"Papà è tornato" dice dopo circa un'ora e mezza, dirigendosi direttamente verso i bambini mentre io sto preparando il latte per lo spuntino pomeridiano.
"Rispedito a Verona?" chiedo per sdrammatizzare, cercando di non farmi odiare per averlo fatto entrare.
"Con il primo treno disponibile" dice sereno prendendo Vittorio dal passeggino. Si avvicina alla piccola e le riaziona la musichetta del giochino posizionato sopra alla sdraietta che tanto la incanta.
"Guerra a lieto fine?" chiedo, curiosa da come si sta comportando. Ero certa che con i bambini non si sarebbe dimostrato nervoso ma è fin troppo tranquillo.
"Questi scriccioli mi hanno fatto dimenticare cosa siano l'orgoglio e la rabbia" risponde quasi deluso di se stesso.
Prendo Silvia e ci sediamo accanto a loro sul divano. Si sta divertendo a fare il pesce palla al piccolo che lo guarda innamorato e allunga le manine per toccare le guance gonfie del suo papà.
"Tra qualche annetto anche tu avrai la tua barba" gli dice con una vocina tenerissima. E io mi commuovo pensando che sicuramente non potrò esserci quando per la prima volta si farà la barba.
"Ehi mamma non fare così" si rivolge a me con la voce da bambino, ha capito i pensieri che mi sono passati per la testa.
"Allora, raccontami com'è andata, dai" provo a cambiare discorso.
Lascia che il piccolo si aggrappi al suo dito e lo mette in una posizione comoda per entrambi.
"All'inizio ero infuriato. Vedere come la teneva in braccio è stata una pugnalata dritta al cuore" dice "Non farlo mai più signorina" si rivolge a lei "Papà non si tradisce con il primo che passa!" continua con la vocina tenera per poi tornare a raccontare. "Quando siamo andati di là gli ho chiesto cosa volesse da loro e perché fosse qui. È scoppiato a piangere e tutta la mia rabbia si è sciolta ed è scivolata via con le sue lacrime. Mi odio per questo e lo odio perché riesce a confondermi le idee come se fosse il primo giorno, come se non fosse successo niente, come se il tempo non fosse passato. Gli sono rimasto lontano e ha detto che è venuto a saperlo dalla foto. Ha detto che ha provato a mandarmi più volte dei messaggi ma non è riuscito a inviarli e poi si è ritrovato sul treno. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Non riuscivo neanche a parlare. Mi ero dimenticato di lui, o meglio, credevo di averlo dimenticato. Avevo voglia di gridargli in faccia tutto il male che mi ha fatto ma non me la sono sentita. Ho pensato che io adesso sto bene, ho tutto quello di cui ho bisogno, non ne sarebbe valsa la pena litigare con lui. Non avevo voglia di fare sangue acido e rovinarmi l'umore per lui. Non riesco a capire come possa essere possibile, fino a qualche mese fa lo avrei preso a pugni! Mi ha raccontato che dopo aver visto la foto non è uscito di casa per giorni e non ha voluto vedere nessuno. All'inizio non capivo perché lo avesse fatto. Ha detto che ci sarebbe voluto essere lui ad affrontare e condividere questa avventura con me, proprio come avevamo programmato insieme e poi stava iniziando a elencare tutte le cose che ci eravamo promessi parlando di futuro. L'ho bloccato prima che iniziasse ricordandogli che è stato lui a rovinare tutto prendendosi gioco di me, 'aveva frainteso le intenzioni del suo amico ' si era giustificato ma comunque continuava a girargli intorno. Sì, è vero che la lista degli errori va sempre divisa a metà ma non era ancora nato chi avrebbe cancellato il mio orgoglio e Mario Serpa ha sempre avuto una dignità. Forse ho sbagliato a non fidarmi abbastanza, questo sì." Si ferma.
"Mi ha dato ragione, mi ha chiesto scusa. Era pentito, si vedeva. Non era il suo sguardo, non lo avevo mai visto così, neanche durante le peggiori litigate, neanche quando ha provato a fermarmi quando sono andato via. Era in lacrime, era distrutto, devastato"
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Momenti nostri
Fiksi PenggemarNon riuscendo più ad immaginarli diversamente e non riuscendo a tenere a bada i pensieri che mi passano per la testa ho deciso di buttarli giù e condividerli. La storia è frutto di fantasia, soprattutto la parte iniziale ma comunque si è quasi scri...