capitolo 19

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Vidi Harry cadere a terra, dopo l'urto contro la macchina, che si fermò subito. Vidi mio padre sgranare gli occhi, per quello che aveva fatto, senza volere. Vidi dalla macchina scendere un uomo e poi una ragazzina, che doveva essere sua figlia.

"Oh mio dio, è sbucato sulla strada all'improvviso... io non l'ho visto!"

Disse quell'uomo giustificandosi completamente terrorizzato. Tutti ci avvicinammo ad Harry, a parte mio padre che restò in disparte. Lo vidi aprire gli occhi, stava bene, si mise seduto e lo sentii lamentarsi, leggermente.

"Stai bene?"

Chiese l'uomo guardando Harry.

"Si, tranquillo... non è colpa tua!"

Presi la mano di Harry, dato che volevo aiutarlo a rialzarsi, ma lo vidi esitare.

"Puoi alzarti, amore?"

Chiesi, tenendogli la mano. Subito dopo lo vidi annuire. E si tirò su, con l'aiuto della mia mano. Restò in equilibrio su una gamba, senza poggiare a terra quella che aveva sbattuto contro la macchina.

"Ho preso solo una brutta botta alla gamba, è okay..."

Lasciai Harry per un secondo a parlare con quell'uomo che era ancora preoccupato e voleva assicurarsi che stesse bene. Raggiunsi mio padre e lo guardai arrabbiato, incrociando le braccia al petto.

"Vai via, non voglio vederti!"

Gli ringhiai contro, senza nemmeno guardarlo. Vide che ero arrabbiata e non protestò e sapeva benissimo che aveva esagerato con Harry, anche se non era sua intenzione. Lo vidi risalire sulla sua macchina e poi partire. Tornai da Harry che stava ancora parlando con quell'uomo.

"Ce la fai a guidare?"

Gli chiesi, guardandolo. Ma prima che potesse rispondermi il signore si mise in mezzo.

"Vi accompagno io a casa, è il minimo che posso fare!"

Vidi Harry annuire e ringraziare. Andai a chiudere la macchina di Harry, che era parcheggiata e mi disse che sarebbe venuta a prenderla domani mattina. Quell'uomo ci fece salire in macchina e poi ci chiese le indicazioni per accompagnarci a casa. Sua figlia per tutto il tempo non disse nemmeno una parola, forse era imbarazzata, potevo vedere benissimo il modo in cui guardava Harry. Forse si era presa una cotta! Quando arrivammo a casa, scendemmo e ringraziammo. Permisi ad Harry di appoggiarsi alla mia spalla e lo vidi camminare un po' dolorante. Aprì la porta di casa e lo aiutai a salire fino in camera sua. I suoi genitori non c'erano, disse Harry che era meglio, così non avrebbe dovuto dare spiegazioni. Prima di farlo mettere sul letto, gli sistemai i cuscini e poi gli presi il pigiama, tirandoglielo.

"Aiutami!"

Disse lui, lamentandosi e alzando le braccia verso l'alto per farsi togliere la maglia. Sbuffai e subito dopo scoppiai a ridere. Mi tolsi le scarpe e poi salii sul suo letto, dato che era molto più alto di me, così sarebbe stato più facile togliergli la maglia. Presi i bordi tra le mani e gliela tirai su, togliendogliela e lanciandola su una sedia. Abbassai il viso verso il suo collo e gli lasciai dei baci e lo morsi leggermente, facendolo ridere. Poi presi la maglia del pigiama per infilargliela e notai che mi stava guardando il seno. Gli diedi un leggero colpo sulle spalle e lo sentii fingere un lamento.

"Sei una stronza..."

Disse lui ridendo leggermente, poi mi sedetti sul letto con le gambe incrociate e gli sbottonai i jeans e poi glieli tirai giù. Notai che sul lato della gamba dove era stato colpito aveva un livido gigante, gli passai la punta delle dita sopra e lo vidi strizzare gli occhi, così capii che gli facevo male. Presi la parte di sotto del pigiama, ma lui mi bloccò.

"Resterò così, non lo voglio il pigiama!"

Lo posai e poi aiutai Harry a mettersi sul letto, si rilassò e mi sorrise leggermente.

"Vado a prendere del ghiaccio per la tua gamba!"

Gli dissi, andando verso la porta. Lo vidi annuire e poi uscii. Andai a cercare nel congelatore e vidi che il ghiaccio non c'era, così presi dei piselli congelati. Risalii sopra e vidi Harry controllare il suo cellulare. Mi sedetti sul letto affianco a lui e gli poggiai i piselli sulla gamba. A quel contatto lo vidi rabbrividire ed io risi.

"Mi dispiace, Harry! Non volevo che mio padre facesse... be', quello che ha fatto!"

"Non importa!"

Mi disse sorridendo e si avvicinò a me, baciandomi la guancia.

"Ce la fai a camminare?"

Gli chiesi, poggiando la testa sulla sua spalla e poggiando un braccio sul suo petto, per stringerlo a me.

"Devo! Sabato ho una partita..."

Disse, rivolgendomi uno sguardo, aspettando una reazione da parte mia.

"Bene..."

"Fuori casa..."

Aggiunse subito dopo, senza smettere di guardarmi in cerca di una mia qualunque reazione e lì capii che ci doveva essere qualcosa che ancora doveva dirmi.

"Harry, e... ?"

Gli chiesi, aspettando che mi rispondesse. Lo vidi esitare e poi parlò velocemente.

"Ed è a Las Vegas... torneremo lunedì!"

"A Las Vegas?"

Chiesi, rimettendomi seduta e staccandomi dal suo corpo. Non volevo che ci andasse. Non a Las Vegas. I ragazzi si divertivano decisamente troppo in quella città, di certo quando ci andavano non passavano le loro giornate in hotel, anzi.

"Si..."

A quanto pare era deciso ad andarci. E quando mai? Non era la prima volta che metteva il football davanti a me, e lo sapevamo entrambi benissimo. Mi alzai dal letto e presi le scarpe, iniziandomele ad infilare.

"Jamie, andiamo... è solo una partita!"

Gli sentii dire e poi sentii le sue mani grandi afferrarmi i fianchi e tirarmi su di lui. Mi divincolai dalla sua stretta, ma lui non aveva intenzione di lasciarmi andare. Mi lasciò dei baci sul collo, mentre io cercavo di allontanarmi, ma non ce la facevo.

"Si. A Las Vegas. E ora lasciami andare!"

Sbuffò, permettendomi di alzarmi, liberandomi i fianchi. Mi alzai e lo vidi girarsi di lato, dandomi le spalle e stendendosi. Non disse più una parola, quel silenzio mi ferì leggermente. Doveva capirmi, sapevo che se la situazione fosse stata inversa lui non mi avrebbe mai lasciato andare a Las Vegas. Uscii da camera sua e sbattei la porta, scendendo per le scale.

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