che comunque non è poi tanto regolare avere dei rapporti con un Mario Serpa. Diciamo che la vita sta procedendo secondo i piani.

Lui e i gemelli mangiano da me a pranzo quasi tutti i giorni, mi piace darmi da fare e sembrano gradire la mia cucina. Ho deciso di prendermi in un certo senso cura di loro adesso che mi è possibile, non so per quanto altro riuscirò a farlo. La dottoressa si è raccomandata di stare all'assoluto riposo qualora dovessi rimanere incinta e quindi non potrò fare moltissimo dopo. Sono sicura comunque che si prenderanno cura di mio figlio in futuro e quindi ricambio adesso che posso, adesso che riesco.

Tra un'ora ho di nuovo la visita dalla Martino e Mario è molto nervoso. Ci stiamo conoscendo molto meglio e andiamo d'accordo, abbiamo legato molto. Mi ha raccontato dei suoi progetti che sta cercando di realizzare ma ancora non ho avuto il coraggio di fargli domande che riguardano la sua vita sentimentale; sono sicura che al momento giusto sarà lui stesso a parlarne.

Non ne sono certissima ma credo di aver sentito un suono simile ad una "C" accostata ad una "L" e ad una "A" durante un rapporto e non mi sono mai azzardata a chiedere o spiare il cellulare che ha in mano e guarda nel durante.

La dottoressa mi invita ad entrare e lui viene con me.

"Buongiorno signori-" fa una pausa "come preferite che vi chiami?" chiede scherzosa.

"Ragazzi va più che bene" rispondo io sorridente "o più semplicemente con i nostri nomi. Silvia e Mario va più che bene" continuo.

"Allora come va?" chiede

"Speriamo bene" rispondo

"Avete fatto le analisi?"

"Sì, ecco i risultati" e le porgo la cartella con queste ultime analisi fatte. Le legge attentamente.

"Non avevo dubbi" commenta "siete perfetti entrambi" continua.

"Non avevo dubbi neanche io dottoressa" risponde Mario "ma adesso possiamo procedere con la visita? Vorrei sapere se" fa una pausa "insomma vorremmo sapere se ha funzionato" continua con fare nervoso.

"Procediamo subito, stai tranquillo. Andiamo di là Silvia?" mi invita a seguirla dietro la tendina che separa in due lo studio. Quando sono stesa e inizia a cospargermi di gel mi chiede come siano andati questi giorni.

"Intensissimi" rispondo un po' paralizzata dal gel ghiacciato che mi sta cospargendo sulla pancia.

"Immagino" mi risponde lei. "Sai, sono una Clario dal loro primo sguardo. So quanto lui ci tenga ad avere una famiglia. L'ho sempre seguito. Entrambi. L'idea di poterlo vedere con il suo bimbo mi ha resa felicissima. Farò del mio meglio, mi occuperò personalmente di voi anche presso l'ospedale. Lavoro anche lì. Non sai quante feste ho fatto la scorsa volta quando siete andati via!" mi sussurra per non farsi sentire. E io non faccio altro che sorridere. Non so cosa dirle e sono leggermente ansiosa di sapere.

"Qui non si vede nulla" mi dice dopo qualche istante. Pigia qualche tasto al suo schermo e cambia immagine. Non ci capisco nulla di quello che esce sullo schermo ma sembra non esserci davvero nulla anche se non la vedo fermamente convinta.

Le rivolgo un sorriso triste e mi dà una pacca sulla gamba. "Stai tranquilla, è una cosa normalissima. La natura non è una cosa telecomandata". Mi rivesto e stampa le immagini. Quando torniamo alla scrivania Mario ha già capito dalla mia espressione.

"Cosa non ha funzionato dottoressa?" chiede lui.

"Niente, stai tranquillo. È una cosa normalissima. Per adesso non si vede nulla. Potrebbe non esserci niente o semplicemente non vedersi. Continuate a provarci, ci vediamo tra un mesetto"

Andiamo via e nessuno dei due ha il coraggio di pronunciare una parola. La delusione nei suoi occhi è evidente a chilometri di distanza.

"Vi aspetto per pranzo allora" sono le prime parole da quando abbiamo lasciato quello studio.

"Non ci sono i gemelli oggi"

"Vieni tu allora no?" chiedo.

"A dopo" mi risponde prima di chiudersi la porta alle spalle. Mentre mi avvicino per aprire la mia di porta sento un rumore provenire da casa sua. Deve aver buttato qualcosa per terra o dato un calcio al tavolo. Mi dispiace veramente tanto vederlo così ma so che non si rimane incinta da un giorno all'altro. Sì, può capitare ma anche no.

Mi siedo sul divano e mi viene un flash, mi ricordo che un po' di giorni fa ho ignorato delle notifiche a causa dei tanti messaggi da leggere a cui non volevo rispondere e quindi le ho eliminate tutte. Apro l'app e mi rendo conto di avere qualche giorno di ritardo, potrebbe non significare niente ma in cuor mio sorrido.

Mario arriva da me zoppicando. L'ipotesi del calcio contro qualcosa era corretta.

"Non vorrai mica infortunarti e metterti fuori gioco proprio ora vero?" gli chiedo per rompere il ghiaccio e ridiamo insieme.

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