Capitolo 12

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Finalmente tutti e tre a casa.

A un mese da Natale ci hanno permesso di tornare a casa. Febbraio è alle porte ma fa ancora molto freddo.

Il giorno in cui abbiamo portato a casa i bambini Mario ha fatto sapere al mondo di essere diventato papà. Abbiamo aspettato ad annunciarlo per evitare che qualche sua fan piombasse in ospedale e per la gioia di dottori e infermieri i piccoli hanno ricevuto visite solo dai più intimi.

Per annunciare la paternità ha deciso di pubblicare una sua foto con entrambi i bimbi in braccio accoccolati sulle sue spalle e con la schiena rivolta verso l'obbiettivo. Chiunque, vedendo il suo sorriso in quella foto, avrebbe capito che sono i suoi figli.

'Spettacolo della natura' come didascalia sotto la foto, seguita dagli immancabili ashtag: #tralemiebraccia #finalmentepapà #amoridipapà #finalmenteacasa #SANGUEDELMIOSANGUE.

Sempre tramite social ha ringraziato per tutti i regali ricevuti. Casa sua è piena di tutine, bavettine e peluche di ogni genere; ci sono panda a non finire e quasi altrettante scimmiette che però non ha osato portare di qua.

Abbiamo deciso di tenere i bambini di qua per permettere ai gemelli grandi di continuare ad avere la loro vita normale.

Mario non lascia mai i piccoli tranne per uscire a comprare il necessario; ogni tanto quando dormono gli ordino di andare a riposarsi in pace nel suo letto. All'inizio è stato difficile ma adesso si fa convincere più facilmente. Di notte dorme qua, nella stanza che sarà dei gemellini, ed è il primo ad alzarsi quando piangono. Per allattarli facciamo uno a testa e ogni notte li alterniamo anche se ha già conquistato il cuore della femminuccia; inutile dire che la conquista è reciproca. Ma si sa, il maschietto alla mamma e la femminuccia a papà.

È primo pomeriggio, i bimbi dormono e lui ne approfitta per andare a comprare i pannolini che sono quasi finiti. 

Mi accorgo che stanno dormendo senza i loro pupazzetti, se si svegliano e non li trovano sono guai. È un po' come il ciuccio. Hanno preso l'abitudine di addormentarsi con questi pupazzetti, capita che si svegliano, allungano la manina e al contatto con quelli si riaddormentano. Oggi li ha addormentati Mario prima di uscire, riesce a farlo senza pupazzetti. Ha creato un legame incredibile con loro. Forse perché in ospedale è stato molto più presente di me accanto a loro quando erano nell'incubatrice; non sempre mi facevano alzare dal letto e a risollevarmi nelle giornate in cui non potevo andare a vedere quelle creature era Mario che, prima di andare via, la sera passava a raccontarmi tutti i loro progressi giornalieri. 

Avevo comunque le infermiere che mi venivano a informare delle loro condizioni e mi hanno raccontato che Mario è stato fondamentale. Passava ore e ore a parlare con loro e questo è stato molto importante.

Basta ascoltare la sua voce e gli "scriccioli di papà", come li chiama lui, si calmano.

Sicuramente ha portato i pupazzetti da lui senza accorgersene prima di andare via, vado a vedere di trovarli prima che si sveglino. Lascio la porta spalancata per sentire se arriva qualcuno o se si svegliano.

Appena sono in casa sua suona il citofono e istintivamente rispondo, pentendomene subito dopo.

"Chi è?"

Un attimo di silenzio e poi

"Claudio, Mario è a casa?"

Rimango paralizzata. 

Non so che fare: apro o non apro?

'Claudio' questo nome mi risuona nella testa per qualche secondo.

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